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30/03/2017

A Melendugno la polizia carica anche i sindaci

Anche oggi proteste e violenza poliziesca a Melendugno, per imporre con la forza l’espianto degli ulivi e la realizzazione del gasdotto chiamato Tap. Cittadini e attivisti hanno presidiato il cancello d'ingresso del cantiere fin dall’alba. Gli agenti hanno prelevato uno alla volta i manifestanti portandoli lontano dal cantiere, tra le proteste degli altri manifestanti. Una persona è stata colta da malore nell'area antistante il cantiere. Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, stava rilasciando un'intervista ad una tv locale quando è stato invitato da funzionari di polizia ad allontanarsi per consentire il transito di camion. Quindi i poliziotti hanno circondato sindaco e alcuni manifestanti, spingendoli di forza fuori dall'area del cantiere.

Sulla lotta riferisce qui Ivano, del movimento No Tap Melendugno. Intervista realizzata da Radio Città Aperta.

Buongiorno Ivano

Buongiorno a tutti voi

Grazie per essere con noi. Che sta succedendo? Sappiamo che c’è stata anche stamattina tensione con la polizia.

La questione è molto complessa. Cominciamo a dire che il gas che viene dall’Azerbaigian è insufficiente. In circa 10 anni quel gas verrà esaurito. Quindi lo stesso gas, lo stesso impianto, servirà poi a collegarsi con il gas della Russia e quindi lo pagheremo molto di più. Tra l’altro questo gasdotto ha un impatto ambientale su una delle coste più belle del Salento; devasterà la nostra terra, che già è sotto attacco di varie speculazioni. Questo gasdotto approderà a San Foca, spaccherà tutta la nostra penisola per andare in Germania. Parte di questo gas andrà in Germania, da noi arriverà ben poco. Quindi non si tratta soltanto dell’espianto di quei 211 ulivi, così come dicono la società del Tap e gli organi di informazione; gli ulivi in questione sono migliaia, perché si tratta di rimuovere tutti gli ulivi lungo il tracciato. E’ un’opera inutile, che andremo a pagare noi cittadini italiani in bolletta, così come stiamo pagando in bolletta l’eolico, il fotovoltaico, senza avere nulla in cambio, perché comunque il Cerano – la più grande centrale termoelettrica a carbone del mezzogiorno d’Italia – continua a bruciare carbone. Così quell’impianto di gas non gioverà a tutti gli italiani. E’ un impianto che, ripeto, sarà dannoso per la nostra terra, non solo per San Foca ma per tutta l’Italia.

Tra l’altro in una zona a forte vocazione turistica, con un turismo fortemente basato proprio sull’aspetto territoriale e naturale dell’area... Probabilmente un intervento di questo tipo è completamente contrario all’idea di sviluppo che questa terra si è data negli anni...

La nostra idea di sviluppo è mantenere il nostro territorio così come i nostri avi ce l’hanno consegnato. Andare ad alterare il nostro territorio significa industrializzarlo ora che, ripeto, è già compromesso, molto compromesso, dalla cementificazione, dalla speculazione edilizia, dai “Briatori” di turno, che stanno venendo qui in massa. Sarebbe un territorio snaturato. Gli ulivi sono la nostra memoria, sono la nostra cultura.

Chiaro... Senti, invece dal presidio che notizie ci puoi dare? Quale è la situazione adesso?

Io ho lasciato il presidio ieri sera. Ti dico soltanto che ieri mattina c’è stata una carica della polizia inspiegabile. Tra l’altro sono stati bastonati dai celerini i sindaci che si oppongono a tale opera, compreso Marco Potì, il sindaco di Melendugno, ed anche il sindaco di Martano, consiglieri regionali come Cristian Casilli, donne, persone inermi... Praticamente stiamo cercando di fronteggiare un esercito. Sul posto c’è: polizia, carabinieri, finanza, addirittura i contractor, quelli che pagano per combattere in Iraq, e persino la marina militare. Quindi una zona militarizzata dove si sta calpestando la democrazia. Lo Stato contro lo Stato e la popolazione...

E’ incredibile... Ivano ti ringrazio per il tuo contributo. Se possibile magari ci aggiorneremo nelle prossime ore, nei prossimi giorni per continuare a seguire questa vicenda.

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