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28/03/2017

Il 25 marzo al Cie di Tor Cervara. Intervista a Nicoletta Dosio

Intervista a Nicoletta Dosio, del Movimento No Tav della Val Susa, realizzata da Radio Città Aperta. Foto di Patrizia Cortellessa.

Abbiamo in collegamento Nicoletta Dosio, attivista del movimento No tav. Ciao Nicoletta, buongiorno prima di tutto.

Ciao, buongiorno a tutti.

Vogliamo parlare della manifestazione di sabato a Roma, in occasione dei Trattati di Roma e, in particolare, di quello che è successo prima e durante la manifestazione alle porte della città, con diversi manifestanti che sono stati fermati prima di arrivare a Roma e ai quali è stato sostanzialmente impedito di unirsi al corteo. Ci racconti un po’ come è andata, che cosa è successo, visto che sei tra coloro che hanno raggiunto i fermati?

Sì, certo. Io sono partita al mattino con il treno, mentre un nutrito gruppo di No Tav, insieme a realtà anche torinesi erano partiti la sera prima, dopo l’assemblea che si era tenuta qui a Bussoleno, l’assemblea No Tav. Fin dalla partenza hanno visto come tutte le volte l’auto della Digos che li ha accompagnati fino a Roma, li ha seguiti. Prima di arrivare a Roma Nord li ha superati e li ha aspettati al casello, dove sono stati fermati insieme ad altri pullman che poi hanno ritrovato al centro di identificazione di Tor Cervara. Sono state perquisite le persone... Prima han chiesto i documenti, sembrava tutto risolto, li hanno messi nuovamente sui pullman e invece di lasciarli andare verso il raduno per la manifestazione pomeridiana – quella indetta da Eurostop e dalle realtà del No sociale – si sono visti deviare fuori in questa zona degradatissima, tra l’altro fuori Roma, in questo enorme edificio che è un Cie, centro di identificazione – lo saprete bene voi che lì ci abitate – per tutta quanta l’Italia centrale e meridionale. Quello che ho notato fin da subito era l’arroganza di chi li faceva scendere e li perquisiva. Tra l’altro è pure comparsa una foto – perché noi eravamo in contatto e quindi anche mi mandavano comunicazioni, mi raccontavano... – di uno di questi agenti che si è tirato su la manica e aveva un bel tatuaggio. Un tatuaggio costituito da un pugnale intorno al quale c’era scritto: “si vis pacem, para bellum”, se vuoi la pace prepara la guerra. Questo è il tipo di personale a cui è affidato l’ordine pubblico in questa nostra situazione; che è non solo di vera emergenza democratica, ma ormai direi di fascismo neanche più nascosto, sempre più evidente. Sono stati portati in questo centro in condizioni diverse, perché ad un anziano No Tav è stato trovato un coltellino, un Opinel, a cui tra l’altro aveva attaccato un fischietto all’Opinel. E sono gli strumenti che di solito ci si porta sul pullman perché le manifestazioni, i viaggi in pullman, sono anche un momento di socialità. Ci si porta da mangiare, si sta insieme, si condivide, come facciamo in valle, nella nostra vita, nei luoghi del presidio e via dicendo. Quindi questo coltellino, insieme a forchetta e cucchiaio, aveva questo significato, cioè quello di posata quotidiana per mangiare, per stare insieme. E questa è diventata un’arma particolarmente pericolosa, difatti lui l’han preso immediatamente da parte e l’han chiuso con un altro ragazzino, a cui era stato trovata non una "maschera antigas" sopraffina, ma una di quelle cose che ci si mette sulla bocca e che abbiamo un po’ tutti in tasca, o comunque nelle nostre borse, perché in Clarea spesso e volentieri ci accolgono con i lacrimogeni. Lui tra l’altro, probabilmente, l’aveva persino dimenticata... E quindi questo è stato il motivo per cui anche questo ragazzo minorenne è stato isolato, in camere dove non è stato passato neanche cibo, in vera e propria situazione di detenzione preventiva. E gli altri erano raggruppati insieme, portati anche loro in questo Cie; han preso i documenti e glieli hanno tenuti per tutto il giorno, fino alla fine della manifestazione, praticamente. Ah, oltre a questi nostri due compagni c’erano anche altri 4 ragazzi pisani, che sono stati anch’essi tenuti chiusi, detenuti pure loro in questo Cie, perché gli han trovato nello zaino una felpa, che di solito ci si porta o come cambio o comunque per mettersi addosso perché le giornate non sono proprio di grande caldo. Quindi per una felpa una persona può essere presa, può essere detenuta per 10 ore e può ricevere un foglio di via di tre anni. Lo stesso può succedere ad un anziano per un coltellino con cui tagliava il formaggio. Questa è la situazione democratica del nostro paese...

Più in generale dell’Europa, probabilmente...

Sicuramente il discorso tocca l’Europa, fa parte di quella politica europea, di quella fortezza Europa che innalza confini infiniti contro coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame, dove la libertà di pensiero e di parola e di circolazione sono sempre più limitati, garantiti soltanto ai capitali, alle merci, alle banche e negate a tutto il resto. Dove non solo ci sono varie velocità, ma diciamo che ci sono i popoli di troppo, cioè quelli che dovrebbero essere cancellati perché non ci stanno a questa politica oppressiva e sempre più lontana da quelli che sono i bisogni reali delle persone.

Io ho cercato un po’ di ricostruire, ma chiedo a te, perché appunto nessuno meglio di te può spiegarci. Mi sembra che ad un certo punto si è anche cercato di affibbiare ai fermati a Tor Cervara il ritrovamento di bastoni avvenuto però in città. Cioè persone che non sono nemmeno riuscite ad arrivare accusate di un ritrovamento avvenuto in città... Che diventa proprio complicato dal punto di vista logico...

Sicuramente... Ma questo non ci meraviglia. Noi in Valle abbiamo continuamente di queste falsità e di queste menzogne, che vengono messe in piedi per creare il mostro, per allontanare le persone dalla lotta e per poter giustificare questo clima di polizia sempre più insopportabile. Questi sono attentati veri e propri alle manifestazioni, attentati di coloro che si presentano come i tutori della legge, e di quello Stato che dovrebbe essere fedele alla Repubblica fondata sul lavoro, in cui la sovranità appartiene al popolo... E che invece è sempre più, evidentemente, fedele ai capitali, ai pochi grandi che vorrebbero schiacciare il mondo sotto il tallone di ferro della guerra e dello sfruttamento universale. Non è una novità che questo succeda. La Valle di Susa, come molti territori, sono diventati laboratorio di questa sistematica azione poliziesca, intimidatoria, non solo antidemocratica ma, come dicevo prima, apertamente fascista. Un’altra cosa però vorrei mettere in luce, perché mi sembra anche questa particolarmente significativa. Noi abbiamo un motto, per il quale "si parte e si torna insieme", per cui ho sentito assolutamente la necessità di andare a vedere che cosa succedeva e ho portato con me l’unica deputata che era presente al corteo, Eleonora Forenza, con Guido Lutrario, che si è messo a disposizione anche lui per poter portare non solo solidarietà – perché non è solidarietà astratta, è presenza di aiuto concreto e dimostrare che il No a questa Europa è anche il No alla fortezza Europa, ai Cie e a tutto quello che mette in discussione una democrazia. Non solo come potere autentico e popolare, ma addirittura quella che era la democrazia borghese, perché neanche più questo viene rispettata; anche se "i grandi" firmano citando Altiero Spinelli & company. Che cosa abbiamo scoperto? Che la deputata non poteva entrare. Un deputato, un parlamentare, un consigliere comunale all’interno del comune può entrare a fare ispezioni nelle carceri dopo mezzora che chiede di poterlo fare, nel senso che si presenta per poter entrare. E questo è fondamentale per garantire che le cose vengano fuori, che le ingiustizie e i soprusi vengano fuori chiaramente e possono essere controllabili. Eleonora Forenza ha chiesto immediatamente di poter entrare anche con un avvocato, perché c’era un avvocato che è venuta con noi, anche lei per garantire immediatamente la tutela. Questo le è stato negato. Non solo le è stato negato, non le sono state date nemmeno le ragioni per cui non poteva entrare; non sono state date notizie né dei compagni che erano in stato di fermo, né degli altri che dovevano essere identificati. Non solo. E' stata invitata a parole ad andarsene, ma nel momento in cui lei si è fatta avanti per entrare, è pure stata spintonata all’indietro. Siamo stati lì davanti con altri che intanto sopraggiungevano, con i compagni dentro, perché anche quelli che non erano stati ufficialmente fermati erano comunque fittiziamente in stato di libertà. Loro non han voluto andar via intanto perché non venivano restituiti loro i documenti, e poi perché non avrebbero mai lasciato da soli i 4 ragazzi più i 2 nostri compagni che erano fermati e non avrebbero potuto venire via. Hanno improvvisato, sapendo che noi eravamo arrivati, un piccolo corteo. Sono arrivati verso – anche lì non facilmente, perché erano controllati da centinaia di forze dell’ordine all’interno – sono venuti comunque verso le cancellate. Noi avevamo anche avvertito alcuni mezzi di informazione, per cui c’erano alcune televisioni che han potuto riprendere, e quindi di questa pessima giornata per quanto riguarda la garanzia democratica nel nostro paese in questa Europa, qualche immagine ha potuto anche uscire, le notizie sono potute uscire. Per poter entrare e andare a recuperare, a dare non solo solidarietà ma a recuperare letteralmente sia i fermati, sia gli altri compagni, la deputata ha dovuto telefonare al Ministero dell’Interno. Il Ministero dell’Interno sembra cadere dalle nuvole, fittiziamente, chiede il nome dei responsabili, il piantone non vuol fornire il nome dei responsabili del centro, quelli con cui noi avevamo parlato. E quindi altro tempo è passato. Finalmente, quando ormai volgeva al termine la manifestazione, quindi non c’era più possibilità che anche noi potessimo manifestare liberamente, è arrivata la possibilità di entrare. Ormai si erano fatte le nove di sera, e così è passata questa giornata per coloro che volevano andare a dire No a questa Europa delle banche, dei capitali e della guerra e delle barriere, sempre più inavvicinabili, per coloro che vogliono esercitare liberamente il diritto ad una vita minima.

Incredibile. Il tuo racconto è veramente incredibile. Nicoletta, oltre che a raccontarci di una gestione che, probabilmente, è illegale, non esiste un’altra definizione. Però veramente da non crederci. Ti ringrazio molto...

Voglio ancora dire una cosa. Che tutto questo ha un senso nella loro logica. E cioè dovevano giustificare una città letteralmente vuota, degli alberghi nei quali erano state annullate le prenotazioni per il sabato e la domenica da parte dei turisti, perché l’ho visto io con i miei occhi – nell’albergo dove sono andata – dovevano giustificare quel clima di intimidazione totale e dovevano garantire ai grandi sporchi dell’Europa il diritto di poter offendere ulteriormente non soltanto il diritto minimo alla vita, ma la minima decenza della vita. E poi non meravigliamoci, perché è soltanto l’aspetto di una situazione che ormai è ampiamente degenerata. Andiamo a vedere quante custodie di garanzia sono date ormai nel nostro paese, quante misure di detenzioni preventive ci sono, pensiamo al Daspo urbano, che può essere applicato a qualsiasi povero seduto su una panchina se diventa indesiderabile. E questa è il termometro della situazione nel nostro paese, che ci dice due cose: per un verso che è ora che ci svegliamo, e per l’altro verso la paura, loro, che noi ci svegliamo. E quindi è arrivato il momento.

E’ arrivato il momento, decisamente. Grazie, veramente prezioso è stato il tuo contributo Nicoletta. Ti ringrazio.

Grazie a voi. Un saluto a tutti, grazie.

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