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04/05/2017

Elezioni legislative in Algeria: prova generale per le presidenziali del 2019

Un’opinione pubblica indifferente, un dibattito politico spento, partiti che boicotteranno il voto, rivalità per il potere tra i leader delle principali formazioni politiche nazionali: in questo clima si terranno le prossime elezioni legislative in Algeria, giovedì 4 Maggio.

Il presidente della repubblica Abdelaziz Bouteflika – 80 anni di cui 18 alla guida del più grande paese dell’Africa – ha firmato lo scorso 2 Febbraio un decreto per l’elezione dei membri delle due camere del parlamento: il Consiglio della Nazione (Camera Alta con un terzo dei membri di nomina presidenziale) e l’Assemblea Nazionale del Popolo (Camera Bassa). Le ultime legislative del 2012 avevano già provocato numerose polemiche e accuse di brogli. Le urne avevano stabilito la vittoria del Fronte Liberazione Nazionale (FLN insieme al Raggruppamento Nazionale Democratico (RND) che avevano ottenuto 291 seggi (221 il FLN e 70 il RND): la piena maggioranza sui 462 dell’Assemblea Nazionale.

“Le prossime elezioni legislative si svolgeranno in un clima di tensione e di polemiche tra il governo e molti partiti algerini” aveva affermato Abdelmalek Bouchafa leader del Fronte Forze Socialiste (FFS) all’inizio della campagna elettorale. Contrariamente alle elezioni del 2012, infatti, le legislative si terranno in un contesto sociale ed economico particolare. Il calo del prezzo del petrolio ha costretto il governo a misure di austerità con l’aumento dei prezzi di alcuni generi di prima necessità. Pur di preservare la pace sociale, con una situazione già abbastanza esplosiva e difficile, il governo del primo ministro Abdelmalek Sellal ha mantenuto un sistema di sovvenzioni e aiuti di stato per gli strati più poveri della popolazioni che costano oltre 10 miliardi di dollari all’anno.

Nonostante i sussidi statali, le tensioni esistono e sono sempre più accentuate. La riduzione dei proventi delle esportazioni, il deficit della bilancia commerciale e dei pagamenti, la riduzione delle riserve in valuta estera hanno comunque dimezzato in pochi anni il valore del dinaro algerino.

Piccole rivolte e manifestazioni di protesta sono oramai quotidiane in Algeria. Molte ONG internazionali si sono mobilitate per denunciare l'attacco alla “libertà di stampa” del governo algerino e decine di giornalisti, autori televisivi, comici, artisti e pezzi della società civile algerina si sono attivati, e lo sono ancora, per protestare contro questi arresti.

Un ultimo elemento di crisi è l'ascesa dell'islamismo radicale tra i giovani algerini: secondo l'intelligence ci sarebbero circa 800 giovani sul territorio nazionale sospettati di essere affiliati a qualche organizzazione estremista: dall’AQMI (Al Qaida nel Maghreb), al Gruppo Islamico Armato (GIA) o allo stesso Daesh.

La maggiore incognita, più che l'esito del voto in sé, è rappresentata dall'affluenza: alle ultime elezioni del 2012 era stata pari al 43%. Il governo lo ha capito e negli ultimi mesi, anche a causa delle pressioni internazionali, ha utilizzato qualsiasi mezzo per tentare di convincere gli algerini ad andare a votare. Gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto, condotti dal quotidiano Al Watan, danno una percentuale al di sotto del 30%: una soglia che significherebbe che l’Assemblea non avrebbe più alcuna rappresentatività della reale situazione politica del paese.

“Molti algerini” – ha dichiarato sul quotidiano La Liberté Louisa Hanoune, segretario del PT, Partito dei Lavoratori (sinistra algerina) – si sentono traditi dalla politica dopo che il presidente della Repubblica è stato eletto per il suo quarto mandato, pur essendo gravemente malato, senza fare campagna elettorale”.

Riguardo alla precedenti elezioni presidenziali ed alle successive tensioni per le passate votazioni legislative, i partiti politici algerini, infatti, hanno assunto posizioni differenti.

Quelli dell’opposizione democratica come Talaie El Hourryat (TH), guidato dall’ex primo ministro Ali Benflis fuoriuscito dal FLN, o il partito democratico Jil Jadid (JJ) hanno annunciato la loro intenzione di boicottare le elezioni. “Il boicottaggio” – secondo Benflis – “è l’unico strumento per dimostrare la mancanza di democrazia in Algeria”.

Al contrario i partiti islamisti, consapevoli del loro crollo nelle ultime elezioni del 2012, tentano di presentarsi sotto il cappello del Movimento Società Pace (MSP), partito islamista erede del FIS, e del suo leader Abderazzak Makri. Dello stesso indirizzo i partiti progressisti rappresentati dal Fronte Forze Socialiste (FFS) e dal Partito dei Lavoratori. In una recente intervista la segretaria del Partito del Lavoratori (PT), Hanoune, ha affermato che “nonostante i brogli elettorali e la diminuzione di garanzie democratiche, è sempre importante essere presenti nell’arena politica, in maniera da mostrare alla popolazione il proprio punto di vista, le proprie idee ed il proprio programma politico”.

Un totale di oltre 23 milioni di elettori algerini chiamati ad esprimere le proprie preferenze in oltre 4700 seggi. Elezioni legislative che, in realtà, si prefigurano come una prova generale per le elezioni presidenziali del 2019: la vera partita per il potere in Algeria.

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