Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

25/05/2017

I diritti da sapere nello Stato di polizia. Un vademecum da conoscere

Sembrerebbe roba di altri tempi o da altri paesi, ma è l’Italia del 2017, uno Stato di polizia sempre più intrusivo, invadente, coercitivo.

L’Associazione Antigone ha realizzato un opuscolo, una sorta di vademecum, che ogni cittadino o abitante di questo paese è bene che conosca a memoria. Non pare, ma finire nelle grinfie degli apparati coercitivi sta diventando sempre più frequente e sempre più facile, anche per quelli che pensano “io non ho nulla da temere”. Qualche volta la cronaca ci restituisce anche conseguenze gravi, anzi letali, come rivelano i casi Cucchi, Alodrovandi ed altri. Ragione per cui suggeriamo ai nostri lettori di scaricare, leggere e imparare il vademecum.

E’ sempre meglio “viaggiare informati” nelle nostre strade. Non è più l’Italia della Costituzione nata dalla Resistenza, è l’Italia dello Stato penale di Minniti e & Co.

Scarica il vademecum

Nel 2015 in Italia quasi 1 milione di persone sono state arrestate o fermate dalle forze di polizia. Un numero piuttosto impressionante di individui è stato insomma oggetto di provvedimenti temporanei restrittivi della libertà personale ad opera delle forze dell’ordine e si è quindi trovata a transitare in caserme e stazioni di polizia.

Per questo, in collaborazione con Associazione Antigone, abbiamo voluto mettere insieme una guida essenziale che illustri in maniera chiara ed accessibile a tutti i diritti di cui si è titolari davanti alle forze di polizia e durante l’intera durata dello stato di arresto o fermo.

96 ore di vulnerabilità

Quella del trattenimento da parte della polizia è infatti una situazione, che si può prolungare fino a 96 ore, durante la quale l’arrestato/fermato si trova evidentemente in una condizione di particolare vulnerabilità. In questa fase – e soprattutto nelle prime 24 ore, in attesa di essere messo a disposizione del PM e della successiva udienza di convalida con il giudice – il soggetto si trova infatti in uno stato di profonda incertezza per quello che concerne la propria situazione giuridica, gli elementi e le accuse a proprio carico, e soprattutto i propri diritti.

La questione dell’informativa sui diritti

Per lungo tempo in Italia la questione dell’informativa dei diritti per le persone in stato di arresto o fermo ha galleggiato in un vuoto normativo.

Nel nostro paese le cose non andavano insomma come in America. Qui, già negli anni ‘60 una famosa pronuncia della Corte Suprema riconobbe la violazione dei diritti a danno di Ernesto Arturo Miranda, 25enne americano di origini messicane che era stato arrestato e condannato tre anni prima per lo stupro e il rapimento di una ragazza di 17 anni, in quanto questi non era stato informato del suo diritto di avvalersi di un avvocato e di rimanere in silenzio. Da allora quando un poliziotto esegue una misura restrittiva della libertà personale non può esimersi dal recitare la formula di rito con la quale si comunicano allo stesso i suoi diritti fondamentali: “Ha il diritto di rimanere in silenzio. Tutto quello che dirà potrà essere usato e sarà usato contro di lei in tribunale. Ha il diritto a un avvocato. Se non se ne può permettere uno, gliene sarà assegnato uno d’ufficio. Ha capito i diritti che le ho appena letto?”

Il foglio dei diritti non basta

Poi, finalmente, in materia è intervenuto il diritto comunitario che – attraverso una serie di importanti direttive – ha imposto a tutti i paesi della UE omologhi obblighi di informativa sui diritti per soggetti coinvolti in procedimenti penali e/o sottoposti a provvedimenti restrittivi della libertà. A seguito di questa regolamentazione, anche in Italia le persone che vengono arrestate o fermate vengono ritualmente informate dei propri diritti, attraverso la cosiddetta “Letter of Rights” (che è peraltro significativamente più dettagliata della summenzionata formula del “Miranda Warning”).

Quel foglio di carta, però, da solo non basta, ed in pratica le persone in stato di arresto/fermo continuano a trovarsi spesso in una situazione di precarietà, incapaci – per mancata conoscenza – di far valere i propri diritti. Motivo per cui ci pare tanto importante provare a fornire a tutti gli strumenti necessari a tutelarsi attraverso un vademecum.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento