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26/05/2017

Il PD e l’ordine dei manganelli, a Pisa e nel paese

Piena solidarietà alla Mala Servanen Jin – Casa delle donne che combattono. Dura condanna del blitz poliziesco contro la legittima occupazione di Via Garibaldi. Guarda il video delle cariche

Ennesimo episodio di repressione poliziesca a Pisa, dove l’amministrazione comunale, fiancheggiata e sostenuta da questore e prefetto, ha ordinato lo sgombero dell’ex centro di accoglienza di Via Garibaldi, occupato lo scorso 8 marzo al termine della manifestazione “Non una di meno”.

Il comportamento delle forze dell’“ordine” chiarisce gli obiettivi di questo ennesimo blitz repressivo in città: il fatto che sia stato effettuato alle 8, in coincidenza con l’ingresso degli studenti nell’attigua scuola alberghiera, imprigionati durante il blitz sino alle 13 nel plesso scolastico e poi scortati all’uscita, le offese maschiliste al gruppo di donne che resistevano allo sgombero, le cariche a freddo su un gruppo che per numero e atteggiamento non poteva in alcun modo suscitare allarme, le ferite riportate da una decina di manifestanti indica che l’obiettivo è stato quello di intimidire, provocare, dividere, ammonire, escludere ogni interlocuzione con la piazza.

Un comportamento coerente con gli accadimenti degli ultimi mesi, che ha visto una recrudescenza di atti repressivi contro manifestazioni nazionali, come nel caso dei pullman e dei manifestanti bloccati il 25 marzo in occasione della manifestazione contro il vertice UE a Roma, di cortei di lavoratori – come avvenuto il 30 marzo, quando la polizia ha bloccato 15 pullman di lavoratori provenienti da Napoli e Bari per lo sciopero nazionale dei precari pubblici al casello di Roma sud – di atti amministrativi contro centinaia di militanti sindacali e politici, con processi, condanne e multe per centinaia di migliaia di euro a Bologna, Roma, Livorno e in altre città.

La tremenda sconfitta subita dall’establishment italiano ed europeo il 4 dicembre 2016, con il sonoro NO alla distruzione della Costituzione, non ha evidentemente fermato i progetti reazionari dell’esecutivo Renzi, che continua a governare attraverso il prestanome Gentiloni.

Come per il referendum sull’acqua del 2011, nel quale la maggioranza dei votanti sconfisse il tentativo di privatizzare questo bene primario, anche in questo caso il governo in carica – il quarto eletto da nessuno – fa carta straccia della volontà popolare, procedendo a marcia forzata nell’affossamento del dettato costituzionale.

Lo fa attraverso Leggi come la Minniti Orlando, incubata non a caso in città come la nostra, dove le due Giunte a guida Filippeschi (sostenute sino a poco tempo fa da coalizioni che vedevano partecipi SEL ed esponenti della “sinistra” interna al PD, recentemente smarcatisi perché “rottamati” e ora in affannoso recupero, nel tentativo di rifarsi una verginità in vista delle prossime elezioni politiche ed amministrative), hanno indicato la strada a suon di ordinanze e provvedimenti razzisti e antipopolari, chiudendo ermeticamente le porte a qualsiasi interlocuzione sociale.

Il Partito Democratico incarna un progetto reazionario che deve veicolare politiche lacrime e sangue dettate dall’Unione Europea, per garantire margini di profitto a imprese e banche piegate da una concorrenza internazionale sempre più feroce, che assume i connotati di una vera e propria guerra, interna contro le popolazioni, esterna contro i paesi che circondano l’Unione Europea.

Alla base di queste politiche sta quindi la crisi sistemica internazionale, che dal 2008 attanaglia soprattutto i paesi occidentali e che non trova soluzioni, costringendo gli esecutivi ad adottare provvedimenti sempre più antipopolari. Da qui la stretta repressiva che stiamo subendo.

Le organizzazioni che nel nostro paese si misurano sul terreno del conflitto politico e sociale devono prendere atto di questa nuova condizione, adeguando il proprio agire: in ogni luogo dove si determineranno conflitti troveremo il personale politico del PD – e chi lo sosterrà in coalizioni elettorali, giunte locali e regionali – alla guida di polizia, carabinieri, esercito, polizia municipale, sguinzagliati per reprimere ogni tipo di insorgenza sindacale e politica.

Il blocco sociale potenzialmente interessato a intraprendere la strada del conflitto è enorme, per numeri e composizione, dato che la crisi unisce oggettivamente figure una volta divise dalla propria posizione nella società.

Parliamo dei “soliti noti”: lavoratori dipendenti, precari giovani e adulti, immigrati, pensionati, ai quali la crisi unisce partire IVA, piccoli imprenditori, tecnici e dirigenti ridotti a mano d’opera precarizzata e pauperizzata.

Settori sociali diversi, che ad oggi si esprimono a livello di massa attraverso il voto o specifiche vertenze, evidenziando un malessere e una rabbia sociale che aumenta, ma che non trova ancora sintesi politica in un progetto generale di opposizione, in grado di porsi l’obiettivo della rottura dell’ordine di cose esistenti e della costruzione di una società emancipata dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura.

Per avviarci su questa strada e vincere la pesante sfida che oggi le politiche repressive impongono a tutti noi, di cui il blitz di mercoledì 25 maggio a Pisa è una plastica espressione, occorre colmare il gap esistente tra la rabbia sociale montante e la capacità di organizzarla in un progetto razionale e indipendente, che per noi significa individuare il mandante principale nell’Unione Europea, di cui gli esecutivi nazionali e locali sono gli interpreti ed esecutori materiali.

Solo mettendo solide radici nella nostra classe di riferimento e nella società possiamo ipotizzare un rovesciamento dei rapporti di forza a nostro favore, forza in grado di stoppare queste politiche di guerra sociale e militare.

La Rete dei Comunisti lavora quotidianamente fianco a fianco al sindacalismo indipendente e per la costruzione della Piattaforma Sociale Eurostop, realtà organizzate che possono – insieme a tutti gli ambiti sociali e politici che ancora si muovono sul terreno del conflitto – contribuire al mutamento di rapporti di forza, oggi fortemente squilibrati a favore dei nostri comuni nemici di classe.

Nell’esprimere piena solidarietà agli occupanti dell’ex centro di accoglienza di Via Garibaldi e dura condanna dell’operazione poliziesca ordinata dalla locale giunta PD, indichiamo in questi percorsi un contributo per rispondere alla presente e futura stretta repressiva implementata degli esecutivi continentali, nazionali e locali.

La Rete dei Comunisti – Pisa
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