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30/05/2017

“Sui voucher il governo vìola la Costituzione”. Intervista a P. Maddalena

La reintroduzione dei voucher, in una versione ulteriormente peggiorativa e permissiva con le imprese, con il pieno sostegno parlamentare di Berlusconi e della Lega, è avvenuta all’indomani della cancellazione del referendum chiesto dalla Cgil, con circa tre milioni di firme. Cancellazione obbligata, dopo che lo stesso governo Gentiloni, qualche settimana fa, aveva abrogato con apposita legge i voucher.

Una mossa truffaldina mai compiuta da nessun governo in precedenza, perché per tutti era comunque prevalente il dettato costituzionale (una norma abrogata per evitare un referendum dovrebbe restare vietata per almeno dieci anni; qui non sono trascorse nemmeno 10 settimane...).

Su questa che è apparsa subito come una clamorosa violazione della Costituzione, Radio Città Aperta ha intervistato Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale; dunque una delle maggiori autorità riconosciute in questo campo.

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Buongiorno dott. Maddalena. Prima di tutto grazie per essere con noi. Ci occupiamo oggi di un tema molto attuale, e cioè la questione legata ai voucher. I voucher erano stati oggetto di una richiesta di referendum, per cui era stato raccolto il numero di firme necessarie. Questo referendum si sarebbe dovuto tenere ieri, dopo di che è saltato perché il governo ha accolto le istanze referendarie cancellando i voucher. Dopo di che il nuovo colpo di scena. Qualche giorno fa i voucher, usciti dalla porta, rientrano dalla finestra, come si dice. E’ normale secondo lei, da parte di un Parlamento, di un governo, un comportamento di questo tipo?

No, è assolutamente in contrasto con la Costituzione. Noi siamo arrivati all’assurdo. La classe politica, che sempre più si restringe entro se stessa costituendo una corporazione politica, non tiene più conto della volontà popolare. Questa è una cosa gravissima. C’era stato un referendum, viene bloccato un referendum e poi si cambia. Si cambia una disposizione di legge che il popolo voleva fosse fatta in modo diverso, quindi questo dimostra un po’ l’atteggiamento che si è avuto da molto tempo da parte dei nostri governanti, che non si rendono conto di essere rappresentanti del popolo e di gestire, semplicemente, interessi del popolo. Loro invece si oppongono agli interessi popolari e perseguono interessi che non sono quelli del popolo italiano, violando così in pieno la Costituzione nei suoi princìpi e spesso neppure facendo l’interesse nazionale – non si parla più di interesse nazionale, di interesse generale di tutti i cittadini – ma solo l’interesse o di singole imprese, o addirittura interessi personali, leggi ad personam, come abbiamo visto durante un ventennio. Questo criterio prosegue, facendo leggi a favore delle multinazionali e delle banche. Credo che il popolo italiano deve essere stanco di questa rappresentanza e deve completamente rinnovare questi personaggi venendo in prima linea, perché è importante tenere presente questo: la Costituzione non si fonda solo sulla rappresentanza, cioè non riconosce ai cittadini soltanto il diritto di voto, come voleva far credere il Cavaliere. I cittadini hanno un diritto di partecipazione che è sancito nell’art. 3 della Costituzione. Tutti i lavoratori hanno diritto di partecipare all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. E ci sono gli strumenti. Uno degli strumenti è il referendum sul piano legislativo. Referendum e proposte di legge popolare. E invece sia del referendum che delle proposte di legge popolare il governo non tiene nessun conto. Ci sono migliaia di proposte popolari che giacciono in Parlamento, che non sono mai state prese in considerazione. Bisogna un po’ anche risvegliare i cittadini, perché i cittadini spesso dimenticano – quasi sempre dimenticano – che loro possono entrare anche nei procedimenti amministrativi. A questo riguardo, sul piano amministrativo, c’è stata una legge importante, la legge 241 del 1990, quindi una legge anche risalente nel tempo, che dà ai portatori degli interessi diffusi, che meglio si chiamerebbero diritti collettivi, di prender parte al procedimento amministrativo se si tratta di procedimenti che intaccano la loro volontà. Poi non dimentichiamo che c’è la via giudiziaria, cioè i cittadini possono ricorrer al giudice secondo l’ultimo comma dell’art. 118 della Costituzione. I cittadini, singoli o associati, possono svolgere attività di interesse generale. La formulazione è ampia, tale da comprendere anche la via giudiziaria, per realizzare i fini di interesse generale. Quindi, insomma, credo che per un lato bisogna dire ai nostri rappresentanti politici che loro debordano dai loro obiettivi e dalle loro competenze, e non tengono in alcun conto la volontà popolare, quindi devono il rispetto. Dall’altra parte bisogna dire a tutti i cittadini che si facciano rispettare, che abbiano più dignità, che si sentano più popolo italiano e non un gruppo di persone disperse come un gregge abbandonato che non ha più chi si prende cura di loro.

Quelli che lei ha elencato poco fa potrebbero essere strumenti da utilizzare anche in questo specifico caso, quello legato ai voucher, per cercare di fermare questo nuovo testo che sarà varato?

Sì. Il testo che sarà varato potrà essere attaccato in vari modi. La prima applicazione che si farà del testo sul piano amministrativo potrà essere attaccato proprio sul piano amministrativo ricorrendo, appunto, alla legge 241 del 1990. Se fallisse questo rapporto con il responsabile del provvedimento, per ottenere una certa attuazione diversa da quella richiesta dai cittadini, allora si potrà anche impugnare il provvedimento amministrativo che scaturisce da questa nuova legge davanti al Tar, chiedendo la remissione degli atti alla Corte Costituzionale per farne rilevare la incostituzionalità. Noi abbiamo questo grande strumento della possibilità di ricorrere alla Corte Costituzionale in via incidentale; cioè dobbiamo prima impugnare l’atto davanti al giudice comune – secondo i casi, il giudice amministrativo o il giudice ordinario – chiedendo che la legge sia rimessa alle valutazioni della Corte Costituzionale per i suoi molteplici aspetti di incostituzionalità.

Un intervento di questo tipo può avere forse tempi più brevi rispetto a raccoglier nuovamente le firme...

La Corte Costituzionale ha tempi brevi. Io ci sono stato 9 anni alla Corte Costituzionale, ho visto che si esaurisce tutto nell’arco di un anno. In ogni caso per agire con urgenza davanti al giudice ordinario si può ricorrere all’art. 700 del codice di procedura civile, chiedendo un provvedimento urgente; e al Tar si può chiedere qualcosa di analogo, cioè la cosiddetta sospensiva che sospende l’attuazione della legge in attesa proprio che si faccia luce al riguardo.

Chiaro. In conclusione una battuta più personale. Quello che mi ha colpito della vicenda è il fatto che, quando sono stati cancellati i voucher, questa decisione non fu motivata con l’obiettivo del referendum. La motivazione ufficiale fu che non si voleva spaccare il paese, già diviso dopo la campagna elettorale per il referendum pregresso del 4 dicembre. Siamo di fronte ad una scusa bella e buona...

Noi viviamo nel mondo della menzogna. Nel linguaggio politico come nel linguaggio pubblicitario si vive nella menzogna. La verità è che sono questi atti che spaccano il paese, perché la cosa forse che più temono gli esponenti neoliberisti – che in questo caso stanno agendo – è quella di avere una massa di persone unite, che agiscono unitariamente. Quindi vogliono loro spaccare il paese, non è che siamo noi che spacchiamo il paese.

Chiarissimo. La ringrazio molto per il suo tempo.

Prego. Un saluto a tutti...

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