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01/05/2017

Un 1° Maggio per spezzare le catene, quelle del valore e quelle sul lavoro


La giornata del 1 Maggio, festa dei lavoratori, verrà declinata in molti modi diversi. In primo luogo è ormai spezzato il monopolio del concertone a San Giovanni di Cgil Cisl Uil, usato da anni come pannicello caldo a copertura della complicità sindacale con governi, Confindustria e diktat europei. Ormai anche in altre città come Napoli, nascono dal basso appuntamenti musicali con ben altri contenuti.

In secondo luogo questo 1 Maggio ci saranno manifestazioni sindacali alternative che si sono date l’obiettivo di individuare e denunciare la “catena del valore” che sta reintroducendo nel paese condizioni lavorative semischiavistiche e sempre peggiori.

Da Milano a San Severo in Puglia a Gioia Tauro in Calabria, assumeranno protagonismo quelle figure di nuova classe operaia cresciute vertiginosamente in questi anni, gli anni in cui la circolazione delle merci è divenuta strategica in modo complementare all’aumento dello sfruttamento nella produzione.

Il "NO Shopping Day" attacca le nuove logiche del mondo del lavoro improntate al massimo sfruttamento delle Nuove Schiavitù del mondo del lavoro: dai centri commerciali sempre aperti, al massacro dei lavoratori della logistica, allo sfruttamento della migrazione come lavoro a costo quasi zero. Il Primo Maggio è giorno di difesa dei diritti di lavoratori e cittadini conquistati con secoli di lotte.

A Milano il 1 Maggio sarà dedicato alla lotta contro le nuove schiavitù, incluso l’obbligo del lavoro festivo. Una giornata articolata in vari momenti. Alle alle 8.00 appuntamento al centro commerciale Carosello – Carugate; alle 11.00 Corteo da Via Padova a via Esterle, alel13.00 Pranzo Sociale Via Esterle.

A San Severo, provincia di Foggia, ci sarà invece la Marcia dei braccianti. Una marcia analoga ci sarà nella Piana di Gioia Tauro in Calabria. In questo contesto la negazione dei diritti sindacali e sociali dei braccianti e degli operai nella filiera agricola continua ad essere una normalità nel “Made in Italy”. Un situazione dovuta alle imposizioni della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) sulla pelle di donne e uomini nelle campagne e nelle serre in giro per l'Italia. La morte di braccianti, indipendentemente dalla provenienza geografica, è frutto di questo stato di sfruttamento nella filiera. Basta ricordare Paola Clemente, Mamadou Konaté, Nouhou Doumbia, Mohamed, Zacaria e tanti altri morti di fatica o tra le fiamme e che rischiano di finire nel dimenticatoio.

Per questo l'attenzione nella manifestazione con la Marcia dalle campagne del foggiano sarà posta sulle caratteristiche generali e specifiche del lavoro agricolo, ed è il caso dei migranti che vengono sottoposti ad ogni forma di ricatto e vulnerabilità predisposti dalla legge Bossi – Fini, dal recente decreto Minniti – Orlando e dalle direttive europee.

La recente approvazione del Decreto Minniti – Orlando, che accompagna il Decreto sulla sicurezza urbana dello stesso governo Gentiloni, conferma la prevalenza delle politiche che negano il diritto di asilo e la protezione internazionale, da un lato, e che portano alla ghettizzazione e alla marginalizzazione dei migranti, dall’altro, funzionali al loro sfruttamento lavorativo e sociale.

Con questi provvedimenti non si fa altro che alimentare le spinte xenofobe e razziste alla base di numerose campagne di criminalizzazione del soggetto migrante e si alimenta il circuito della cattiva gestione e dell'affarismo dei centri deputati all'accoglienza dei profughi. Parallelamente il Governo porta avanti operazioni di vera e propria deportazione (gli accordi Ue/Turchia o Ue/Unione Africana) e di detenzione attraverso i vecchi CIE ed i nuovi CPR (Centri Permanenti di Rimpatrio).

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