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29/06/2017

Sanzioni ordoliberali

La recente multa dell’autorità antitrust europea nei confronti di Google, accusata di posizione dominante, descrive egregiamente le differenze esistenti tra il liberismo classico e l’ordoliberalismo d’impostazione tedesca.

Nel liberismo classico, quello di matrice austriaca e d’applicazione anglosassone, difficilmente un “autority” avrebbe avuto la forza e il mandato politico d’intervenire nei confronti di un’azienda monopolista. L’azione pubblica di contrasto alle naturali tendenze monopolistiche del mercato sarebbe stata interpretata come intrusione indebita nel libero mercato.

In Europa, al contrario, l’azione giuridica è stata salutata da tutto l’establishment ordoliberale come positiva, inevitabile, addirittura tardiva. A tradurre il significato dell’azione antitrust, come sempre, ci ha pensato il campione nazionale del capitalismo “sociale”, Mario Monti: «senza la Ue gli Stati sarebbero preda delle multinazionali». Una dichiarazione apparentemente progressiva, e che invece centra il significato della costruzione europeista dal punto di vista ordoliberale.

Il liberismo europeo di matrice tedesca è tutto fuorché “libero mercato”, se con esso intendiamo un mercato svincolato dal rapporto con l’azione pubblica. Sta qui il significato del liberismo attuale come “progetto di governo” e non semplice modello produttivo. Le classi dominanti europee sembrano spesso portatrici sane d’idiozia politica, eppure il disegno complessivo della costruzione comunitaria risponde a coerenti logiche di governo ben più profonde di quelle che a prima vista potrebbero apparire.

E’ Mario Monti a svelarlo: «ci sono partiti che vorrebbero far uscire i rispettivi paesi dalla Ue. [...] Hanno mai pensato che senza la Ue, senza la Commissione, senza una “eurocrate” come la commissaria Vestager, i nostri piccoli Stati nazionali sarebbero facili bocconi per le grandi multinazionali, con grave danno dei nostri consumatori e delle nostre imprese?». Monti commenta una situazione reale con cui fare i conti. Le élite politiche ed economiche europee hanno compreso da tempo che i singoli Stati europei non avrebbero la forza di reggere al dominio economico esercitato dai colossi americani e asiatici. E’ per tale ragione che la Ue è un progetto inevitabile per le classi dominanti continentali, al di là delle loro stesse volontà. L’unico strumento per resistere alla concorrenza, attrezzandosi per divenire a loro volta egemoni, è quello di costruire un sistema giuridico-economico in grado di alterare la legge della giungla liberista. Le autority concretizzano questo progetto di governo, stabilendo un diritto economico europeo dai rigidi paletti anti-monopolistici. E’ per questo che la multa europea contro Google è tutto fuorché progressiva o “democratica”. E’ al contrario l’esempio tangibile non solo del disegno complessivo di matrice ordoliberale, ma della forza e pervasività che questo progetto ha nel frattempo raggiunto.

Monti infatti dice una cosa di estrema chiarezza: Google ha una forza economica decisamente più vasta dell’Italia (o della Spagna, o della stessa Germania), ma non dell’Unione europea nel suo insieme. In attesa di competitors europei dalla stazza simile a quella dei rivali americani o asiatici, l’Unione europea sarà l’unica risposta continentale all’egemonia dei capitali stranieri.

E’ l’altra faccia della medaglia della restaurazione liberista avvenuta in Europa: da una parte si modella un diritto del lavoro totalmente prono alle necessità competitive delle imprese europee; dall’altra si dirigono giuridicamente le contraddizioni insite nel sistema di libero mercato. Fa parte di uno stesso disegno, di una stessa idea di (anti)civiltà che innerva materialmente gli organi dell’Unione europea.

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