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01/09/2017

Hezbollah: “Il Libano libero dalla minaccia dell’Isis”

“Il Libano si è definitivamente liberato dalla minaccia jihadista di Daesh”. Ieri, in un discorso trasmesso dall’emittente Al Manar, il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è congratulato con l’esercito libanese e con le forze dalla Resistenza per la vittoria contro le milizie jihadiste dello Stato Islamico. “La vittoria del 28 Agosto 2017 (la seconda dopo quella di un mese fa ad Arsal contro Al Nusra, ndr) – ha aggiunto Nasrallah – “deve essere celebrata come una festa nazionale per tutti i libanesi perché è simile a quella del 25 Maggio 2000 con la definitiva sconfitta dell’esercito israeliano dal Libano”.

L’operazione “Fajr al Jurd”, cominciata il 19 Agosto scorso, ha visto l’esercito libanese, le truppe siriane ed Hezbollah impegnati contro gli ultimi miliziani di Daesh in Libano.

Le truppe di Beirut hanno attaccato ad ovest nella regione di Ras Baalbek e Qaa, mentre quelle siriane, insieme ad Hezbollah, sono avanzate ad est nella parte siriana del Qalamoun. Proprio nel 2013 in quella regione siriana, a ridosso con il confine libanese, Hezbollah aveva ottenuto la sua prima vittoria (Battaglia di Qusayr) contro le milizie jihadiste di Daesh e di Al Nusra, all’epoca alleate. L’intervento del partito sciita, deciso principalmente per difendere e sigillare i confini libanesi, fu determinante per le sorti dell’allora traballante regime siriano di Bashar Al Assad.

La vittoria di Hezbollah, pagata a caro prezzo in termine di perdite, spinse in seguito l’Iran e, successivamente, la Russia ad un intervento militare in Siria per contrastare l’ascesa jihadista in tutta l’area e per opporsi ai piani americani, sauditi ed israeliani nell’area. Secondo numerosi analisti, infatti, proprio dopo Qusayr sono cambiate le sorti della guerra in Siria e lo stesso Hezbollah si è trasformato in una vera e propria “potenza regionale”. Da allora le truppe sciite sono sempre state presenti in tutte le principali zone di guerra acquisendo una notevole e temibile esperienza a livello militare, grazie anche agli equipaggiamenti iraniani e russi, e diventando i principali protagonisti delle vittorie in Siria (Palmira, Aleppo e deserto di Badia) ed in Libano (Arsal e Ras Baalbek).

“Gli USA e Israele sono furiosi per le numerose e continue sconfitte ai loro piani militari e strategici nell’area” ha continuato Nasrallah riferendosi anche al bombardamento americano contro i convogli dei miliziani di Daesh verso la regione di Deir Ez Zor. Secondo il quotidiano libanese Al Akhbar, gli USA avrebbero tentato in tutti i modi di scoraggiare l’operazione militare dell’esercito libanese, minacciando anche “un taglio dei finanziamenti e delle forniture di armi destinate alle truppe di Beirut”. Proprio per questo motivo Nasrallah ha ringraziato la “risolutezza e l’indipendenza dimostrata dal presidente della repubblica Michel Aoun”, capo delle forze armate, contro le continue pressioni americane o contro le accuse di Tel Aviv in merito alle truppe dell’UNIFIL considerate “una presenza inutile”.

Il numero uno di Hezbollah è stato altrettanto chiaro riguardo la polemica del primo ministro iracheno Haidar Abadi relativa al trasferimento, attraverso corridoi sicuri, di 310 miliziani di Daesh nella città siriana di Abu Kamal a ridosso del confine iracheno. ”Abbiamo fatto quest’accordo perché i libanesi volevano la restituzione dei corpi dei nostri martiri (9 soldati fatti prigionieri e uccisi dallo Stato Islamico, ndr) e, per arrivare ad ottenere il loro trasferimento, sono andato personalmente a Damasco da Assad”. L’agenzia stampa iraniana Press Tv ha pubblicato una lettera aperta del numero uno di Hezbollah indirizzata “ai fratelli iracheni” per complimentarsi della presa definitiva di Tel Afar. Sempre nella lettera si ribadisce l’alleanza con Baghdad contro il nemico comune (Daesh) e si chiarisce che le stesse truppe sciite sono impegnate in una battaglia contro gli jihadisti dello Stato Islamico proprio nella regione di Deir Ez Zor. Secondo alcuni giornali mediorientali le proteste di Abadi sarebbero, in effetti, puramente strumentali e da leggere in chiave propagandistica dopo il riavvicinamento di alcuni esponenti politici di Baghdad a Riyadh e Washington in funzione anti-Iran ed anti Hezbollah.

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