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21/09/2017

Il problema è l’ordine delle cose

Il recente vergognoso accordo con la Libia può essere assunto a cartina di tornasole del declino politico, sociale e culturale del nostro paese e dell’Unione Europea.

Dopo il tabù della democrazia, anche la presunta e tanto sbandierata superiorità valoriale del mondo occidentale rispetto all’altro mondo, costantemente rappresentato come barbaro ed oscurantista, si infrange contro la politica dei respingimenti, dei muri, dei fili spinati e dei campi di concentramento, costruiti con i soldi dell’Unione Europea, possibilmente lontani da sguardi indiscreti.

Dal decreto Minniti, all’attacco alle ONG, ai fatti di Piazza Indipendenza fino ad arrivare all’accordo con la Libia per bloccare la rotta Mediterranea pagando clan locali e trafficanti di persone, (dopo aver già bloccato quella balcanica prezzolando profumatamente quel campione di democrazia che porta il nome di Erdogan), si è messo a sistema un dispositivo securitario e razzista costruito negli anni e riassunto in quella raccapricciante espressione, “aiutiamoli a casa loro”, che, fino a poco tempo fa, soltanto le frange più estreme del razzismo nostrano ed europeo avevano avuto il coraggio di pronunciare.

E’ venuto meno persino il pudore e l’ipocrisia di non dire esattamente e chiaramente ciò che in realtà si è sempre pensato.

E non poteva essere diversamente: per additare i migranti agli occhi dell’opinione pubblica e condannarli a morte nei campi di concentramento, occorreva giustificare anche la disumanità e dipingerli come un pericolo minaccioso per la tenuta democratica del paese, come ha affermato il Ministro Minniti soltanto qualche settimana fa, elevandosi al ruolo di salvatore della patria.

L’avvicinarsi delle elezioni che, appare sempre più chiaro, si giocheranno sulla scia dell’ondata securitaria, fa poi il resto, liberando qualsiasi freno inibitore e sdoganando il peggio dell’armamentario xenofobo e razzista.

Quella vera e propria fabbrica della paura da decenni costruita ad arte e che si avvale di una informazione ormai totalmente embedded, passa oggi all’incasso: l’indagine dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, curato da Demos, rileva come la percezione di insicurezza, suscitata dagli immigrati, nelle ultime settimane, abbia raggiunto gli indici più elevati da 10 anni a oggi: il 46%.

E così, con una potente operazione di distrazione di massa, i migranti ed in generale le fasce più povere della popolazione, in continua espansione, diventano il pericolo dal quale guardarsi e proteggersi, mentre i responsabili delle politiche di oppressione militare, economica e sociale, che affamano indistintamente migranti ed autoctoni, evaporano e diventano impalpabili.

In questo quadro la vera sfida è definire correttamente il problema o, ancor meglio, l’ordine delle cose, come titola benissimo il film di Andrea Segre.

Il passaggio è stretto: o si individuano precisamente i responsabili chiamando direttamente in causa l’Unione Europea con la sua politica coloniale, i respingimenti, i campi di concentramento, la distruzione dei diritti sociali, o si è condannati all’impotenza e all’ininfluenza, magari condita di umanitarismo.

Tertium non datur.

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