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14/09/2017

Macron président des patrons

La riforma del diritto del lavoro, voluta da Emmanuel Macron, è una «menzogna di Stato», una «estensione della sciagurata Loi Travail» dovuta al governo socialdemocratico ormai ingloriosamente tramontato. Philippe Martinez, segretario generale della CGT, insieme alla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon e ai sindacati Solidaires, FSU e Unef, lancia ai lavoratori francesi delle imprese e dei servizi un appello alla mobilitazione questo martedi’ 12 settembre contro una legge che dà pieni poteri al padronato, otto giorni prima dell’approvazione dei decreti attuativi da parte del governo. Senza discussione parlamentare. Il sindacato replica il 21 settembre e La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon il 23.

I lavoratori hanno risposto positivamente. A Parigi, da Bastille a Place d’Italie, lungo 3 km di corteo compatto sfilano in 60.000, in grande maggioranza della CGT. In coda, una robusta rappresentanza di aderenti a Force Ouvrière, militanti delle federazioni regionali in evidente disaccordo con la direzione nazionale del loro sindacato e, più indietro, perfino un campione di iscritti alla CFDT. Moltissimi giovani. 180 manifestazioni hanno luogo in tutta la Francia. Mélenchon è con i manifestanti di Marsiglia, la città dove è stato eletto deputato con 12.000 preferenze.

«Si vorrebbe farci credere che si tratta di un progetto nuovo, della sola soluzione per ridurre la disoccupazione, ma si resta nella continuità delle leggi Hollande-Macron. La porta che non hanno potuto aprire completamentel’anno scorso perché la mobilitazione dei lavoratori gliel’ha impedito, cercano di spalancarla adesso» dice Martinez che denuncia una prossima ridiscussione, impresa per impresa, del premio di anzianità, l’estensione del ricorso ai contratti a tempo determinato, il tetto alle indennità accordate dai probiviri per licenziamento arbitrario.

Si tratta della prima grande mobilitazione del quinquennato Macron che, qualche giorno fa ad Atene, ha ribadito che «non cederà nulla ai fannulloni, né ai cinici, né agli estremisti». Per Mélenchon e Martinez si tratta della firma di un presidente arrogante e lontano dal suo popolo. Secondo il quotidiano Libération, non si governa insultando una parte della popolazione… Macron si comporta come un maestro di scuola della III Repubblica, distribuendo bacchettate ad ogni lezione…»

La popolarità di Macron è in caduta libera. Quando era candidato alla presidenza, si diceva liberale, democratico, moderno. Da presidente rivela il suo gusto per l’esercizio del potere. La sua ambizione è quella di smantellare le conquiste sociali e, per farlo, governa la Francia come il presidente di un consiglio d’amministrazione. Alla sinistra, ai lavoratori, ai disoccupati, ai sindacati ed alle associazioni il compito di unirsi per farlo cadere dal piedistallo.

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