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29/09/2017

“Sinistra di governo” o socialfascismo?

A proposito del ruolo svolto dalle forze che oggi, autoetichettandosi in maniera scientemente menzognera “di sinistra”, attuano politiche ferocemente antipopolari e, in nome del “superiore interesse della nazione”, cioè del capitale, attentano terroristicamente agli elementari diritti dei lavoratori (crescente precarizzazione del lavoro, contratti da galera, orari feudali, disoccupazione, diritti sindacali calpestati) e delle masse popolari in generale (azzeramento di ogni garanzia sociale, privatizzazione dei servizi essenziali, a partire da sanità, assistenza e istruzione);

a proposito delle crescenti misure poliziesche, che quelle stesse forze adottano contro ogni minima manifestazione di dissenso sociale, trattandola come una questione di ordine pubblico e operando apertamente quali aguzzini della dittatura di classe della borghesia, pronti a ricorrere alle misure più estreme a difesa degli interessi dei propri “datori di lavoro”;

a proposito della maschera “democratica” e “di sinistra” indossata dalle medesime forze che, in certi ambiti e ambienti, consente loro di raccogliere ancora un margine di quell’approvazione un tempo accordata al vecchio, ormai inesistente, protagonista politico impersonato dalla maschera stessa e in altri ambiti e ambienti permette loro di presentarsi per quello che davvero sono;

a proposito della necessità di dimostrare, a quegli strati popolari che nonostante tutto seguono ancora quella “sinistra”, come gli stessi personaggi che la compongono – professionisti, industriali, finanzieri, maneggioni dell’intrigo elettoralistico e finanche aperti ladri e imbroglioni – ne rivelino l’odierno reale carattere di classe, che da tempo non ha più nulla a che fare con la base sociale della vecchia sinistra ormai scomparsa;

a proposito di come i comunisti debbano rapportarsi a quelle forze autoproclamantesi “di sinistra” e “democratiche”, non semplicemente smascherandole quali avversari, ma combattendole quali nemici di classe dichiarati.

A proposito di questo e tenendo ovviamente conto delle diverse condizioni, a partire da quelle internazionali e dal prevalere oggi di centri di comando centralizzati del capitale finanziario, che riducono i governi nazionali a semplici esecutori di decisioni sovranazionali, non sembra senza interesse rileggere certi spunti politici di qualche anno fa...

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23. (…) In tutto il periodo trascorso, la socialdemocrazia ha giocato il ruolo di ultima riserva della borghesia, quale partito “operaio” borghese. La borghesia, per mezzo della socialdemocrazia, si è aperta la strada verso la stabilizzazione capitalistica (tutta una serie di governi di coalizione in Europa). Il rafforzamento del capitalismo ha reso superflua, in una certa misura, la funzione della socialdemocrazia quale partito di governo. La sua esclusione dalle coalizioni e la formazione di governi cosiddetti “borghesi puri” ha sostituito l’era detta del “pacifismo democratico”. La socialdemocrazia, giocando da un lato il ruolo dell’opposizione e, dall’altro, quello di agitatore e propagandista della politica del cosiddetto “pacifismo realista” e della “pace industriale”, ha mantenuto sotto la propria influenza settori significativi di masse operaie, ha conquistato parte degli operai allontanatisi dai partiti borghesi, ha acquistato influenza tra quei settori di piccola borghesia che tendono a sinistra (elezioni in Francia e in Germania) e nel centro d’Europa è entrata di nuovo a far parte dei governi. E’ tuttavia necessario avere presente che questi casi di governi di coalizione con la diretta partecipazione della socialdemocrazia non possono essere e non saranno semplici ripetizioni delle precedenti combinazioni. Ciò riguarda particolarmente le questioni della politica estera in generale e della politica militare in particolare. La dirigenza socialdemocratica vi giocherà un ruolo infinitamente più proditorio che non in tutte le precedenti tappe di sviluppo. Bisogna anche tener presente – in particolare, in relazione alla pratica di coalizione della socialdemocrazia e a tutta l’evoluzione dei suoi vertici ufficiali – che è possibile un rafforzamento dell’ala cosiddetta “di sinistra” della socialdemocrazia (...) che inganna le masse operaie con metodi più sottili e quindi più pericolosi per la causa della rivoluzione proletaria. (...) i capi socialdemocratici di sinistra sono i nemici più pericolosi (...) i più pericolosi promotori della politica borghese tra la classe operaia (...).

24. Oltre ad attirare la socialdemocrazia, nei momenti più critici e in determinate condizioni la borghesia ricorre al regime fascista. (...) Il tratto distintivo del fascismo consiste nel fatto che, in relazione ai turbamenti dell’ordine economico capitalistico e in conseguenza di circostanze obiettive e soggettive, la borghesia ... sfrutta lo scontento della piccola e della media borghesia di città e campagna e anche di alcuni strati di proletariato declassato per organizzare un movimento reazionario di massa. Il fascismo ricorre ai metodi della violenza aperta, per spezzare la forza delle organizzazioni operaie... Giunto al potere, il fascismo tende a stabilire l’unione politica e organizzativa di tutte le classi della società capitalista (banche, grande industria e mondo agrario) e realizza la loro dittatura integrale, aperta e conseguente. (...) In forma più o meno aperta, tendenze fasciste e embrioni di fascismo esistono ora quasi dappertutto. L’ideologia della collaborazione di classe è l’ideologia ufficiale della socialdemocrazia e in molti punti coincide con l’ideologia del fascismo (...)

3. Si sono rivelati infruttuosi anche i tentativi della borghesia di stabilire la “pace industriale” nei principali paesi capitalistici. Di fronte a essa, nelle condizioni di impoverimento delle più larghe masse di popolazione, si pone in maniera sempre più acuta l’insolubile problema dei mercati, acuito non solo per la crescita dell’apparato produttivo, ma anche per gli alti prezzi imposti da trust e cartelli monopolistici, gli sbarramenti costituiti dalle barriere doganali, lo sviluppo industriale dei paesi economicamente arretrati, dalla generale instabilità nelle colonie. Vani sono rimasti anche i tentativi della borghesia di aggirare questa decisiva contraddizione per mezzo di una larga razionalizzazione capitalistica. La razionalizzazione approfondisce ancora di più tale contraddizione. Elevando la capacità produttiva del suo apparato economico, allontanando dal processo produttivo milioni di lavoratori, acuendo ancora di più la concorrenza sul mercato mondiale, la razionalizzazione capitalistica acuisce i conflitti sociali. Gravando con tutto il suo peso sulla classe operaia, essa ne abbassa il livello di vita e con il prolungamento della giornata lavorativa e l’introduzione del sistema a catena, porta ai limiti estremi il carattere estenuante del lavoro. Tutte le conquiste sociali della classe operaia, da questa strappate con lotte decennali e soprattutto nel periodo dell’ondata rivoluzionaria degli anni 1918-1920, o vengono eliminate, o sono minacciate di eliminazione (giornata lavorativa di 8 ore, assicurazione sociale, sussidi ai disoccupati, legislazione operaia, diritti sindacali, diritto di sciopero). In alcuni paesi, le conquiste sociali e politiche del proletariato vengono liquidate con l’aiuto della socialdemocrazia, dietro la maschera ipocrita di nuove “riforme” (le leggi sull’assicurazione sociale o quelle sulle abitazioni, in Francia). Sotto la bandiera della “pace industriale” in Inghilterra, della “democrazia economica” in Germania, del fascista “arbitrato obbligatorio” in Italia e in altri paesi, la borghesia, con l’appoggio della socialdemocrazia e della burocrazia riformistica sindacale, porta avanti con la più acuta malvagità un sistema di spudorata rapina, schiavitù, barbara oppressione della classe operaia. Conseguenza della razionalizzazione capitalistica è la crescita gigantesca della disoccupazione. (...)

A fianco della politica di soffocamento economico della classe operaia, procede anche l’accrescimento della reazione politica: la fascistizzazione dell’apparto statale della borghesia, il rafforzamento della repressione e del terrore bianco, i colpi di stato fascisti con l’appoggio del capitale internazionale (Jugoslavia), arresti in massa di operai (Francia, Polonia, ecc.), chiusura delle organizzazioni rivoluzionarie (...) Con l’accentuarsi delle contraddizioni imperialistiche e l’acuirsi della lotta di classe, il fascismo diviene il metodo sempre più diffuso di dominio della borghesia. Una forma particolare di fascismo nei paesi con forti partiti socialdemocratici è il socialfascismo, che serve sempre più spesso alla borghesia quale mezzo per paralizzare l’attività delle masse nella lotta contro il regime della dittatura fascista.

5. (...) Il Plenum del Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista impone a tutte le sezioni dell’IC il dovere di rafforzare la lotta contro la socialdemocrazia internazionale, quale maggior puntello del capitalismo.

Il Plenum del CE dell’IC invita a rivolgere particolare attenzione al rafforzamento della lotta contro l’ala “sinistra” della socialdemocrazia, che frena il processo di disgregazione della socialdemocrazia, seminando illusioni sul ruolo di opposizione di tale ala “sinistra” alla politica delle istanze dirigenti socialdemocratiche, mentre, di fatto, appoggia a tutto campo la politica del socialfascismo.

3. Sia il fascismo che il socialfascismo (socialdemocrazia) sono per la conservazione e il rafforzamento del capitalismo e della dittatura della borghesia, ma da questo traggono conseguenze tattiche diverse. Dal momento che la situazione della borghesia al potere in ogni paese è oggi particolarmente contraddittoria e le impone spesso di bordeggiare tra una rotta verso un deciso scatenamento della lotta contro i propri nemici esterni e interni e una rotta più cauta, tale contraddizione si riflette anche nelle differenze di posizioni di fascismo e socialfascismo. I socialfascisti preferiscono un ricorso più moderato e “legale” alla violenza di classe borghese, perché sono contrari al restringimento delle basi della dittatura borghese: essi ne difendono l’immagine “democratica” e la conservazione, per quanto possibile, delle sue forme parlamentari, la cui mancanza rende loro difficoltoso assolvere la propria specifica funzione di inganno delle masse operaie. Al tempo stesso, i socialfascisti, trattenendo gli operai da azioni rivoluzionarie contro gli attacchi del capitale e del crescente fascismo, rivestono il ruolo di copertura, dietro cui i fascisti hanno la possibilità di organizzare le proprie forze e spianare la strada alla dittatura fascista.

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Note
da “KOMMUNISTICESKIJ INTERNATSIONAL V DOKUMENTAKH. Reshenija, tezisy i vozzvanija kongressov Kominterna i plenumov IKKI. 1919-1932 – Pod redaktsiej Bela Kuna”; Partijnoe Izdatel’stvo, Moskva 1933.

23; 24 = VI Congresso dell’Internazionale Comunista – La situazione internazionale e i compiti dell’IC; § 4. “Lotta di classe, socialdemocrazia e fascismo”. Agosto-settembre 1928

3; 5 = X Plenum del CE dell’IC – La situazione internazionale e i compiti immediati dell’IC; § 1. “L’acuirsi delle contraddizioni fondamentali del capitalismo”; § 2. “I partiti della II Internazionale al potere”. Luglio 1929

3 = XII Plenum del CE dell’IC – La situazione internazionale e i compiti delle sezioni dell’IC; § 3.”Dittatura della borghesia, nazionalismo, fascismo e socialfascismo”. Settembre 1932.

Fonte

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