La triste vicenda
di Barbara Spinelli, che esemplifica al meglio le ragioni di
un’irrilevanza politica – quella dell’attuale sinistra elettorale –
vengono oggi confermate dal solerte Nick Vendola, secondo cui la
famigerata “lista Tsipras” altro non era che “un cartello elettorale, la
rozza sommatoria di un’edificazione last minute”. Un commento che si
somma alle “riflessioni” della Spinelli, che perentoriamente affermava
qualche giorno fa, sempre sul Corriere: “L’Altra Europa non è all’altezza del progetto”. Salvo tenersi poltrona e stipendio,
traslocando armi e bagagli nel gruppo (dal nome più sfigato dell’agone
politico) “Sinistra Unitaria Europea”, dopo aver promesso in campagna
elettorale che avrebbe rinunciato al seggio per garantire l’elezione di
altri militanti dal nome meno altisonante. Poi, si sa, prendersi uno
stipendio senza lavorare è sempre una buona prospettiva, che può
allegramente barattarsi con la coerenza.
Ma come? Dopo aver provato ad analizzare
la natura marginale, fuori tempo, fallimentare, di certi cartelli
elettorali riproposti pedissequamente ad ogni elezione (prima della
sfigata “lista Tsipras”, c’era la sfigatissima “lista Ingroia”,
e prima ancora altre ultra-sfigate ammucchiate elettorali dei
perdenti), oggi i dirigenti di quei raccoglitori di (non)voti
derubricano il tutto a “rozza sommatoria” elettorale? Ma con quale
coraggio? Ancora ci ricordiamo gli improbabili tentativi degli eterni
illusi, quella “massa”(massa?) di elettori nostalgici di un segno da
mettere in una scheda purchessia, convinti sempre e comunque di votare
il “menopeggio” (basta dare un’occhiata ai diversi commenti in calce ai
vari articoli di analisi di tali liste elettorali, linkati poco sopra).
Ci ricordiamo i rimbrotti, gli insulti, le raffinate analisi di chi
cercava di convincersi di un progetto considerato fallimentare, oggi
possiamo dirlo senza timore di smentita, persino da chi lo aveva
architettato. Inutile stare qui a ricordare di come certe cose vadano
dette prima, come cerchiamo – non solo noi – di fare in vista di certi appuntamenti politici, non dopo
una sconfitta numerica, perché la sconfitta politica che fonda questi
vani tentativi sarebbe la stessa anche in presenza di una tornata
elettorale azzeccata per sbaglio. Sono quei partiti, con quel ceto politico, che portano avanti quel
discorso politico, culturale ed economico, che vanno superati, non
reiterati stancamente ad ogni appuntamento. Siamo però convinti che chi
ha avuto il coraggio di votare le varie liste Ingroia/Tsipras,
arcobaleno o maestre qualsiasi, non mancherà di rilevare le
differenze sostanziali tra queste e il prossimo arzigogolo elettorale
creato solo per dare continuità ad un ceto politico in lotta contro il
proprio pensionamento. Sono le lotte di classe e la capacità politica di
esprimere una loro sintesi che creano un percorso, anche elettorale.
Non le riunioni tra sessantenni pluritrombati terrorizzati dall’idea di
trovarsi un lavoro.
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