Una kamikaze, forse una ragazzina, ha fatto strage ieri in una
moschea nigeriana nel villaggio di Malari, vicino a Maiduguri, capitale
del Borno, lo Stato nigeriano a maggioranza islamica dove il gruppo è
più attivo. Ma le notizie non sono ancora confermate e si parla anche di
due donne kamikaze in un mercato della stessa cittadina. Si tratta comunque del quarto attacco in una settimana, con un bilancio di oltre 160 morti.
Il bilancio delle vittime di ieri, invece, è di almeno 12
morti e, secondo alcune testimonianze, la kamikaze avrebbe avuto circa
15 anni. È stata notata dagli avventori della moschea, che
hanno cercato di allontanarla, ma si è fatta saltare in aria prima di
essere isolata. La giovane età dell’attentatrice ha fatto pensare alle
centinaia di donne e ragazze nigeriane rapite dal gruppo islamista Boko
Haram, affiliatosi all’Isis all’inizio dell’anno, che sta seminando
terrore nel Paese e che in passato ha impiegato la tattica degli
attentati suicidi.
Non ci ancora rivendicazioni dell’attacco, compiuto il giorno
dopo il massacro di almeno 140 persone per mani dei miliziani di
Boko Haram. Gli uomini di Abubakar Shekau hanno passato per le armi i
fedeli riunitisi in preghiera nelle moschee di Kukawa.
Boko Haram porta avanti la sua “guerra santa” con l’intenzione di
imporre una stretta e fanatica versione della sharia alla popolazione.
Le moschee, più che le chiese, entrano spesso nel mirino di questa
setta. Secondo Amnesty International, negli ultimi sei
anni sono stati almeno 17mila i musulmani uccisi dai miliziani e un
milioni e mezzo di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case per
sfuggire alle carneficine.
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