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09/12/2019

Chi rivela verità nascoste sulle guerre della NATO viene ucciso: il caso Kelly

La guerra all’Iraq, basata sulle menzogne di Robert Mueller (mandante di Powell) e Tony Blair, ha fatto almeno un milione di morti. I responsabili sono tutti liberi, al loro posto, e stanno godendo dei giganteschi profitti ricavati dalla guerra stessa e/o dei lauti compensi per conferenze e consulenze in giro per il mondo.

Chi li ha denunciati invece è morto, come David Kelly, oppure viene fatto lentamente morire in galera, come stanno facendo ora con Julian Assange.

Ma chi era David Kelly? Kelly era un assai stimato scienziato consulente del ministero della Difesa inglese ed un’autorità britannica nella guerra biologica, impiegata dal Ministero della Difesa e precedentemente ispettore dei sistemi d’armamento per conto delle Nazioni Unite in Iraq. Il suo presunto suicidio causò una grave crisi politica in Gran Bretagna.

Kelly aveva giudicato assai “modesta” la minaccia irachena e, prima di “essere suicidato”, nel luglio del 2003, dopo essere stato indicato come la fonte per un servizio della BBC in cui si accusava il governo di aver ingigantito la minaccia irachena per giustificare la guerra, era stato uno degli ispettori dell’ONU in Iraq.

Durante un’intervista riguardante il dossier sulle presunte armi di distruzione di massa possedute dall’Iraq, che fu rilasciata da Kelly al giornalista Andrew Gilligan, lo scienziato avanzò precise accuse sull’infondatezza del dossier presentato dal Governo Blair.

Il 29 maggio 2003 Gilligan raccontò del dossier di Kelly sulla BBC, nel corso della popolare trasmissione radiofonica “Today programme”. L’intervento, ripreso dal resto della stampa inglese, causò un clamoroso scandalo politico nel corso del 2003: si manifestarono profondi dubbi sulla veridicità dei dossier riguardanti le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein e di conseguenza sulla necessità dell’intervento armato del Regno Unito in Iraq.

Alla morte dello scienziato seguì uno ‘scoop’ della BBC che rivelò, citando fonti confidenziali, che un dossier sulle presunte armi di distruzioni di massa nelle mani del governo iracheno fu ‘gonfiato’ dal governo britannico per sostenere la decisione della Gran Bretagna di entrare in guerra. Fu poi rivelato che era stato lo scienziato e consulente governativo David Kelly a passare le informazioni sul falso dossier. Dopo pochi giorni, nel luglio 2003, il suo corpo fu trovato senza vita a poco distanza dalla sua casa nell’Oxfordshire.

Successivamente la Commissione d’inchiesta sui fatti, presieduta da Lord Hutton, si espresse scagionando il Governo inglese da qualunque responsabilità sul dossier e rimproverando Gillian e la BBC per non aver controllato la veridicità delle notizie diffuse. Tuttavia, le polemiche non cessarono ed il sindacato dei giornalisti britannici (NUJ) ritenne le critiche di Lord Hutton ad Andrew Gilligan e alla BBC “ del tutto infondate” e il rapporto “una minaccia all’indipendenza giornalistica in questo paese”.

Analoga fu la presa di posizione della Federazione Nazionale Stampa Italiana, che definì il rapporto Hutton “un’inaccettabile invasione di campo della politica nell’informazione”.

David Kelly venne ritrovato cadavere ad Harrowdown Hill, una foresta nell’Oxfordshire, ufficialmente suicida dopo aver ingerito 29 pastiglie di un analgesico, il co-proxamol. Ciò avvenne pochi giorni dopo la testimonianza di Kelly davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare che indagava sulla vicenda. La mattina precedente il ritrovamento del suo corpo senza vita, David Kelly era uscito di casa dicendo alla moglie che stava andando a fare una passeggiata.

L’esame necroscopico attribuì la morte ai profondi tagli sul polso sinistro e sul petto di Kelly vennero anche rinvenuti 4 elettrodi adesivi, gli stessi utilizzati per un elettrocardiogramma. La spiegazione fu che furono applicati sul corpo del Dottor Kelly per accertarne il decesso.

Tuttavia, le testimonianze di colleghi e conoscenti ritrassero un Kelly del tutto sereno alla vigilia della propria morte. In particolare una vicina di casa, Ruth Absalom, lo incontrò per ultima ad un chilometro da casa sua, trovandolo tranquillo e conversando amichevolmente con lui. Inoltre, il collega Terence Taylor, altro ispettore ONU in Iraq, amico di Kelly da 16 anni, notò che Kelly non vedeva l’ora di assistere alle nozze di sua figlia, fissate per l’ottobre successivo.

Nel 2007 venne pubblicato “The Strange Death of David Kelly“ a cura del liberaldemocratico Norman Baker. Baker indagò sulla morte di David Kelly.

Secondo la versione ufficiale, Kelly avrebbe avuto un tracollo psicologico in seguito all’interrogatorio condotto nei suoi confronti in modo estremamente aggressivo dalla commissione parlamentare d’inchiesta britannica. E così, a causa della pressione psicologica e dello stress seguito all’interrogatorio, avrebbe deciso di togliersi la vita due giorni dopo. Nel suo libro, Baker contestò questa versione degli eventi sostenendo che Kelly fosse invece stato assassinato.

Grazie ad una richiesta a norma della legge “Freedom of Information” (che in Italia manca clamorosamente), Baker ottenne visione del materiale dell’inchiesta scoprendo un particolare sconcertante.

Secondo i rapporti forensi, sul coltello che Kelly avrebbe usato per tagliarsi i polsi non c’erano impronte, nessuna impronta. Kelly non indossava guanti (il rapporto dice proprio che non sono stati trovati guanti) e non si capisce perché in un frangente del genere dovrebbe avere avuto cura di non lasciare impronte sull’arma del delitto.

Nel rapporto si legge inoltre che Kelly si sarebbe reciso l’arteria ulnare di un polso. Si tratta di un’arteria al di sotto dei tendini. Anche in questo caso è difficile pensare che Kelly si sia procurato una tale ferita, un atto che andava ben oltre la necessità del suicidio. Recidere quell’arteria vuol dire esercitare molta forza e farsi molto male (è stato usato un coltello da giardinaggio non troppo affilato) per niente; recidere le vene dei polsi per ottenere il dissanguamento richiede molto meno dolore.

Baker, per assicurarsi che non si fosse trattato di un caso, chiese all’Office of National Statistics quante persone morte nel 2003 (anno della morte di Kelly) avessero riportato il taglio dell’arteria ulnare: solo il dottor Kelly.

La moglie di Kelly si è sempre detta convinta del suicidio, data la pressione alla quale era stato sottoposto il marito. Molti suoi conoscenti avevano invece smentito pensieri suicidi da parte della vittima e diversi medici avevano contestato il risultato dell’autopsia. Non è superfluo notare che se Kelly non si è suicidato, qualcuno lo ha ucciso ed ha organizzato una messinscena.

Baker dichiarò “Sono convinto oltre ogni ragionevole dubbio che questo non può essere stato un suicidio. Le prove mediche non lo supportano e lo stato mentale e la personalità di David Kelly suggeriscono il contrario. Non è stato un incidente, quindi sono arrivato alla conclusione che si è trattato di omicidio.” [1].

Diversi esperti e politici hanno riacceso il dibattito nel 2010 sulle circostanze della morte dello scienziato. Dominic Grieve, il più autorevole consulente legale del governo, in un’intervista al Daily Telegraph, Grieve dichiarò di “voler sciogliere qualsiasi dubbio sulla vicenda” ma che, per avviare nuove indagini, “ servivano prove convincenti per dimostrare che quello di Kelly non era stato un suicidio”.

La vicenda riesplose sulle pagine della stampa britannica dopo che un gruppo di medici avanzò seri dubbi sulle spiegazioni ufficiali fornite dal governo sulla morte di Kelly.

Ciò che rendeva più increduli gli esperti era proprio la causa del decesso, cioé l’emorragia, considerando che Graham Coe, il detective che fu tra i primi a arrivare sulla scena della morte, affermò subito che non c’era molto sangue sulla scena della morte.

Alle voci degli esperti che pretendevano chiarimenti si aggiunsero presto quelle di politici di tutti i partiti. “Coloro che hanno espresso dubbi sui motivi che hanno condotto Lord Hutton a non chiarire tutti i lati oscuri del caso, potrebbero avere un argomento valido” dichiarò Grieve al Daily Telegraph, aprendo alla possibilità di coinvolgere nelle nuove indagini anche esponenti del governo dell’epoca, come l’ex premier Tony Blair. Ma, poi aggiunse “non ho ricevuto nessuna prova che dimostri una causa alternativa della morte. Se mi verranno fornite, avanzerò una richiesta all’Alta Corte per avviare una nuova inchiesta”.

La vedova del dottor David Kelly ha parlato della morte del marito per la prima volta, in nuovo libro, pubblicato in Gran Bretagna, ad aprile 2018, che rivisita il caso del defunto ispettore del governo. La giornalista investigativa Miles Goslett afferma di aver ottenuto un estratto di una lettera inviata da Janice Kelly, 72 anni, ad un attivista che stava cercando di riavviare l’inchiesta sulla sua morte.

Goslett ritiene che un’inchiesta ufficiale sulla morte del dottor Kelly, 59 anni, trovato morto a Harrowdown Hill, a due miglia da casa sua a Southmoor, nell’Oxfordshire, il 18 luglio 2003, sia l’unico modo per risolvere le domande senza risposta. In tutti questi anni la signora Kelly ha mantenuto un dignitoso silenzio sulla morte di suo marito da quando ha rilasciato un’intervista al New York Times il giorno in cui è stato trovato il corpo e non ha mai messo pubblicamente in discussione i risultati dell’indagine della commissione parlamentare presieduta da Hutton.

Il libro della Goslett è il risultato di diversi anni di ricerca che è partita da una lettera pervenuta a Rowena Thursby il 10 giugno 2004. La sig.ra Thursby, un editrice che all’epoca aveva 40 anni, aveva istituito il Kelly Investigation Group e stava lavorando con un certo numero di medici per cercare di riaprire l’inchiesta. La signora Kelly stava rispondendo a una lettera che la signora Thursby le aveva inviato in merito ai propri sospetti sul caso.

Goslett ha scritto nel suo libro: “La lettera dice che la signora Kelly non ha dubbi sul fatto che suo marito sia stato ucciso e il motivo per cui lo hanno fatto è stato perché il lavoro della sua vita era finito […] . E dice pure che lei e suo marito sono state entrambi completamente traumatizzati durante l’ultima settimana della vita di David Kelly” . Ma poi, stranamente, aggiunge che suo marito “non aveva bisogno di alcuna razione esterna per porre fine alla sua vita. Il fatto che abbia scelto di porre fine alla sua vita alla sua prima opportunità disponibile è perché aveva completato ciò che gli era stato chiesto.”[2].

Secondo quanto riferito, la signora Kelly ha anche considerato l’eventualità che il dott. Kelly potesse essere stato assassinato, come suggerito dai “teorici della cospirazione”. Il libro afferma che Mrs. Kelly dichiarò: “Sono consapevole che le prove presentate sulle circostanze fisiche e materiali che circondano la morte di David potrebbero non dare un verdetto completo del suicidio stesso […] questo ha reso difficile per alcuni accettare che la sua morte era stata davvero un suicidio […] La ‘teoria della cospirazione’ è relativamente facile da mettere insieme, forse molto più facile del fatto di accettare l’idea del suicidio“. [3]

Secondo quanto scritto dalla Goslett, la vedova Kelly disse che non avrebbe mai messo in discussione le cause della morte del marito, ma disse pure che non avrebbe mai chiesto alla sig.ra Thursby di interrompere la sua campagna. Tuttavia, secondo quanto riferito, aggiunse: “Ho avuto un grande volume di lettere di sostenitori della tesi dell’omicidio ed ho avuto molto tempo da considerare e riconsiderare […] Sono andata con la mente più volte alle ore precedenti la morte di David e sono assolutamente certa che si sia suicidato.”[4]

Goslett afferma che il giorno in cui la sig.ra Thursby ricevette la lettera, ebbe anche una telefonata da parte della signora Kelly in cui quest’ultima diceva di aver cambiato idea sulla sua pubblicazione. “Thursby ha accettato di restituire la lettera ma, poiché era legalmente di sua proprietà, ne ha fatto una copia, un estratto che ha condiviso con alcuni membri del Kelly Investigation Group[…] Questo estratto non è mai stato pubblicato prima.” [5]

Il dott. Kelly aveva fornito prove alla commissione per gli affari esteri il 15 luglio del 2003, appena due giorni prima della sua scomparsa. Quando gli fu chiesto del suo presunto coinvolgimento nella divulgazione di informazioni al giornalista della BBC Andrew Gilligan in merito al cosiddetto “dossier” del governo, sostenne che il caso della guerra con l’Iraq “era stato risolto”. David Kelly era stato precedentemente indicato dalla stampa come la principale fonte dello scoop di Gilligan sul “dossier gonfiato”, cosa che il funzionario aveva subito negato ma che, quasi certamente, ne ha decretato il verdetto di morte.

Note:

[1] The Strange Death of David Kellly, di Norman Baker , (GB), 2007
[2] An Inconvenient Death – How The Establishment Covered Up The David Kelly Affair di Miles Goslett, ed. Head of Zeus(GB) , 2018
[3] Ibid.
[4] Ibid.
[5] Ibid.

Fonte

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