di Giuditta Brattini
Faccio un aggiornamento visto che ho un collegamento di fortuna.
Noi, il gruppo degli operatori umanitari siamo ancora al campo dell’Unrwa, a Rafah, in attesa che aprano il valico. Ed è anche possibile che in giornata riusciremi a muoverci, grazie al fatto che l’Egitto dovrebbe autorizzare, in accordo con americani e israeliani, l’ingresso del convoglio umanitario che prevede generi alimentari, medicinali, ma non il gasolio.
Ecco, io vorrei fare il punto della situazione e vi affido queste parole. Anche perché l’unica intervista che ho rilasciato, al Tg, ha riportato solo la parte sulla condizione degli “internazionali”, ma non ha speso una parola rispetto a quanto ho illustrato sulla quotidianità della popolazione, dei palestinesi,
Qui nelle ultime ore il ministero della salute ha mandato gli ultimi dati, dove si parla di 4137 morti, di cui il 70% sono donne, bambini ed anziani.
I feriti sono ormai quasi 14.000.
Parte dei corpi delle vittime però non sono stati ancora recuperati. Si parla di altre 1400 persone che sono rimaste sotto le macerie, e metà di queste sono bambini.
Come avrete saputo Israele ha bombardato due giorni fa [l’audio è di ieri, ndr] l’Al Alhi Hospital, nella città vecchia di Gaza. Ha bombardato un ospedale dove c’erano i feriti, i medici, e dove c’erano anche famiglie evacuate dalle loro case, che si erano messe nei giardini dell’ospedale per trovare un riparo sicuro.
Altri sette ospedali sono stati comunque bombardati parzialmente, e danneggiati, con una interruzione in pratica di una parte dei servizi.
Altri 21 centri sanitari distribuiti in tutta la Striscia di Gaza sono rimasti nell’impossibilità pratica di fornire servizi.
Israele continua a chiedere agli staff medici dell’Al Quds Hospital di evacuare perché è loro intenzione bombardarlo.
Finora il personale medico si è rifiutato di evacuare, di spostare i pazienti in altri luoghi, anche perché non ci sono altre strutture sanitarie nella striscia di Gaza che potrebbero accogliere così tanti feriti.
L’ultimo punto, ma non meno importante per completare i crimini di Israele, è ricordare che anche 46 medici, o comunque personale sanitario, è stato assassinato; 85 sono rimasti feriti, 23 le ambulanze che sono state colpite.
Qui c’è una continua evacuazione di persone dal nord della striscia verso il sud, ma adesso da qui molti si spostano verso Rafah in cera di una via d’uscita in Egitto.
L’Unrwa parla di 500.000 sfollati nelle scuole della stessa Unrwa. A questi vanno però aggiunte altre 200.000 persone – ma i numeri non sono certi – di tutte quelle famiglie che hanno abbandonato le loro case e si sono avvicinate ad altri familiari oppure nelle scuole governative.
Oggi l’Unrwa ha diramato un comunicato in cui dice che anche i propri centri non sono più al sicuro. Ma questo, come sappiamo bene, non è una novità. In tutte le sue aggressioni passate, e in questa anche, Israele ha sempre fatto oggetto dei suoi bombardamenti le strutture Unrwa, unitamente a quelle ospedaliere.
Ieri poi è stata bombardata anche la chiesa ortodossa, con 16 morti.
Sotto le bombe di Israele non c’è salvezza per nessuno.
Devo inoltre denunciare il fatto che di giornalisti non ce ne sono. Ho sentito qualche giornalista italiano che è negli insediamenti di Askelon o Sderot o Tel Aviv, dove raccontano dei lanci di missili e di questa popolazione israeliana molto impaurita al suono delle sirene, ma anche se l’informazione dovrebbe essere un diritti per tutti, questi giornalisti non chiedono di poter entrare nella striscia di Gaza.
Al pari di Francesca Battistini che, vedo, dall’Ucraina è volata in Israele, ed è sempre stata molto attenta ai bombardamenti russi sugli ucraini... ma ci farebbe piacere vederla anche nella striscia di Gaza, a documentare anche dell’altro.
Questo lo dico perché, come vedete, l’informazione la dobbiamo dare sempre – e in forma molto moderata – noi che siamo presenti qui. E non c’è da parte degli organi di stampa un’informazione che rispecchi quella che è la realtà.
Si sta consumando una catastrofe, mi par di capire, nel silenzio assoluto dell’Europa e del mondo, ecco. Compresi i paesi arabi. Perché le dichiarazioni e le condanne sono facili da fare e facili da scrivere. Sono le azioni conseguenti che non ci sono mai state. E questo ha dato ad Israele l’impunità per continuare...
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