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05/12/2013

E adesso, banda di truffatori?

E adesso, banda di truffatori? La sentenza della Corte Costituzionale è arrivata non imprevista, ma egualmente durissima. Della legge elettorale detta “porcellum” grazie alla qualifica data dal suo stesso ideatore, sono incostituzionali i due pilastri essenziali: il premio di maggioranza, per le sue dimensioni abnormi (dà il 55% dei seggi alla Camera e al Senato – su base regionale – alla lista che prende più voti, indipendentemente dalle percentuali); e le liste bloccate, ovvero l'impossibilità per gli elettori di esprimere preferenze.

Un piccolissimo premio di maggioranza era previsto anche dalla legge elettorale del 1946, il “proporzionale puro” che ha retto dignitosamente per diversi decenni, perché è inevitabile che in un sistema elettorale aperto a chiunque voglia provarci sono sempre possibili liste-coriandolo che prendono lo zero virgola, e dunque ci saranno sempre voti che non “producono effetti” sul Parlamento; così come ci sono sempre dei “resti” che vanno in qualche modo ripartiti tra le liste che ottengono dei seggi. Il tentativo democristiano di introdurne uno più grande, detto subito "legge truffa", scatenò quasi un'insurrezione (del Pci).

Ma certo non è aderente ai princìpi della Costituzione nata dalla Resistenza che “il primo prende tutto”, anche se dovesse ipoteticamente vincere con il 10% dei voti.

L'assenza di preferenze, è noto, espropria gli elettori dell'unico potere “sovrano” di cui dispongono – indicare un possibile “rappresentante” - e apre le porte del Parlamento a portaborse, amanti, ricattatori, strozzini, ecc. L'unica "qualità" indispensabile diventa infatti quella del “buon rapporto” con chi ha il potere di compilare le liste dei candidati e deciderne la “posizione” (quelli in fondo non verranno mai eletti). L'idea di avere – come in un lontano passato – un Parlamento senza le Gelmini, Carfagna, Santanché, Di Girolamo, Biancofiore o gli Scilipoti, Di Gregorio, Razzi, Capezzone, ecc, lo renderebbe meno insopportabile persino a noi. Forse.

E adesso, banda di truffatori? La Consulta spiega nella sua nota che ovviamente il Parlamento “può sempre approvare nuove leggi elettorali”, ma “nel rispetto dei princìpi costituzionali”. Ovvero un proporzionale puro, aggirabile in parte solo con il “doppio turno alla francese”. In parte, perché "il rischio" per i partiti "terminali della Ue" è che nemmeno questo sarebbe sufficiente a sbarrare la strada ai “populisti” a là Grillo; che a febbraio arrivarono di fatto secondi (e sarebbero magari stati i primi, se nelle liste del Pd non avessero trovato posto componenti diverse – socialisti, ecc - “obbligate” a coalizzarsi fin da subito a causa dello sbarramento al 4%).

Un sistema proporzionale non lo vuole nessuna delle forze politiche presenti in Parlamento, nemmeno i “cinque stelle”. Perché l'attuale classe politica è tutta intera assolutamente anti-costituzionale. Lo è culturalmente, perché non ha alcuna base filosofico-ideale compatibile con la Carta; lo è praticamente, perché vive come un impiccio le “regole davvero valide per tutti”. Abituati a ragionare sulla base della convenienza di breve momento, sono ormai geneticamente incapaci di sollevarsi al di sopra dell'"immediato" e guardare - almeno - da qui a venti anni.

Neanche la “sinistra radicale” ora extraparlamentare, del resto, aveva posto ostacoli insormontabili all'approvazione del “porcellum”. In pubblico, la “bozza Calderoli” veniva criticata a mezza bocca, ma ricordiamo benissimo i dirigenti bertinottiani che – in privato – si fregavano le mani definendola “una favola”, per il banale motivo che consegnava la selezione del gruppo dirigente nelle mani dell'allora segretario. Una “semplificazione” del dibattito benedetta proprio da tutti. Come nella setta della Guyana all'arrivo del veleno...

Veniamo da venti anni di delirio “bipolarista”, che hanno reso egemone l'unica vera “cultura politica” di un capitalismo in crisi: il mito della governabilità. La democrazia non taglia via preventivamente nessun interesse "rilevante" e nessuna componente ideale – dovrebbe sbarrare la strada solo ai fascisti, che ne rifiutano i princìpi; ma sappiamo che non avviene – quindi è “costitutivamente” esposta alle “lungaggini” della discussione, del compromesso tra interessi diversi, “condannata” a partorire decisioni che non soddisfano pienamente tutti e magari non sono nemmeno perfettamente efficienti.

La filosofia della governance - termine aziendale, non "politico" - non prevede opposizione, si è presentata come soluzione “razionale” fin dai tempi della Commissione Trilaterale (primi anni '70), ma si è imposta come visione egemone nell'Occidente “liberale” solo dopo la caduta del Muro. Solo dopo che è diventato evidente – agli occhi dei capitalisti – che non era più necessario “trovare un compromesso” con il movimento operaio all'interno di ogni paese. Da quel momento la Costituzione italiana è stato un ostacolo vissuto con insofferenza sia a destra come “a sinistra”.

E adesso, banda di truffatori? La legge elettorale che vi ha consentito di stare lì è incostituzionale, quindi illegittima. Vero è che questo non inficia, neppure in termini di Costituzione, la “legittimità” delle scelte fatte dai due Parlamenti eletti in base a quella legge. Nemmeno la presenza al Colle, per la prima volta in "bis", di quel Giorgio Napolitano che non ha mai nulla da eccepire sulle incostituzionalità legislative...

Ma una ulteriore, bella, mazzata alla vostra credibilità è evidente. Non dovreste stare lì, non ne avete titolo.

E non dovreste decidere più nulla. Solo approvare una legge elettorale che ricalchi il dettato della sentenza e poi via, fuori da quel Palazzo, per nuove elezioni.

Sappiamo che non lo farete. Per voi la Costituzione è “solo un pezzo di carta”. E quindi se voi state lì illegittimamente secondo la Costituzione, voi cambierete la Costituzione rovesciandone il segno. Da buoni golpisti da operetta.

Del resto non siete più già ora un “parlamento democratico”, e lo sapete, e non vi fa problema. Così come non lo è mai stato quello europeo, dove un parlamentare non può nemmeno presentare una proposta di legge.

Del resto non esprimete più nemmeno un “governo”, ma una semplice amministrazione provinciale di un non-Stato in costruzione, l'Unione Europea.

In effetti, tutto si tiene. O meglio, non si tiene più...

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