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02/12/2013

L'impeachment di Napoltano


E' sempre un guaio quando un problema vero viene sollevato nel modo sbagliato, o da persone poco attendibili.

Accade questa volta con Giorgio Napolitano, unico presidente della Repubblica a concedersi un bis, primo ex-Pci a salire sul Colle (ed anche l'ultimo, se non altro per assoluta mancanza di altri candidati plausibili con la stessa origine), stravolgitore della Costituzione mille volte più di Cossiga, costruttore della torsione "presidenzialista" della prassi repubblicana, facitore di governi e maggioranze totalmente diverse da quelle uscite dalle urne. Ma soprattutto terminale intelligente di una volontà politica "aliena" come la Troika (Fondo Monetario Internazionale, Bce, Unione Europea) nel frantumare il "modello sociale", il welfare, l'art. 11 della Costituzione ("l'Italia ripudia la guerra").

Beppe Grillo, nel suo terzo "vaffaday" di ieri, a Genova, ha preannunciato una "procedura di impeachment" nei suoi confronti. E sul piano costituzionale ce ne sarebbero molti estremi. Ma è abbastanza prevedibile che una simile "pensata" non troverà seguaci in Parlamento e nemmeno nel paese, stante l'immagine - costruita ad arte per tutti i presidenti della Repubblica dopo Cossiga - del "buon nonnetto" che ci protegge da lontano. Nemmeno i seguaci residui di Berlusconi balzeranno facilmente su un carro simile. In fondo, per quanto possano aver trovato "insufficiente" la difesa del Cavaliere da parte del Colle, Napolitano resta pur sempre il suo più autorevole difensore...

Qui ci troviamo infatti davanti a più problemi convergenti. Non ci sono "soggetti politici" credibili per mettere in stato d'accusa - come meriterebbe - Giorgio Napolitano. Non possono esserlo quelli che lui dirige, determina, ricatta o "consiglia", e che fanno parte della maggioranza. Non lo è Sel, ovvero Vendola, che si è sempre ben guardata dall'esprimere anche una sola singola critica nei confronti delle prassi disinvolte del Quirinale. Non lo è Grillo, attore consumato ma fuori del Parlamento e auriga di una carrozza - il "Cinque Stelle" - con le ruote fuori convergenza (il suo "populismo" oscilla quotidianamente tra sloga di destra e singole critiche "di sinistra").

Soprattutto, il conflitto sociale fin qui emerso non ha ancora pienamente riconosciuto i propri avversari veri: quelli che "fanno le decisioni" e le lasciano applicare a un governicchio da operetta. E fin quando la mobilitazione sociale non investe consapevolmente e unitariamente gli assetti "portanti" del potere, quest'ultimo dorme sonni relativamente tranquilli...

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