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01/02/2014

Egitto. Morsi in aula, aumenta la tensione


È di un morto e 35 feriti il bilancio degli scontri che hanno insanguinato la vigilia del processo all'ex presidente egiziano Mohamed Morsi, ripreso oggi al Cairo. L'esponente dei Fratelli Musulmani, deposto dal golpe militare del 3 luglio scorso, è in aula assieme ad altri 14 imputati per rispondere all'accusa di avere incitato all'uccisione di 12 manifestanti nel dicembre del 2012 e di essere evaso dal carcere durante la rivolta del 2011, con la complicità del movimento palestinese Hamas. Accuse da pena capitale, ma un verdetto del genere rischierebbe di far precipitare il Paese nel caos: sono ormai quotidiani gli scontri tra i sostenitori dell'ex presidente e le forze di sicurezza; gli attacchi alle caserme e ai commissariati; gli omicidi mirati; gli arresti indiscriminati di manifestanti e giornalisti (20 reporter di Al Jazeera sono sotto processo per sostegno ai Fratelli Musulmani). Inoltre, l'intero vertice della Fratellanza, ormai fuorilegge, è in carcere con accuse pesantissime.

I sostenitori di Morsi, il primo presidente eletto dopo il trentennale regime di Hosni Mubarak, continuano a scendere in piazza denunciando l'illegittimità del governo dei militari. Oggi sono state annunciate nuove proteste a "sostegno del legittimo presidente eletto", mentre ieri sono scoppiati violenti scontri tra manifestanti e polizia, affiancata da civili filo-esercito, a Matareya, a Giza, a Ain Shams. Sempre ieri, due ordigni sono esplosi davanti a una caserma sulla strada tra il Cairo e Alessandria e un commissariato è stato assalito da uomini armati, ne è seguita una sparatoria in cui ha perso la vita un numero imprecisato di agenti. Prosegue anche l'offensiva delle Forze armate egiziane nel Sinai: ieri l'aviazione - ha fatto sapere il portavoce delle Forze armate - ha colpito le case di "pericolosi estremisti legati al gruppo terroristico dei Fratelli Musulmani" nella zona di Sheikh Zwayed, uccidendo sette persone e ferendone cinque. Secondo fonti militari, trentuno jihadisti sono stati uccisi negli ultimi sette giorni. Lo scorso 25 gennaio, anniversario della rivolta che ha deposto Mubarak, il gruppo qaedista Ansar Bait al-Maqdis aveva rivendicato l'abbattimento di un elicottero dell'aviazione egiziana in cui erano morti cinque soldati. Lo stesso gruppo ha firmato l'omicidio del generale Mohamed Saeed, funzionario del ministero dell'Intero. È stato un anniversario insanguinato: almeno 50 egiziani sono morti negli scontri con la polizia, 240 i feriti e oltre mille gli arrestati, quasi tutti sostenitori dei Fratelli Musulmani. Secondo Amnesty International, almeno 1.400 persone sono morte negli scontri con le forze di sicurezza dal 3 luglio scorso.

La terza udienza del processo a Morsi, che è imputato in quattro procedimenti, si apre dunque in un clima di tensione e violenza, mentre l'Egitto, alle prese con gravi problemi economici, si avvia alle elezioni presidenziali (si terranno prima delle politiche), il prossimo aprile. E il favorito alla presidenza al momento è il generale Abdel Fattah al Sisi, protagonista del colpo di stato militare del 3 luglio. Dal 15 gennaio il Paese ha una nuova Costituzione che amplia ulteriormente i poteri dei militari. Una Carta approvata con un referendum che ha registrato una scarsa partecipazione: ha votato il 36 per cento degli aventi diritto.

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