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20/03/2014

Cacciatori di teste cercano laureati esperti per prestigioso incarico... a zero stipendio

Ad Aosta parte una selezione riservata a laureati per un incarico biennale a zero stipendio: soffia sull’Italia il vento della Grecia, paese dove è stato da poco proposto il lavoro senza retribuzione. Ma gli schiavi, nel mondo antico, ricevevano almeno vitto e alloggio.

L’irrinunciabile bando di cui sopra è stato lanciato dall’ARPA, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, della regione Valle d’Aosta. Per partecipare è necessario non solo essere laureati  (in discipline tecnico-scientifiche o politiche ed economico-gestionali), ma possedere anche esperienza nella «partecipazione e gestione di progetti nazionali e/o internazionali di ricerca, di cooperazione e di formazione inerenti problematiche ambientali con particolare riferimento ai temi di competenza dell’agenzia». Non è il solito stage, ma un lavoro -  e di responsabilità -  nel fundraising  (reperimento fondi) per l’ARPA stessa. In palio: zero stipendio. Manco uno straccio di rimborso spese.

Gli head hunters, i “cacciatori di teste” dell’Agenzia pubblica, sostengono di voler “fare un esperimento” in questi tempi segnati dalla crisi.

Se la questione vi appare come una bizzarria da cronache locali, è bene allora ricordare quanto di recente è stato avanzato in Grecia dal KEPE, il centro di ricerca per l’economica pianificata, direttamente collegato al ministero del Lavoro ellenico. L’istituto, con il suo presidente Ioannis Cholezas, ha partorito una brillante proposta per risolvere il problema della disoccupazione giovanile, che in quel paese tocca i vertici del 60%: dare alle aziende la facoltà di assumere giovani disoccupati fino a 24 mesi senza corrispondere loro alcun salario. L’illuminato presidente del KEPE propone inoltre l’ ”esportazione” dei disoccupati, attraverso incentivi per quelle imprese greche con base all’estero disposte ad assumere i senza lavoro.

In un'intervista,  Cholezas, sottolineando di parlare a titolo personale, ha così motivato la proposta: “Attualmente i giovani privi di esperienza lavorativa hanno due possibilità: o lavorare al nero (senza assicurazione e oneri sociali), o non lavorare affatto, dato che molti imprenditori non hanno la possibilità di retribuirli”.

E così, quasi più troikista della troika, il presidente dell’istituto di ricerca greco disegna un panorama dove lavoratrici e lavoratori sono pura merce, adatta anche ad essere esportata. Dove costano sempre meno, anzi: sono a costo zero. Schiavi per un anno - o forse per il resto della vita.

Ma l’anelito verso dei lavoratori sempre più “economici” e asserviti non riguarda soltanto la massacrata Grecia. In Italia, il caso ARPA Valle d’Aosta sembra porsi in sintonia con un progetto più generale. Infatti, di tutti i mirabolanti provvedimenti annunciati dal governo Renzi, uno soltanto avrà effetti immediati e riguarda proprio l’ulteriore precarizzazione del mondo del lavoro.

Dopo l’entrata in vigore del decreto legge varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 marzo, sarà possibile assumere con contratti a tempo determinato fino a 36 mesi, senza interruzione e con abolizione della “causale”, ovvero la necessità di motivare con ragioni (di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo) la temporaneità del rapporto di lavoro. Il contratto a termine potrà dunque essere prorogato fino ad otto volte in tre anni per la stessa attività. È stato inoltre modificato l’apprendistato: cade, fra l’altro, l’obbligo del contratto in forma scritta e l’obbligo di stabilizzare almeno il 30% degli apprendisti al termine dell’iter. Si supera così, con un decreto, quanto già “riformato” dalla professoressa Elsa Fornero, e quanto già precedentemente introdotto dal “pacchetto Treu” e dalla legge 30 – scusate se è poco.

Tutto questo è poi l’antipasto ad un disegno di legge delega «per riordinare le forme contrattuali vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto produttivo e occupazionale». In due parole, arriverà il famigerato “contratto unico a tutele crescenti”: senza diritti per alcuni anni. Poi, se sei stato zitto e buono, forse qualche tutela ti verrà elargita - è il JobsAct, bellezza…

Un ulteriore abbassamento dell’asticella dei diritti, motivato – per l’ennesima volta – con il dogma indimostrato “più flessibilità, maggiore occupazione”. Ma quando, in questa limbo dance sadica, l’asticella sarà così bassa da farci catafottere per terra; quando i diritti sociali e del lavoro saranno stati via via tutti strappati – in nome delle “mani libere” alle imprese, del pareggio di bilancio e di chissà quale altra litania malefica –; quando Salomè avrà finalmente la testa del Battista, servita su di un piatto d’argento, che cosa resterà della civiltà europea? Quali spettri si aggireranno fra quelle macerie? Masse di schiavi, senza più nulla da perdere?
Salomè, Salomè, danza per il mio piacere. Io ti prego di danzare per me. Io sono triste questa sera. Si, io sono assai triste questa sera. Quando giunsi qui scivolai nel sangue, il quale è un presagio cattivo; e intesi nell'aria un battere d'ali, un battere d'ali gigantesche. Io non so dire che cosa ciò possa significare... Io son triste questa sera. Dunque danza per me. Danza per il mio piacere, Salomè, ti supplico. Se danzi per me puoi chiedermi ciò che tu vuoi, e io te lo darò. Sì, danza per il mio piacere, Salomè, e quella cosa che tu mi chiederai io te la darò, fosse pur essa la metà del mio regno.
Erode Antipa, tetrarca di Galilea e Perea,  in “Salomè”, dramma in atto unico di Oscar Wilde.

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