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15/03/2014

Golpo Persico - Guerra fredda araba

I media cominciano già a chiamarla “Guerra Fredda araba”. E data l’aria tesissima che tira in questi giorni nel Golfo, forse non hanno tutti i torti. Il nuovo fronte del conflitto diplomatico all’interno del Consiglio di Cooperazione del Golfo lo ha aperto l’Arabia Saudita, quando ha chiesto al Qatar di chiudere il network al-Jazeera: il canale, secondo Riyadh, alimenta le “sedizioni”. Non solo: a Doha è stato intimato anche di chiudere il Brookings Doha Centre e l’Arab Centre for Research and Policy Studies, due famosi Think Tank presenti nella penisola.

A rivelarlo, sono stati ieri alcuni media del Golfo, in primis Gulf News, che citano una fonte anonima vicina a uno dei rappresentanti presenti all’ultimo meeting del CCG. Il fatto si sarebbe verificato durante la famosa seduta del 5 marzo scorso, quella in cui Arabia Saudita, Emirati e Bahrein hanno annunciato il ritiro dei propri ambasciatori dal Qatar in risposta al rifiuto di Doha di implementare un accordo comune siglato tre mesi fa, volto a schiacciare il sostegno ai gruppi vicini ai Fratelli Musulmani, cui Doha è sempre stata dichiaratamente vicina.

Il principe Faysal al-Saud, ministro degli Esteri saudita, avrebbe chiesto tre cose a Doha: chiudere al-Jazeera, chiudere i due Think Tank e arrestare tutti i “fuorilegge” proprio come stanno facendo gli altri membri del CCG. Qualche giorno fa l’Arabia Saudita e il Kuwait hanno infatti arrestato due membri della Fratellanza, tra cui un ex-parlamentare egiziano, dopo il mandato di cattura internazionale diffuso dalla giunta militare del Cairo, che ha ripreso il potere nel luglio scorso con un golpe ai danni dell’ex-presidente Mohamed Morsi, l’unico nella storia d’Egitto a essere stato eletto democraticamente.

La risposta di Doha è stata ferma: “Le richieste saudite – avrebbe detto il ministro degli Esteri qatariota secondo la fonte – costituiscono un’interferenza negli affari interni”. Banditi dalla quasi totalità degli Stati del Golfo, con Riyadh che si è subito allineata al Cairo nel dichiarare il gruppo fondato da Hassan al-Banna “organizzazione terroristica”, i Fratelli Musulmani sono sempre stati ben accetti a Doha: il suo supporto, sia economico che politico si è palesato già subito dopo la rivoluzione che ha deposto l’ex-presidente Hosni Mubarak nel gennaio del 2011, mentre ora, come accusano Riyadh, Dubai e Manama, il Qatar darebbe rifugio a molti dei suoi membri, oltre ad aver concesso ad alcuni di loro la cittadinanza qatariota.

Quanto ad al-Jazeera, il network pan-arabo più famoso al mondo, è accusato di influenzare le masse e di fornire una copertura “di parte” in favore dei Fratelli Musulmani: con il golpe dello scorso luglio e i sanguinosi scontri che ne sono seguiti tra esercito e sostenitori della Fratellanza, la violenza della piazza si è estesa anche ai giornalisti di al-Jazeera. E’ già da alcuni mesi che va avanti la “caccia al giornalista”, con il picco massimo registrato durante il terzo anniversario della rivoluzione in cui alcuni reporter stranieri sono stati scambiati per dipendenti dell’emittente qatariota e picchiati selvaggiamente in pubblico. E i reporter di al-Jazeera, quelli veri, sono in carcere al Cairo, sotto processo per aver “sostenuto i Fratelli Musulmani terroristi”.

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