Il pezzo della Borromeo
sulle adolescenti mi procura un gran fastidio a pelle. Lo devo dire: è
moralista. Ed è anche strapieno di stereotipi o comunque ne rafforza un
bel po’. Passa l’idea di sedicenni che fanno a gara per trovare un pene e
conseguire lo sverginamento come status sociale. Ci piazza dentro anche
il pregiudizio secondo cui queste ragazze userebbero la pillola del giorno dopo come soluzione per riparare alle loro leggerezze, aggiunge un po’ di parole sporche
che fanno inorridire, se accostate all’adolescente che ha da apparire
linda e pudica, e il gioco è fatto. Quello che ne viene fuori, per dirla
come direbbe mia figlia, è il tratteggio di una identità mediaticamente
spendibile per farci megapuntatone a Porta a Porta. E ha
ragione, perché stuzzica pruriti, è anche morboso, e non capisco come e
perché un servizio del genere possa essere considerato un buon mezzo per
indagare la vita delle adolescenti.
Ci sono alcuni punti che io vorrei
rilevare: il diritto alla sessualità consapevole delle ragazze che non
viene mai citato, il diritto ad ottenere informazioni certe sulla
contraccezione che manca e parlo dell’assenza, spesso, di strutture di
riferimento per accedere alla contraccezione. Il racconto che viene
fuori dall’articolo non so perciò a quale realtà davvero si riferisce.
Cioè: dove stanno tutti questi fantomatici luoghi in cui non esisterebbe ombra di obiezione di coscienza e che mollano un contraccettivo d’emergenza a una ragazza senza, come minimo, imputarle un po’ di decadimento di valori morali?
La ragazza spregiudicata che fa pompini, seghe, ovvero partecipa
attivamente ad una vita sessuale tra adolescenti, non mi sconvolge
neanche un po’. E’ la maniera di raccontare queste cose che mi sembra
giudicante e allora mi viene in mente la sollecitazione, sempre più
frequente, che arriva anche da certe donne moraliste, di portare a
scuola non l’educazione sessuale ma quella sentimentale, perché è tutto
un rieducare soprattutto le fanciulle a coprirsi per salvaguardare la
loro dignità e a dare valore al sentimento invece che all’acquisizione
di consapevolezza che serve per vivere meglio la sessualità. Nel senso
che certe adulte hanno difficoltà a parlarti di sesso e se proprio
devono farlo ti diranno di masturbarti con sentimento.
Mi viene in mente anche che entrare nell’intimità di una ragazza
basandosi sulla testimonianza di una o due fanciulle, un po’ come
farebbe Lucignolo su Mediaset o qualunque altro programma in cerca di
sensazionalismo sui disagi dei gggiovani, non è neppure
un’inchiesta. E non è per mettere in dubbio quello che dicono ma
semplicemente perché la generalizzazione certamente non aiuta. Cosa
vogliamo dire? Che queste ragazzine sono un po’ tanto zoccole e che
quello che fanno rappresenta appieno il degrado dei valori? La mossa
successiva quale sarà? Dire che non hanno una figura autoritaria che le
rimette a posto? Che hanno bisogno del papà machista? Che gli serve fare
educazione domestica e pensare che domani dovranno essere madri?
E tutto questo ruotare attorno alla faccenda della verginità? Che ce
ne frega quando le ragazze perdono la verginità? E’ quello il punto? Che
la perdono per gioco, per scommessa, non per amore, o chi lo sa? E
abbiamo noi da suggerire quale dovrebbe essere il modo giusto? Quello di
conservarsi pure fino al grande amore? Ma poi, anche sull’uso di certi
termini, sulle ragazze “indemoniate”, ovvero quelle che la danno facile e
che inibirebbero i ragazzini, ma vi sembrano concetti
universalizzabili? Io non lo so quant* tra voi ricordano i 16 anni ma di
sicuro se a quell’età vuoi scopare non ti metti con un fanciullino che
ha meno consapevolezza di te. Li cerchi un po’ più grandi, comunque un
minimo consapevoli, e anche questo potrebbe essere uno stereotipo perché
comunque non si sa. Di sicuro non ti metti a stuprare la psiche dei
ragazzetti che vengono descritti come se fossero Woody Allen con il
terrore in corpo all’avvicinamento di una tetta.
In Sicilia, giusto per fare un esempio, non molto tempo fa tre
ragazzini di 14 anni, all’incirca, hanno stuprato, picchiato e ucciso
una bambina di 13 anni. Ci sono quelli che ti pigliano per il culo,
usano una fotografia fatta nell’intimità e poi ti ricattano per ottenere
sesso non consensuale le volte dopo. Ci sono quelli che partecipano ad
un rapporto consensuale e poi però è lei che deve cambiare scuola
invece a loro nulla o quasi viene detto. Chissà come e perché alla
fine, insomma, la morale non libera la sessualità, la ricerca del
piacere, il gioco erotico, ma ti pone due sole alternative per cui
l’adolescente se non è vittima è sempre colpevole. Allora raccontare la
sessualità delle ragazze come se fosse, nel 2014, ancora roba del
demonio non aiuta. Non aiuta affatto nella individuazione delle
complessità.
Il mondo perso delle adolescenti bacate e dalle cosce aperte comunque
in questi ultimi tempi ce lo stanno descrivendo in tutte le salse. Le
babyzoccole, le babysverginate, che poi a 16 anni non so quanto sei
baby, e lo sguardo è paternalista, con un moralismo atroce calato
dall’alto che implica e spinge verso soluzioni autoritarie.
Queste ragazze, insomma, sono sbagliate e andrebbero aggiustate. Next Stop sarà la spiegazione su come farlo.
Che dite: gliela raccontiamo noi la sessualità delle adolescenti? Ditemi, se volete: abbattoimuri@grrlz.net .
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