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18/02/2015

Il governo acquista gli F35. E’ la guerra bellezza!

ll governo Renzi ha deciso di attuare il programma F35, che costerà quasi 12 miliardi di euro, e che prevede l’acquisto da parte dell’Italia di 90 caccia Jsf di produzione statunitense. Il progetto originario ne prevedeva 131. Il governo, nonostante l’opposizione della sinistra e del mondo pacifista, ha voluto mantenere l’impegno. La notizia, fatta circolare dall’agenzia Reuters, ha trovato conferma dall’ufficio del Pentagono addetto agli F35: “L'Italia comprerà almeno 90 F-35. Il numero giusto (jet) per l'Italia per avere il ruolo industriale che vuole è 90, una cifra che ci permette di garantire le esigenze di difesa del paese” afferma una nota del portavoce del Pentagono. Ma la notizia viene confermata anche da autorevoli fonti militari italiane, secondo le quali si sta lavorando per portare a casa quel numero di velivoli ma con un taglio consistente dello stanziamento originario. In serata, è arrivata la presa di posizione anche del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che in un tweet (ormai pare che si debba twittare su tutto) ha scritto: “Nessuna conferma, nessuna disdetta. Numero di 90 è stato stabilito dal precedente Governo. Il programma prosegue secondo l’illustrazione data al Parlamento”. L’11 dicembre scorso, il Pentagono aveva comunicato di avere scelto l’Italia per la manutenzione della fusoliera dei caccia F35 costruiti da Lockheed Martin, con la Gran Bretagna come paese di sostegno. L’impianto da tempo indicato per l’assemblaggio delle fusoliere degli F35  è quello di Cameri, vicino Novara. “Il riconoscimento del sito di Cameri quale unica struttura in Europa per le attività di logistica e manutenzione ad alto contenuto tecnologico degli F-35 rappresenta un’ulteriore conferma dei livelli di eccellenza di Finmeccanica in campo aeronautico», aveva commentato l’amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti. L’Italia si conferma così partner strategico degli Stati Uniti in materia di armamenti e forse non solo di quelli. Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa a Palazzo Madama aveva commentato così l’annuncio del Pentagono a dicembre: “Questa è una decisione molto importante, perché oltre a confermare l’ottima capacità industriale italiana nel settore aeronautico, è anche un riconoscimento dell’autorevolezza che l’Italia sta riacquistando nel mondo. Si conferma, infine, il solido rapporto di amicizia tra l’Italia e gli Usa”. Non la pensano affatto così un gruppo di ex alti ufficiali dell'Aereonautica Militare e di ex dirigenti dell'Alenia, i quali a marzo del 2014 avevano inviato un documento proprio alla Commissione Difesa sconsigliando l'acquisto degli F35 e motivandolo ampiamente: "E’ significativo – osservano gli estensori del documento – che né Francia né Germania partecipano al JSF, solo il Regno Unito fra le potenze della nostra dimensione è nel programma; da notare però che il Regno Unito ha un bilancio della difesa che è tre volte il nostro ed inoltre ha un rapporto unico con gli Usa”. Inoltre con gli F35 – si legge nella relazione inviata alla Commissione Difesa – “la nostra industria aeronautica retrocede agli anni 60″, cioè al livello di “manifattura su licenza americana”, “vanificando gran parte della crescita tecnologica e progettativa acquisita faticosamente” negli ultimi decenni, visto che nel programma JSF la nostra industria è “esclusa dalle aree tecnologiche più appetibili (motore, guerra elettronica, radar ed altri sensori, integrazione dei sistemi elettronici di bordo e stealth )” a causa dei “vincoli di segretezza posti dal Congresso su moltissime parti del progetto che devono rimanere di esclusiva pertinenza americana”. In pratica una fregatura da molti punti di vista.

Dunque 90 caccia F 35 verranno pagati e acquistati dall’Italia alla Lockeed statunitense nonostante alcune mozioni avessero cercato in qualche modo di imbrigliare le azioni del governo Renzi. Solo a settembre dello scorso anno la Campagna “Tagliamo le ali”, così commentava un esito del dibattito parlamentare che a noi era parso tutt’altro che soddisfacente: “Pur non condividendone l’impostazione, che conferma esplicitamente la partecipazione al programma F-35, la nostra Campagna considera un passo comunque positivo l’approvazione della mozione a prima firma Scanu (PD) che impegna il Governo a un dimezzamento del budget complessivo iniziale a disposizione dei caccia. Ciò comporterebbe, se confermato, un’ulteriore diminuzione sul numero complessivo di velivoli a partire dai 131 previsti inizialmente. Di questa riduzione la nostra Campagna non può che essere contenta” scrivevano allora i pacifici pacifisti aggiungendo “L’impegno che ci prendiamo è però quello di vigilare per verificare la concretezza e l’efficacia delle azioni che il Governo vorrà intraprendere al riguardo”. Se saranno di parola avranno il loro bel da fare. Soprattutto perché nel clima di guerra che ormai si respira a pieni polmoni, la “spesa pubblica militare” sembra essere l’unico capitolo a non trovare ostacoli o moralisti sulla propria strada.

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