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20/05/2015

Atene non rimborsa il Fmi? Tra compromesso e rottura

Chi aveva pensato che l'ultimatum emesso ieri da Merkel e Hollande dovesse segnare la fine dell'incertezza – quella che non piace “ai mercati” – intorno alla crisi greca, deve ora rifarsi i conti. A poche ore dall'intimidazione, infatti, il presidente del parlamento greco – un esponente del partito di governo, Syriza – ha spiegato che la Grecia non rimborserà al Fmi la rata in scadenza il 5 giugno (319 miliioni di euro), solo una parte del complessivo miliardo e 500 milioni dovuto per giugno, qualora non fosse stato raggiunto un accordo vero e soddisfacente con “i creditori”. Ossia i governi dell'Unione Europea, la Bce e lo stesso Fmi.

Il ministro del lavoro Panos Skuletis, di suo, ci ha aggiunto una considerazione politicamente giustissima, ma che avrà fatto rizzare i capelli in testa a tutti “gli operatori di mercato”: «Vi assicuro che se ci dovessimo trovare di fronte a un dilemma tra pagare un creditore che si rifiuta di firmare un accordo con noi e un pensionato, pagheremmo il pensionato». «Spero che saremo in grado di pagare entrambi».

La situazione è in stallo. L'accordo è possibile solo sotto forma di erogazione di fondi in cambio di riforme strutturali. Il disaccordo è su quali debbano essere queste “riforme”. Fin qui Atene si è rifiutata di toccare ancora le pensioni, i salari e le regole del mercato del lavoro. Ovvero di fare la controfigura dei governi Samaras e Papandreou, che hanno accettato ogni diktat della Troika precipitando il paese nella povertà.

Sul possibile accordo pesa però anche la posizione del Fmi, che non può – statutariamente – partecipare a un salvataggio senza che vi sia una “sostenibilità certa del debito” del paese interessato. La Grecia è stata costretta ad arrivare al 180% del Pil (era al 125% al momento in cui sono iniziati i “piani di aiuto”), quindi bisognerebbe arrivare a una “ristrutturazione del debito” tagliando le cifre attese dai partner europei (i governi); mentre il Fmi sarebbe al riparo della clausola che lo considera “creditore privilegiato”, quindi da risarcire prima degli altri.

Queste le scadenze più vicine.
5 giugno: ad Atene servono 300 milioni di euro per un rimborsare il Fondo Monetario Internazionale.
12 giugno: Atene deve rifinanziare 3,6 miliardi di euro di Bond in scadenza e trovare 340 milioni di euro per rimborsare un'altra rata al FMI, per prestiti precedentemente erogati.
16 giugno: Atene deve trovare la disponibilità di altri 566 milioni di euro da rimborsare al FMI.
18 giugno: i ministri delle Finanze dell'euro blocco si riuniscono in Lussemburgo. A margine dell'incontro, al quale la Grecia non è invitata, discuteranno del problema greco.
19 giugno: Atene deve rifinanziare 1,6 miliardi di euro di Bond in scadenza, trovare 340 milioni di euro da restituire al Fondo Monetario e altri 85 milioni di euro per pagamento di interessi alla BCE.
25 e 26 giugno: i leader europei si riuniscono a Bruxelles per valutare la situazione greca.

E intanto dentro Syriza monta la discussione lacerante: “compromesso onorevole” o “rottura”?

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