Nel film Tempi Moderni l'operaio Charlot si affanna alla catena di montaggio mentre viene controllato dal padrone, che da un grande schermo spia e comanda tutti i dipendenti. Negli Stati Uniti degli anni '30 la denuncia dell'incombere sul lavoro dell'occhio del padrone faceva parte della svolta progressista del New Deal di Roosevelt. 35 anni dopo quel film in Italia lo Statuto dei Lavoratori, nel suo articolo 4, vietava i controlli audiovisivi, salvo accordo sindacale, e ogni altra forma di controllo a distanza sul lavoratore.
Oggi il governo Renzi, che applica la controriforma sociale voluta dalla Troika e dalla finanza internazionale, legalizza lo spionaggio aziendale ai danni del lavoratore. Il controllo televisivo resta più o meno vincolato alle leggi di una volta, ma non perché si sia voluto tutelare i lavoratori. Le telecamere già oggi servono per i parcheggi, per le entrate, per le zone a rischio e per prevenire furti, non per il controllo delle attività. Nessun padrone oggi ha bisogno di comportarsi come quello di Charlot.
I controlli sul lavoro da tempo son attuati attraverso il cablaggio e la messa in rete di tutti gli strumenti e le postazioni di lavoro. Le macchine hanno in ogni postazione una registrazione delle attività. Le catene di montaggio, le casse dei supermercati, le automobili aziendali, i treni e gli autobus, i computer negli uffici, i magazzini, le entrate e le uscite, tutti i posti di lavoro da tempo son connessi ad una rete che permette il controllo del lavoratore.
Quando i mass media parlano di tablet e cellulari aziendali come strumento di controllo, quasi fossimo entrati in virtù di questi strumenti in una nuova era, dimostrano ancora una volta di essere puri oggetti di propaganda ideologica. Il controllo a distanza nelle imprese c'è sempre stato da quando esiste l'elettronica, solo che grazie allo statuto dei lavoratori non poteva essere usato contro gli interessi e i diritti delle persone.
Nel corso della mia esperienza sindacale ho fatto e verificato tanti accordi sindacali che affrontavano la materia. Quando una macchina a controllo numerico registra il proprio avanzamento, segnala anche i tempi e le modalità dell'attività del lavoratore. Ma gli accordi sindacali stabilivano che nulla di quei dati a conoscenza del padrone potesse essere usato a danno del lavoratore. Il padrone sapeva, ma non poteva usare quanto sapeva contro il lavoro.
Ora Renzi toglie l'obbligo di accordo sindacale e soprattutto permette all'azienda di usare i controlli sul lavoro per tutto ciò che è previsto dai contratti. Cioè per gli orari, i ritmi, le pause, gli organici, le ferie, la malattia e chi più ne ha più ne metta. Ogni lavoratore avrà la sua scheda personale perfettamente legale dove sarà registrato anche quante volte si soffia il naso. La privacy, come tutto il resto, sarà questione di classe e il lavoratore senza diritti verrà schedato come qualsiasi altra merce. E sulla base di quella schedatura il padrone potrà promuovere o demansionare o, se necessario, licenziare senza reintegra, grazie alla distruzione dell'articolo 18.
La libertà di spionaggio completa quindi il quadro della controriforma del lavoro di Renzi. Ti controllo e se non dai il massimo ti degrado e se non basta ancora ti caccio. È la realizzazione del sogno degli industriali, come ha detto il presidente di Confindustria Squinzi. Ed è anche il materializzarsi dei peggiori incubi per chi lavora, a causa di un governo che si dichiara di centrosinistra, ma che contro i lavoratori sta realizzando le cose peggiori dalla sconfitta del fascismo.
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