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01/08/2015

Londra - Il Partito Laburista svolta a sinistra? La sfida di Jeremy Corbyn

C’è grande attesa per l’esito delle primarie del Partito Laburista, previste nelle prossime settimane per designare un partito reduce dalla storica sconfitta elettorale di maggio e dai disastri dell’era Milliband. Le schede per le primarie cominceranno ad essere spedite il 14 agosto e i risultati definitivi saranno annunciati il 12 settembre. Al voto possono partecipare tutti coloro che si sono già registrati versando un contributo di tre sterline.

Sono molti i candidati in corsa per la leadership, ma per la prima volta dopo molto tempo, accanto ai vari esponenti del Labour ‘renziano’, c’è anche un personaggio che sta catalizzando le ansie di cambiamento e di ritorno ad una politica di sinistra ormai abbandonata dai laburisti decenni fa. Secondo alcuni sondaggi Jeremy Corbyn, esponente di una sinistra che potremmo definire socialista, avrebbe allo stato un forte vantaggio nelle intenzioni di voto della base del Labour sugli sfidanti. Secondo il tabloid Daily Mirror, che avrebbe visto un sondaggio riservato sulla contesa, Corbyn sarebbe accreditato di un 42% dei voti contro il 22,6% di Yvette Cooper, il 20% di Andy Burnham e il 14% di Liz Kendall.

Avrebbe quindi la vittoria in tasca? No, perché naturalmente nel momento in cui i suoi sfidanti si renderanno conto della possibilità concreta di una vittoria dell’outsider – Corbyn lo definisce nei suoi attacchi “sorprendentemente retro” (!) – faranno convergere i voti sul candidato più quotato, allo stato Yvette Cooper. Secondo lo stesso sondaggio, se ci fosse uno scontro diretto, Corbyn, 66enne deputato di Islington, quartiere a nord di Londra, avrebbe comunque qualche possibilità di battere la Cooper, 51 a 49.

Naturalmente la macchina burocratica del Partito Laburista è in allarme per la possibile ascesa di un personaggio inviso all’establishment e animato da propositi fortemente in contrasto con l’anima liberista della formazione tra le più centriste del panorama socialdemocratico europeo. Alcuni deputati laburisti si sono già attivati per sbarrare la strada a Corbyn. La stampa, nella sua quasi totalità, è impegnata in una aperta campagna di denigrazione del rappresentante di quella che viene definita la ‘vecchia guardia’ e denuncia “infiltrazioni” dell’estrema sinistra nel Labour, oltre che di esponenti del partito conservatore nel tentativo di favorire una svolta a sinistra del partito. Sulla questione è intervenuto anche l’ex leader laburista e primo ministro Tony Blair, artefice di una delle più consistenti svolte liberiste nella storia della sinistra britannica. «Il cuore ti dice di votare politiche radicali? Concediti un trapianto e segui la tua testa perché si vince al centro... e anche se la sinistra tradizionale conducesse alla vittoria, io non la seguirei. Bisogna guardare avanti, non rinculare verso pensieri lontani dal mondo di oggi...».

Ma sembra che in qualche modo il vento greco e quello spagnolo – i riferimenti sono evidentemente a Syriza e a Podemos – stiano spirando anche a Londra, nonostante le nette differenze di collocazione della Gran Bretagna nel quadro geopolitico europeo rispetto ai Piigs. E nonostante la capitolazione dell’esecutivo di Atene rispetto agli ennesimi, pesantissimi diktat di Bruxelles e Berlino. In questi mesi la classe lavoratrice britannica è stata investita da una serie di misure varate dal governo conservatore il cui contenuto antipopolare ha scioccato più di un elettore del centrosinistra: miliardi di tagli al welfare, all’istruzione e alla sanità, licenziamenti di massa nel settore pubblico e nei servizi, una legge che renderà gli scioperi assai più complicati e ininfluenti. E così la voglia di una risposta “radicale” alla svolta a destra impressa dai conservatori alla politica londinese sembra animare una parte consistente della base laburista, soprattutto in considerazione del fallimento della sua classe dirigente nelle elezioni di maggio.

Jeremy Corbyn viene descritto da chi lo conosce come ferventemente antimonarchico e contrario alle politiche di austerità che accomunano tutti i principali partiti del panorama britannico, Labour compreso, dichiaratamente ostile al nucleare, e troppo legato a una cultura socialista per ricevere le simpatie dei trentenni e dei quarantenni che si sono impossessati della struttura del partito. Mentre invece molte realtà sindacali, base storica del Partito Laburista, si sono espresse a suo favore, anche se Corbyn non si può certo considerare un estremista di sinistra. Ma si definisce ambientalista, ha affermato che Hamas ed Hezbollah non sono da considerare avversari e che i processi di pace vanno fatti “proprio con le parti che ci piacciono di meno”, in parlamento ha votato contro la guerra in Afghanistan e poi quella in Iraq, ha alle spalle una lunga storia di militanza nel Movimento per il Disarmo Nucleare.

Recentemente lo sfidante di sinistra alla guida del Labour ha incassato il sostegno di altre due organizzazioni sindacali, quella dei lavoratori della comunicazione e quella del settore trasporti. Dopo Unison e Unite, riferisce il quotidiano "The Guardian", anche la Communication Workers Union (Cwu), che conta 200 mila associati ed è il quinto sindacato nazionale, ha deciso di sostenere Corbyn come antidoto al blairismo mentre la Transport Salaried Staffs' Association (Tssa) lo ha scelto per il suo programma ostile all’austerità.

Il segretario generale della Cwu, Dave Ward, ha spiegato che la scelta nasce dal rifiuto dell'idea che il Labour debba occupare il centro del panorama politico, che tra l’altro "si è significativamente spostato a destra negli ultimi anni". "Pensiamo che sia il momento di cambiare per il Labour. La presa dei blairiani e di individui come Peter Mandelson deve essere allentata una volta per tutte. È un virus all'interno del Partito laborista e Jeremy Corbyn è l'antidoto" ha spiegato Ward alla stampa. Corbyn – ha aggiunto il leader sindacale – è in linea con molte delle posizioni della Cwu, come ad esempio l'opposizione alla svendita della Royal Mail, le mitiche poste britanniche.

Se dovesse vincere la sfida delle primarie – e non è affatto detto – c’è chi giura che un minuto dopo i deputati del Labour chiederebbero un congresso straordinario per estrometterlo e tornare al ‘centro’.

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