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16/09/2015

Dedicato agli antifascisti “distratti”

Aurelio Grossi, novantasei anni, concittadino di Giorgio Napolitano, mentre parla con Pasquale D’Aiello, documentarista giovane e preparato, impegnato in un progetto di recupero e valorizzazione di una memoria storica che rischia di svanire per sempre. In Italia, Aurelio è ultimo volontario di Spagna che sia ancora in vita. Napolitano non lo sa, è troppo impegnato nella distruzione della repubblica, ma Aurelio non ha fatto la fronda nei gruppi universitari fascisti, ma ha combattuto contro i franchisti, i fascisti e i nazisti. Tre lunghi anni di guerra sanguinosa, una ferita a un occhio, i campi d’internamento francesi, poi l’Italia, Napoli, il carcere di Poggioreale e più di due anni di confino politico.

Le Istituzioni della repubblica antifascista e quanti si dicono oggi antifascisti avrebbero dovuto essergli riconoscenti, averlo in gran conto, onorarlo e non fargli sentire il peso della solitudine. Nessuno s’è mai ricordato di lui e le Istituzioni, tutte e a tutti i livelli, lo hanno lasciato solo, come solo se n’è andata senza la sorella, che da Barcellona, dai microfoni di “Radio Lìbertà” portò nell’Italia fascista la voce della Spagna libera e repubblicana.

Si fanno mille analisi per comprendere le ragioni della micidiale sconfitta delle sinistra, ma sono chiacchiere di sedicenti intellettuali, che hanno costruito le loro fortune sul nulla. La spiegazione è molto più semplice di quanto si voglia far credere. Semplice e terribile. La solitudine di Aurelio ce la racconta con una evidenza che non lascia spazio ai dubbi. Tra pochi giorni, per ricordare le Quattro Giornate, prenderanno la parola cani e porci e ci parleranno di scugnizzi e carabinieri. Di Aurelio non si ricorderà nessuno, perché nessuno sa che esiste e se glielo dici, non ti stanno a sentire. Qui a Napoli oltre 200 tra ex confinati e perseguitati politici presero le armi contro i nazifascisti, ma nessuno ne sa niente. Ormai la storia si scrive sotto dettato. Un insieme di veline.

Ecco che ciò che scrive Pasquale D’Aiello:

“Oggi abbiamo incontrato per il nostro documentario, “I primi saranno gli ultimi”, l’ultimo combattente italiano della guerra civile spagnola, Aurelio Grossi. Alla fine lo abbiamo ringraziato per il suo impegno per la libertà e per l’attenzione che ci aveva dedicato. Lui ci ha risposto, sforzandosi per raccogliere le sue poche energie: “sono io che ringrazio voi”. E il sorriso che ci ha regalato mi ha reso felice.

Ringrazio il professor Giuseppe Aragno che ci ha permesso di conoscerlo e ci ha reso possibile incontrarlo e il presidente dell’AICVAS, Italo Poma, che per primo ci ha messo sulle sue tracce“.


Per conoscere meglio l’interessante lavoro dell’ottimo D’Aiello, cliccare sul link:

I primi saranno gli ultimi.

Fonte

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