Tsipras ha avuto il miglior successo possibile: è innegabile. Considerato che esce da mesi terribili, che il suo partito ha avuto una scissione, che ha perso il numero due del governo, che ha fatto e sconfessato un referendum, che ha dovuto accettare i diktat della troika abbandonando tutte le promesse elettorali, non era pensabile un risultato migliore di questo.
Ha ridotto le perdite elettorali in termini percentualmente insignificanti, ha liquidato il suo dissenso interno costringendolo ad una scissione che ha mancato il risultato di entrare in Parlamento, ha ottenuto seggi sufficienti a fare maggioranza con Anel, con il Pasok e To Potami senza dover imbarcare Nea Democratia. Meglio di così non gli poteva andare.
A che si deve questo successo? In primo luogo al prestigio personale dell’uomo che può permettersi di stracciare un patto elettorale ed un referendum ed essere ancora creduto quando si propone come quello che rinegozierà il debito. Questo è in parte il risultato dell’immagine di sé che ha saputo costruire, in parte dell’inesistenza dei rivali: Nea Democratia, con Meimarakis non era certo in grado di cancellare l’immagine di partito di corrotti che (insieme al Pasok) detiene la maggior quota di responsabilità nel disastro finanziario del paese. La scissione di Lafazanis ha inciso pochissimo: troppo poco tempo a disposizione, troppa accondiscendenza a Tsipras sino ad un momento prima, troppo poca chiarezza nel programma. E, comunque, ha pagato il prezzo del “voto utile”: di fronte alla prospettiva del ritorno dei pescecani di Nd, gli incerti fra Siryza e Unità Popolare si sono riversati in massa sulla prima, che è un altro dei motivi della vittoria odierna. Peraltro anche il Kke non ha avuto che un piccolissimo incremento confermando sostanzialmente il suo insediamento.
D’altra parte, il Kke è di uno stalinismo patologico e non gode affatto di buona reputazione per la caterva di errori politici fatti. Auspicavo una sua affermazione insieme a quella di unità popolare perché resta il principale nucleo esistente di una possibile sinistra alternativa a Siryza, ma ero e sono perfettamente cosciente dei suoi terribili limiti e non mi stupisce questa stagnazione.
Degli altri non mette conto parlare, se non per notare come Alba Dorata non rappresenti nessun pericolo reale, attestandosi su valori largamente sottomaggioritari. Tsipras, peraltro ha saputo essere tempista (gli va riconosciuto) capitalizzando il seguito di consensi ottenuti come quello che “ha tenuto testa alla Bce e Berlino per cinque mesi”, andando a votare prima che si facessero sentire gli effetti del “Pacchetto” concordato con la Bce. Il resto lo ha fatto l’orgoglio nazionale dei greci (“Non volete Tsipras? E noi lo rivotiamo”).
Ma c’è anche una ragione “negativa” in questo successo che è tale in termini percentuali e non assoluti: i votanti sono scesi al 55%, il che ha “rivalutato” la base di voto si Siryza che, in termini assoluti perde un bel po’ di voti (circa un milione, ma aspettiamo i risultati definitivi per saperlo). La gente ha preferito non votare piuttosto che votare altro e questo dovrebbe far riflettere soprattutto quelli di Unità Popolare che sono apparsi come numericamente irrilevanti, ambigui politicamente ed, in definitiva, inefficaci. Però, questo è motivo di riflessione anche per Tsipras, non è detto che questa corrente elettorale si dissolva e non torni a materializzarsi in positivo se l’offerta politica dovesse cambiare.
E qui iniziano i dolori per il giovane Alexis: intanto deve fare un governo di coalizione che non è detto sia una gita di piacere, poi, man mano che si sentiranno gli effetti delle misure di austerità, non ci vuol molto a capire che il consenso calerà. Ma, soprattutto, la vera scommessa sta ancora in piedi: ce la farà Atene ad evitare il default e l’uscita dall’Euro? Una valutazione realistica riduce le probabilità di riuscita della manovra a percentuali molto, molto modeste ed, in ogni caso, a queste condizioni non si parla di crescita. Il piano di risanamento è molto probabilmente insostenibile per la Grecia e bisognerà vedere se la Bce e compagnia cantante saranno disposti ad un quarto bailout. Peraltro occorrerà vedere quanto costerà alla Grecia, in termini di espropri, l’eventuale default.
Tsipras è stato abile e tempestivo, ma ha solo ottenuto una dilazione per la sua verifica finale. Le forche caudine del debito sono sempre lì che lo aspettano alla fine del corridoio di lacrime e sangue che farà percorrere al suo popolo.
Alexis ha vinto, ma questo non vuol dire che abbia avuto ragione a luglio o la abbia adesso.
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