Mentre la diplomazia internazionale si è messa lentamente in moto per
cercare una soluzione all’ondata di violenze che dal primo ottobre
infiamma Israele e i Territori palestinesi occupati, la tensione resta
alta e ieri è stata un’altra giornata di scontri: sono stati
quattro i palestinesi uccisi dai soldati israeliani e un attacco
incendiario da parte di manifestanti palestinesi alla tomba di Giuseppe a
Nablus, Cisgiordania, ne ha distrutto una parte.
Il segretario Usa John Kerry la prossima settimana incontrerà in
Germania il premier israeliano Benjamin Netanyahu e ieri si è riunito in
sessione straordinaria il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Pare che al momento non sia prevista alcuna risoluzione. Secondo
fonti diplomatiche, la Giordania, custode delle moschee di al Aqsa e
della Roccia, il sito religioso al centro della contestazione sfociata
in violenze nelle ultime settimane, preme per l’approvazione di una
dichiarazione comune di israeliani e palestinesi che metta fine agli
scontri. Ma al momento non sembrano esserci spiragli: gli
israeliani accusano il presidente dell’Autorità nazionale palestinese,
Mahmoud Abbas, di incitare alla violenza e hanno preso misure durissime.
I quartieri palestinesi di Gerusalemme sono stati blindati, lo è
tutta la città in cui sono state rafforzate le misure di sicurezza e
sono stati dispiegati centinaia di agenti e soldati. Tel Aviv ha deciso per il pugno duro anche con i responsabili degli accoltellamenti di israeliani, quasi tutti uccisi:
i loro corpi non saranno consegnati alle famiglie alle quali saranno
demolite le case e confiscate le proprietà. Misure giudicate una
“punizione collettiva” da molte organizzazioni per i diritti umani.
Gli israeliani non ne vogliono sapere neanche della la proposta francese, riportata da Le Figaro,
di inviare osservatori internazionali a Gerusalemme, per controllare
che non siano commesse violazioni delle regole sulla Spianata delle
Moschee, il luogo che ha dato il via a quella che è stata ribattezzata
intifada. L’intifada dei coltelli per gli israeliani,
l’intifada di Gerusalemme per Hamas. Ma gli scontri e gli
accoltellamenti si sono diffusi anche nei Territori palestinesi occupati
e al confine con la Striscia di Gaza.
Il bilancio delle vittime è di otto israeliani uccisi quasi
tutti in attacchi con coltelli, e 37 palestinesi uccisi dal fuoco
israeliano, 15 dei quali legati agli accoltellamenti, mentre gli altri
sono morti durante le manifestazioni e gli scontri. Le misure adottate da Tel Aviv hanno fatto montare ulteriormente la rabbia tra i palestinesi e stamattina
c’è stato l’ultimo tentativo di accoltellamento, secondo quanto
riferito dall’esercito israeliano: a Hebron, in Cisgiordania, un 18enne
palestinese è stato ucciso da un ebreo dopo aver tentato di
accoltellarlo.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento