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17/10/2015

Israele - Palestina: prove di diplomazia all'ONU

Mentre la diplomazia internazionale si è messa lentamente in moto per cercare una soluzione all’ondata di violenze che dal primo ottobre infiamma Israele e i Territori palestinesi occupati, la tensione resta alta e ieri è stata un’altra giornata di scontri: sono stati quattro i palestinesi uccisi dai soldati israeliani e un attacco incendiario da parte di manifestanti palestinesi alla tomba di Giuseppe a Nablus, Cisgiordania, ne ha distrutto una parte.

Il segretario Usa John Kerry la prossima settimana incontrerà in Germania il premier israeliano Benjamin Netanyahu e ieri si è riunito in sessione straordinaria il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Pare che al momento non sia prevista alcuna risoluzione. Secondo fonti diplomatiche, la Giordania, custode delle moschee di al Aqsa e della Roc­cia, il sito religioso al centro della contestazione sfociata in violenze nelle ultime settimane, preme per l’approvazione di una dichiarazione comune di israeliani e palestinesi che metta fine agli scontri. Ma al momento non sembrano esserci spiragli: gli israeliani accusano il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, di incitare alla violenza e hanno preso misure durissime.

I quartieri palestinesi di Gerusalemme sono stati blindati, lo è tutta la città in cui sono state rafforzate le misure di sicurezza e sono stati dispiegati centinaia di agenti e soldati. Tel Aviv ha deciso per il pugno duro anche con i responsabili degli accoltellamenti di israeliani, quasi tutti uccisi: i loro corpi non saranno consegnati alle famiglie alle quali saranno demolite le case e confiscate le proprietà. Misure giudicate una “punizione collettiva” da molte organizzazioni per i diritti umani.

Gli israeliani non ne vogliono sapere neanche della la proposta francese, riportata da Le Figaro, di inviare osservatori internazionali a Gerusalemme, per controllare che non siano commesse violazioni delle regole sulla Spianata delle Moschee, il luogo che ha dato il via a quella che è stata ribattezzata intifada. L’intifada dei coltelli per gli israeliani, l’intifada di Gerusalemme per Hamas. Ma gli scontri e gli accoltellamenti si sono diffusi anche nei Territori palestinesi occupati e al confine con la Striscia di Gaza.

Il bilancio delle vittime è di otto israeliani uccisi quasi tutti in attacchi con coltelli, e 37 palestinesi uccisi dal fuoco israeliano, 15 dei quali legati agli accoltellamenti, mentre gli altri sono morti durante le manifestazioni e gli scontri. Le misure adottate da Tel Aviv hanno fatto montare ulteriormente la rabbia tra i palestinesi e stamattina c’è stato l’ultimo tentativo di accoltellamento, secondo quanto riferito dall’esercito israeliano: a Hebron, in Cisgiordania, un 18enne palestinese è stato ucciso da un ebreo dopo aver tentato di accoltellarlo.

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