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06/10/2015

Tre Premi Nobel alla scienza che vale

Quest’anno, il premio più ambito nel mondo scientifico per riconoscimento internazionale e per valore economico del premio stesso, è andato a tre illustri scienziati cinesi, giapponesi e irlandesi, per le loro scoperte in merito ad alcuni agenti che potranno combattere alcune delle malattie che ancora oggi rappresentano la causa di morte di migliaia e migliaia di persone nei paesi più poveri del mondo.

Il premio Nobel va all’irlandese W.C. Campbell e al giapponese S. Omura per la messa a punto di una nuova terapia contro alcune delle più gravi infezioni croniche e diffuse soprattutto in Africa, causate da vermi che vivono comunemente nel suolo ma che rappresentano pericolosi vettori di cecità fluviale (che porta all’infiammazione della cornea, fino alla cecità) e la filariasi linfatica (che attacca il sistema linfatico e provoca gonfiore cronico fino alla morta). Ogni bravo studioso sa che nulla si crea e nulla si distrugge, e che la natura è fatta di un equilibrio complesso in cui trovano spazio sia la causa che la soluzione del problema. Il gruppo di microbiologici di Omura, all’Università di Kitasato (Tokyo) ha selezionato dal suolo alcuni ceppi promettenti di streptomyces, e ha studiato il meccanismo di competizione con altre specie di microrganismi patogeni, scoprendo così il principio attivo dell’Avermectin, uno degli antibiotici più efficaci contro la cecità fluviale e la filariasi lifatica. Assieme al gruppo di Campbell, all'Università del New Jearsy, si è trovato il modo di riprodurre questo principio attivo su vastissima scala, e da qui il successo di questa impresa che rappresenta, per certi versi, la penicillina degli anni 2000.

Il terzo premio invece alla cinese Y.Tu, per aver perseverato nello studio delle erbe medicinali come l’artemisia, dalla quale ha estratto una principio attivo in grado di curare i sintomi precoci della malaria. Studiosa dell’Accademia cinese di medicina tradizionale cinese, esperta di erbologia, a lei si deve la scoperta dell'aremisina, nel lontano 1972, pochi anni dall’avvio di un programma top secret lanciato da Mao, per lo studio delle erbe medicinali cinesi usate per combattere le febbri malariche. Un lavoro certosino di raccolta e studio di ogni singola specie, fino ad arrivare all’estrazione e alla purificazione dell’artemisina, sulla quale oggi si fonda il principio attivo del Quinghaosur, uno dei farmaci più usati e potenti per combattere i parassiti della malaria.

Il premio Nobel va a questi tre magnifici capofila della medicina, ma anche a tutto il loro entourage, perché sia chiaro che per ogni scoperta rivoluzionaria, e per ogni intuizione individuale, è necessario il lavoro collettivo di menti eccelse e di manualità prodigiose per far si che venga raggiunto l’obiettivo.

L’impatto di queste scoperte è a dir poco rivoluzionario se si pensa che ogni anno al mondo, muoiono circa 100.000 persone di filariasi e oltre 450.000 persone di malaria. Scoperte che hanno salvato e salveranno molte vite, anche se sappiamo che la scienza e la medicina da sole non bastano a salvare vite umane dalle bombe di eserciti occupanti, dalla sete di profitto delle piccole e grandi corporations o dalle onde del Mediterraneo, reso autostrada e cimitero di popoli in fuga dalle guerre.

Questi premi Nobel si traducono in 855mila euro che i tre capofila si divideranno e investiranno in altre intuizioni, ricerche e scoperte, che possano rappresentare se non la soluzione, di sicuro un passo avanti per il progresso e il miglioramento delle condizioni di vita degli esseri viventi.

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