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01/04/2018

Ci passano Ariete e Leopard dalla variante di valico della A1?

Ricordate la telefonata di Mario alla radio, nel film di Nanni Moretti “Ecce Bombo”? L’amico etiope di Mario era sicuro che le gallerie delle autostrade fossero più strette della misura dei treni e che un carro armato non potrebbe passare per le gallerie dell’autostrada.

Ebbene: l’etiope aveva ragione. O, almeno, alla NATO ne sono convinti e hanno deciso di adeguarsi; o meglio: di far adeguare i collegamenti viari dei paesi UE alle necessità dei mezzi militari dell’Alleanza atlantica.

Bruxelles ha così adottato un piano di modernizzazione delle infrastrutture viarie dei paesi membri. Secondo RIA Novosti, già nel 2017 è stata condotta una valutazione generale dello stato di ferrovie e ponti del cosiddetto “Corridoio viario delle aree del Baltico e del Nord”, che comprende Estonia, Lituania, Lettonia, Olanda, Germania, Polonia, Finlandia e Belgio. In base alla perizia, è risultato che moltissimi tipi dei moderni mezzi militari, a causa di massa e dimensioni d’ingombro, non possono muoversi liberamente nella rete viaria di tali paesi, in particolare su ponti e ferrovie.

Da qui al 2019 è dunque all’ordine del giorno la valutazione delle infrastrutture anche di tutti i rimanenti paesi e ove queste non corrispondano allo standard necessario, si procederà al loro immediato adeguamento. Lo richiedono, naturalmente, le esigenze della “difesa europea”, come specificato nel “Action Plan on Military Mobility”, diffuso il 28 marzo dalla Commissione Europea.

Nel linguaggio sinodale di Bruxelles, “La UE sta già adottando le misure necessarie per dar vita a una Unione ... in grado di perseguire gli interessi e le priorità comuni nel promuovere la pace e garantire la sicurezza dei suoi cittadini e del territorio ... nella Strategia Globale per la Politica Estera e di Sicurezza della UE”.

Ovviamente, tutte le maiuscole sono d’obbligo, secondo il vangelo difensivo europeista. In tale prospettiva, dunque, dato che la sicurezza si “difende più efficacemente” al di là dei confini, per ogni dove il capitale finanziario spinga i propri interessi, ecco che una “migliore mobilità delle forze all’interno e all’esterno della UE migliorerà la sicurezza europea, consentendo agli Stati membri di agire più rapidamente, secondo le proprie necessità e responsabilità difensive, sia nel contesto delle missioni e operazioni di Politica per Sicurezza e Difesa Comune, sia nelle attività nazionali e multinazionali (cioè, nel quadro della NATO)”.

Così che, d’ora in poi, ogni volta che vedremo cartelli di lavori in corso lungo le strade, sapremo che vengono eseguiti per la “nostra sicurezza”, soprattutto per quella “nazionale e multinazionale”.

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