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08/12/2019

Le Iene della Marmotta

di Alessandra Daniele

È un trope classico del noir: un’eterogenea banda di criminali si mette insieme controvoglia per organizzare una rapina. Il colpo riesce fortunosamente, ma subito dopo i complici cominciano a litigare per spartirsi il bottino, finendo per ammazzarsi tutti a vicenda.

Una delle caratteristiche del trope è sembrare sempre un po’ una forzatura fatta apposta per dimostrare che il crimine non paga, che tutti i fuorilegge sono sociopatici autodistruttivi, e che possono sfuggire alla polizia, ma non al karma.

Spesso si finisce per pensare “Ma dai, nella realtà nessuno sarebbe così testa di cazzo”.

E invece.

Renzi il cannibale punta a ingrassarsi spolpando il PD, il pentito Di Maio rimpiange i suoi precedenti complici e continua a imitarli, il commissariato Zingaretti sogna di rifugiarsi all’opposizione mentre a Salvini ci pensa lo Spread, il sòla Di Battista cerca come sempre di fare le scarpe a Di Maio.

Mes, Mef, Mise, Mose, ogni crisi è un’opportunità per sputarsi in faccia, spararsi alle spalle, cavarsi gli occhi, buttarselo in culo.

Il governo Conte bis però non è un noir. È un horror.

La versione horror del Giorno della Marmotta.

Sembra uno degli inferni del Bardo Thodol.

Ogni giorno i complici si massacrano, si sbudellano, si fanno a pezzi. E ogni giorno si risvegliano di nuovo al punto di partenza.

Il governo Conte bis non è nato, è stato assemblato con pezzi di cadavere. Non è mai stato vivo, quindi non può morire.

I complici possono soltanto continuare a pestarsi a vicenda, finché servirà a chi li ha assemblati.

Poi cadranno spiaccicati al suolo, come quei pezzi di carne morta che sono già da tempo.

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