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15/09/2022

Tra Washington e Mosca, chi si impiccia di più negli affari degli altri paesi?

Fa quasi ridere, ma bisogna prenderla sul serio. Perché il tentativo di “influenzare le elezioni politiche” c’è ogni giorno, specie in questo paese.

A dodici giorni dalle elezioni in Italia, Washington ha accusato la Russia di aver investito più di 300 milioni di dollari, fin dal 2014, per influenzare politici e rappresentanti di governo in più di venti Paesi, tra cui molti in Europa.

L’informazione è contenuta in una nota interna inviata lunedì dal dipartimento di Stato ad ambasciate e consolati americani in Europa, Asia del Sud e Nord Africa. Rilanciata con grande forza dal Dipartimento di Stato (il ministero degli esteri) e dal suo capo, Antony Blinken.

Grande sconcerto generale, giornali e tv scatenati con allusioni quasi esplicite (del resto, quei coglionazzi di Salvini beccati all’Hotel Metropole di Mosca giustificano qualsiasi illazione), inalberamenti e sfottò...

Poi interviene Franco Gabrielli – ora sottosegretario con delega ai servizi segreti, prima capo dei servizi stessi (siamo all’“autocontrollo”, fuori da ogni prassi di divisione dei poteri) e poi della polizia – uno dei pochi che abbia letto quella nota. E smentisce che ci siano partiti italiani tra i beneficiari di quelle somme.

“Per ora”, aggiunge, in modo da mantenere nell’aria il sospetto che magari, prima o poi, possa uscire fuori qualcosa di meno vago... È lo stile dei servizi, che ci volete fare. È più forte di loro...

Sul piano pratico, 300 milioni in otto anni, distribuiti tra partiti di “almeno 20 paesi”, sono pochi spiccioli che non cambiano granché le capacità finanziarie di una qualunque formazione politica di peso poco più che minimo. Fatevi due conti e ci arrivate subito (meno di 2 milioni l’anno).

Dunque come tentativo di “influenzare la politica interna” o le scelte geostrategiche di quei paesi sarebbe veramente poco più che una mancia al bar...

Per chi è abituato a vedere premier italiani varcare l’oceano prima delle elezioni (da De Gasperi a Mario Draghi) c’è la forte sensazione di una semi-fake news lanciata esattamente per “influenzare le elezioni” del 25 settembre. Ma in senso opposto, pro-Usa. Ben altre cifre, del resto, sono volate da Washington a Roma, ogni volta.

Elezioni che sono peraltro già un problema, per la blindatura che il sistema ha provato a mettere in atto costringendo a raccogliere le firme sotto gli ombrelloni (Unione Popolare ci è riuscita, alla facciazza loro) e poi chiudendo il più possibile tutti gli spazi comunicativi (per quanto ti puoi sforzare in strada e nelle piazze, la campagna elettorale viene “fatta” dalle tv, come una televendita).

Insomma, sembra la storia della trave (Usa) e della pagliuzza (russa).

Ma già solo il fatto che una non-notizia sia stata fatta diventare il baricentro della discussione politica, con lo stile classico della dietrologia, dimostra che la partita in gioco in queste elezioni riveste una notevole importante per gli “euro-atlantisti” delle varie sponde.

Non perché la Meloni o persino Paragone rappresentino un problema (sono già schieratissimi con Washington...), ma per non lasciare neanche un piccolo varco al dubbio su chi comanda, da queste parti.

Per questo una buona sorpresa di Unione Popolare sarebbe un granello di sabbia in un meccanismo super-oliato.

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