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11/02/2014

10 febbraio. Le foibe e la giornata dell'ipocrisia, dell'oblio e della strumentalizzazione politica

Come ogni 10 febbraio pubblichiamo un articolo che ripercorre storicamente la questione delle foibe. Anche da questa ricostruzione emerge come la giornata del 10 febbraio sia sempre più la giornata dell'ipocrisia e della strumentalizzazione politica. Il 10 febbraio infatti nasce come giornata di "compensazione", voluta dal governo Berlusconi nel 2004 per allietare le forze ex fasciste che lo sostenevano, in risposta alla giornata della memoria del 27 gennaio. L'Italia, infatti, non poteva apparire solo come il carnefice che aveva contribuito allo sterminio degli ebrei con le leggi razziali, ma aveva bisogno anche di una giornata ad hoc per passare da vittima degli eventi storici e in particolare degli slavi e dei comunisti cattivi. Il 10 febbraio è anche la giornata dell'oblio perché, oltre alle mistificazioni storiche, la retorica italiana omette tutto ciò che l'esercito italiano ha combinato nella ex Jugoslavia agli ordini del sanguinario generale Roatta (sterminatore di partigiani in Dalmazia e ideatore dell'assassinio dei fratelli Rosselli). Redazione - 10 febbraio 2014

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Nella foto di seguito il cartello modificato dopo l'inaugurazione della via Martiri delle Foibe a Livorno.

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Questione foibe: il mito e la storia
via titoLe foibe sono cavità naturali, voragini della catena rocciosa del Carso, che si estende in Italia nella regione del Friuli Venezia-Giulia, continuando in Croazia nelle regioni dell’Istria e della Dalmazia.

Durante la seconda guerra mondiale le foibe sono state usate in svariati modi per occultare cadaveri o per disfarsene per motivi igienici per evitare il diffondersi di epidemie.

Si presume che siano state usate: dai fascisti italiani e dai nazisti per gettare cadaveri di oppositori politici; dai partigiani per gettarvi cadaveri di criminali di guerra; per regolamenti di conti in genere; per gettare corpi di soldati e partigiani morti nelle battaglie. Addirittura animali morti, munizioni e rottami bellici.

Questi usi però sono stati sporadici, episodici, non è stato riscontrato un unico fenomeno di uso delle foibe, ma una serie di fenomeni del tutto distinti tra di loro che hanno come elemento accomunante semplicemente il fatto che si sono svolti nel corso o in conseguenza della seconda guerra mondiale.

Nell’immaginario collettivo però, quando si parla di foibe ci si riferisce unicamente al presunto “genocidio” che l’Esercito Jugoslavo di Liberazione avrebbe compiuto verso gli italiani nel liberare le zone carsiche dall’occupazione nazifascista.

Viene raccontato che i partigiani jugoslavi avrebbero gettato migliaia se non addirittura decine di migliaia di italiani nelle foibe, per il solo motivo di essere italiani, e quindi solo per motivi etnici. Inoltre negli anni seguenti li avrebbero spinti ad un esodo epocale dalle loro terre. Niente di più falso e mistificatore.

La verità è che ci sono state molte persone, italiane e non, che sono state processate e successivamente condannate a morte dai partigiani jugoslavi in quanto riconosciuti come criminali fascisti. Tra questi figurano uomini della Repubblica di Salò, della Guardia di Finanza, della Polizia Civica, alcuni civili collusi col nazifascismo, qualche “partigiano” dell’ambiguo CLN Triestino (che all’arrivo dei partigiani jugoslavi a Trieste, ordinò di sparargli contro in quanto comunisti).

Questi criminali giudicati e condannati da regolari tribunali jugoslavi, furono internati nei campi di prigionia o condannati a morte.

Nessuna esecuzione sommaria, nessuna uccisione di massa di italiani “solo perché italiani”. Tant’è vero che i partigiani di Tito hanno lottato spalla a spalla con molti italiani che si sono arruolati nelle loro fila. Nella politica titina c’era l’intenzione di garantire ogni minoranza nei propri territori (infatti dopo la morte di Tito sono scoppiate le guerre etniche in Jugoslavia).

Certamente, come detto, vi furono condanne mirate verso coloro che si erano macchiati di crimini e avevano collaborato con il nazifascismo. Le liste dei condannati ci sono, alcuni poi risultano tornati vivi in Italia, di altri non se ne conosce la sorte in quanto sarebbero morti nei campi di prigionia o condannati a morte.

Ora passiamo alla amnesie e al revisionismo di casa nostra:

Il pozzo o “Foiba di Basovizza” è stata dichiarato monumento di interesse nazionale. Eppure le salme recuperate da questo pozzo sono 20 e appartengono a soldati tedeschi.

In più l’unico infoibato per vendetta sommaria, risulta essere Mario Fabian, che si arruolò volontario nell’Ispettorato di pubblica Sicurezza diretto dal famigerato commissario Collotti a Trieste. Era un torturatore ed era conosciuto per usare la corrente elettrica negli interrogatori. Per queste sue azioni era stato condannato a morte da una sentenza emessa dal Distretto militare per l’Istria, e i partigiani che lo uccisero ammisero di averlo gettato nel pozzo di Basovizza a Trieste.

C’è da dire che quando si va a onorare le vittime di questa foiba bisognerebbe conoscere la loro storia….

La data del 10 febbraio è stata dichiarata dallo Stato italiano “La giornata del ricordo delle vittime delle foibe”, con riconoscimenti e medaglie ai parenti dei presunti “infoibati”. Tra il 2006 e il 2008 ad esempio, sono state consegnate 118 medaglie, vediamo a chi:

63furono conferite a formazioni militari, di Polizia o della Guardia di Finanza; 55 a civili.

Entriamo nei particolari: 11 Finanzieri, 2 Carabinieri, 9 poliziotti, 2 Polizia economica (istituita dai nazisti come forza antipartigiana), 1 dell’aviazione, 4 dell’esercito, 3 della Repubblica Sociale Italiana, 1 guardia civica (Forza istituita dai nazisti per i rastrellamenti), 3 camicie nere, 1 brigatista nero ex squadrista, 6 della Guardia Nazionale Repubblicana, 20 della milizia di difesa nazionale (formazione collaborazionista nel territorio della RSI), 22 delle milizie per conto dei nazisti, 1 squadrista della prima ora…

Il 73% dei riconoscimenti è andato a formazioni collaborazioniste, militari e non…

Questi dati non hanno bisogno di commenti.

L’unico genocidio che conosciamo è quelli fatto dai nazifascisti contro gli ebrei, gli slavi, i rom, gli omosessuali; gli eccidi che conosciamo sono quelli di Sant’Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine, di Marzabotto ecc... fatte dai fascisti. Le deportazioni e le uccisioni su base etnico razziale rimangono pratica nazifascista. Come del resto la devastazione dei villaggi, l’uccisione di innocenti, lo stupro delle donne, le torture.

In questo modo si è ammazzata la verità storica. Se ne vuole creare un’altra che viene portata avanti da alcuni storici e giornalisti revisionisti, ex fascisti, irredentisti e anti-slavi raccontata già dal 1943 per alimentare una campagna antislava e anticomunista. E anche per criminalizzare la lotta partigiana. Ma anche dalle forze di sinistra.

Questi sedicenti storici tendono a delegittimare la Resistenza e a parificare i repubblichini ai partigiani, i carnefici ai perseguitati. Dimenticano che una pacificazione c’è già stata con l’amnistia di Togliatti che intendeva chiudere con le questioni del passato.

Ma per la destra post-fascista tutto ciò non è sufficiente. Non è stata sufficiente l’amnistia, cioè il perdono dei crimini commessi: ora la destra vuole la riabilitazione, la legittimazione per quello che è stato fatto dal fascismo, anche sotto gli ordini di Hitler.

Noi non ci stiamo e lo denunceremo sempre.

Per scrivere l’articolo sono stati usati i seguenti testi:

Operazione Foibe tra storia e mito – Claudia Cernigoi

Foibe revisionismo di stato e amnesie – convegno con gli storici Claudia Cernigoi, Sandi Volk, Alessandra Kersevan, Luka Bagdanic

Articolo tratto da “Il Quartiere” n°35


Fonte

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