Lo Yemen anti-Houthi ha risposto oggi alle Nazioni Unite, che il 16
febbraio avevano adottato una risoluzione in Consiglio di Sicurezza che
chiedeva l’immediato ritiro dei ribelli sciiti dalla capitale Sana’a e
il rilascio del presidente Hadi, agli arresti domiciliari da oltre un
mese. La risoluzione è stata criticata dai paesi del Golfo che
la giudicano troppo debole e che premono per un intervento armato in
Yemen per debellare la minaccia sciita e, indirettamente, il
rafforzamento del nemico Iran nel paese.
Stamattina i partiti yemeniti si sono accordati per formare
un consiglio popolare di transizione che sostenga il governo agli
arresti a uscire dalla crisi politica. Lo ha annunciato il mediatore
inviato dall’Onu, Jamal Benomar: “Non si tratta di un accordo
finale, ma di un importante passo verso un accordo comprensivo”.
L’accordo prevede che i membri del parlamento yemenita ufficialmente in
carica, per lo più deputati del partito di governo, restino al loro
posto insieme alla Camera dei Deputati ad operare sia un consiglio di
transizione a cui prendano parte anche settori della società prima non
rappresentati: donne, giovani e yemeniti del sud, prima indipendente.
Dagli Houthi per ora non giungono commenti, mentre il paese è ormai
preda di una vera e propria guerra civile. Una crisi figlia delle
rivolte del 2011 che portarono tempo dopo alla caccia del trentennale
dittatore Saleh, che oggi molto accostano ai ribelli sciiti. Inutili
i negoziati tentati dall’Onu e in parte sostenuti dagli stessi Houthi:
il partito di opposizione Islah, sunnita e tribale, ha optato per la
chiusura, mentre le richieste Houthi di revisione della bozza di
costituzione e di condivisione del potere non hanno trovato sbocchi
concreti.
Fino alla presa del potere da parte degli sciiti che già da settembre
controllavano gran parte della capitale: un mese fa gli Houthi hanno
circondato le sedi del potere istituzionale a Sana’a, tra cui il palazzo
presidenziale e messo agli arresti il presidente Hadi, in quello che i
media hanno definito un colpo di Stato. Hanno poi sciolto il
parlamento e formato un consiglio presidenziale che sostituisse Hadi e
il premier Baha. Senza chiudere del tutto: gli sciiti hanno chiesto la
creazione di un consiglio nazionale di 551 membri e una commissione per
la sicurezza, richiesta bocciata dalle fazioni meridionali che
ancora sentono forte le spinte separatiste. Tanto da armarsi, forti del
sostegno indiretto del Golfo, contro gli Houthi.
Lo scenario è quello di una guerra civile, che l’Arabia Saudita vuole
scongiurare per garantire la propria influenza su Sana’a, premendo per
un intervento militare nel paese più povero della penisola e il più
infiltrato dalle milizie di al-Qaeda. Il paese è nel caos, con i
qaedisti che ne approfittano per occupare la base della 19esima Brigata
della fanteria e far razzia di armi e equipaggiamento militare. La
secessione appare sempre più vicina, con l’esercito prossimo a
dissolversi e parte di esso unitosi ai ribelli Houthi.
Il timore, spiegano diversi analisti arabi, è di uno scenario
simile a quello iracheno e libico: paesi frammentati all’interno, tra
potere costituito, tribù ribelli e gruppi sunniti estremisti. E
un eventuale intervento militare del Consiglio di Cooperazione del
Golfo o della Nato condurrebbe con estrema probabilità ad una divisione
definitiva, di nuovo sulla scia dei modelli Libia e Iraq.
L’egiziano Medhat Al-Zahed scriveva ieri su Al-Ahram Weekly:
“C’è ragione di credere che l’amministrazione Washington non sia
disturbata dall’ascesa degli Houthi al potere e che accetti il percorso
intrapreso dallo Yemen nell’ambito del più vasto piano per un nuovo
Medio Oriente dove i paesi siano divisi in componenti tribali,
primitive, etniche, religiose, settarie e dottrinali. Un ‘caos
creativo’, foraggiato da elementi interni di debolezza sostenuti
dall’esterno. È attraente perché è un’alternativa migliore alle
rivoluzioni e perché trasforma la centrale battaglia contro
l’ingiustizia, l’egemonia e la tirannia in un conflitto settoriale di
società che tornano alle identità primitive”.
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