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16/08/2015

Il Ferragosto e le “catene” commerciali

Il “sorpasso” delle multinazionali del commercio ai danni di oltre duemila anni di storia. Si, potrei cominciare da qui. Da quel capolavoro di Dino Risi che ha immortalato una capitale quasi lunare dove non trovi un tabacchi aperto e neppure la possibilità di fare una telefonata. Altri tempi, immagini surreali che ritraggono il deserto di Ferragosto degli anni Sessanta e che probabilmente rimarranno uniche e irripetibili.

Quell’indimenticabile capolavoro, più di ogni altro, è in grado di raccontarci il gomito della storia d’Italia, il passaggio dal mondo paleoindustriale a quello consumistico. Non di poco conto, nel simbolismo di Risi, è la scelta non casuale della Via Aurelia, il percorso lungo il quale la vicenda si snoda, l’arteria consolare che esce da Roma e si dirige pigramente verso le riviere di Fregene e dell’alto Lazio, perché è questa la strada che più di altre nel corso degli anni sessanta ha rappresentato un mito collettivo e generazionale: una strada verso la vacanza, l’evasione, il benessere…

Credo di aver detto molto sulle aperture dei negozi e centri commerciali nei giorni festivi e, più in generale, sull’impatto che generano gli “shopping park” sulle esistenze dei lavoratori e dei cittadini. Ma sono nato a Roma e si avvicina ferragosto… Implacabilmente i miei pensieri vanno all’origine di questa festa.

Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti (riposo di Augusto) e indica una festività istituita dall’imperatore Augusto nell’8 a.C., per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L'antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse durante le settimane precedenti. Finanche gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. Finanche loro…

Ferragosto, nonostante nel corso del tempo sia stato trasformato da festa pagana in festa Cristiana dalla capitale Pontificia, non ha mai perso i suoi connotati popolari. Il Ferragosto nei secoli moderni è rafforzato dall’usanza della “scampagnata fori porta” molto spesso arricchita da storie d’ amore e “de cortello”. Insomma, il Ferragosto dei fuochi d’ artificio, del pollo coi peperoni, del cocomero e dei gavettoni.

Duemila anni di storia rinnegati per decreto, quel decreto del governo Monti noto come “salva Italia”, che sta producendo i suoi effetti nefasti ed evidenziando le sue contraddizioni. Molti italiani trascorreranno anche quest’anno il Ferragosto in un centro commerciale, rinunceranno a duemila anni di storia e a un meritato giorno di festa, ormai preda del capitale.

Credo fermamente che sia giunta l’ora di riprendiamoci le nostre vite di lavoratori e di cittadini: trascorriamo le feste favorendo la socialità, il riposo, la riflessione, la cultura, lo sport, facciamolo creando le giuste alleanze tra “consumatore inconsapevole” e “lavoratore consumato”. Il modello sociale che ci vogliono imporre attraverso lo sfarzo e le luci dei Centri Commerciali è soltanto un inganno in favore dei profitti delle grandi multinazionali del commercio ed un danno per i lavoratori, i consumatori e la società.

Personalmente utilizzerò le mie “feriae Augusti” per riposarmi e ricaricare le pile, nel rispetto dell’antica tradizione romana, così da poter essere pronto per una nuova stagione di lotte alla riconquista dei diritti e del salario; per cercare di spezzare, insieme a voi, quelle catene imposte dalle multinazionali del commercio a milioni di donne e di uomini. Magari sotto l’ombrellone leggerò “Scherzi di Ferragosto” di Alberto Moravia (Racconti romani), a voi l’incipit del testo:
“Tutto mi andava male, quell’estate e, come venne Ferragosto, mi trovai a Roma senza amici, senza donne, senza parenti, solo. Il negozio dove ero commesso era chiuso per le ferie, altrimenti, dalla disperazione, pur di trovare compagnia, mi sarei perfino rassegnato a vendere i saldi estivi, mutande, calze, camicie, tutta roba andante. Così, quella mattina del quindici, quando Torello mi venne a strombettare sotto la finestra e poi mi invitò a andare con lui a Fregene, pensai: ‘E antipatico, anzi è odioso… ma meglio lui che nessuno’ e accettai di buon grado.
Ora, provate a immaginare il seguito…

Felice Ferragosto!!

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