Sarà Fayez el-Sarraj, di Tobruk, il primo ministro del governo di
unità nazionale annunciato oggi dall’inviato Onu Bernardino Leon. Un
esecutivo che dovrebbe mettere fine al caos scatenatosi in Libia
all’indomani dell’uscita di scena di Muammar Gheddafi, nel 2011.
L’annuncio di un governo pronto a guidare il Paese ricco di risorse, e
punto di partenza delle traversate dei migranti nel Mediterraneo, è
arrivato a termine di lunghe e faticose trattative. Fino all’ultimo
momento è stato messo a rischio dalle richieste e dall’avversione delle
numerose fazioni armate presenti in Libia. Dall’anno scorso il
Paese ha due governi rivali, uno islamico a Tripoli e l’altro
riconosciuto dalla comunità internazionale a Tobruk, al confine con
l’Egitto. Ogni altro tentativo di ricomporre le diverse anime che mirano
a guidare la Libia è fallito e c’è scetticismo anche intorno alla
squadra di governo proposta dall’inviato Onu che, oltre al premier
Serray, ha individuato i tre vice-primi ministri che faranno parte del
Consiglio di presidenza. La composizione dell’esecutivo
proposto da Leon rispecchia le divisioni del Paese. Il rappresentante
degli Esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, ha annunciato il
sostegno al nuovo governo con lo stanziamento di cento milioni di euro.
Leon ha espresso piena fiducia nella possibilità che questo governo
di unità nazionale sopravviva alle rivalità tra i diversi clan e gruppi
che spadroneggiano in Libia, ma ieri mentre si arrivava all’intesa tra
le parti, Tripoli è stata teatro delle scorribande delle milizie che
osteggiavano l’accordo.
Un’intesa che, oltre a riportare la calma nel Paese, mira ad
arginare sia il proliferare di gruppi legati all’Isis, sempre più
presente sul territorio libico, sia il traffico di esseri umani ormai
diventato uno dei principali business delle bande e delle fazioni in
lotta. Il caos libico ha spalancato le porte all’ondata di
migranti e rifugiati in fuga verso l’Europa, molti dei quali hanno perso
la vita nei naufragi nel Mediterraneo. Sono circa tremila le vittime
dei viaggi delle speranza quest’anno, secondo l’agenzia Onu per i
rifugiati (Unhcr).
E anche in Libia la situazione umanitaria si va deteriorando.
Dalla scorsa estate almeno 435mila persone sono state costrette a
lasciare le proprie case, centomila delle quali adesso vivono nei campi
profughi. Almeno 2.44 milioni di persone, circa il 40 per cento della
popolazione, hanno bisogno di assistenza umanitaria.
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