Ufficio delle Donne Curde per la Pace, 05.07.2018
Gulizar Taşdemir, attivista curda e femminista, mercoledì 4 luglio è stata estradata in Turchia. A questo scopo, nonostante la sua grave malattia, le sono state legate mani e i piedi in modo disumano. Gulizar Taşdemir, femminista, attivista per i diritti umani e per i diritti legittimi del popolo curdo, nel 2015 è fuggita in Norvegia alla ricerca di protezione ai sensi della Convenzione di Ginevra sui Rifugiati.
Nonostante i rischi dati dalla sua attività politica, la sua richiesta di asilo è stata respinta. Quindi ha presentato richiesta di asilo in Germania. In base all’accordo Dublino-II è stata consegnata dalle autorità tedesche alle autorità norvegesi e da lì ora è stata estradata in Turchia. Gulizar Taşdemir, che per via del suo attivismo e della sua partecipazione attiva alla lotta di liberazione curda viene ricercata attivamente dalla Turchia, nonostante l’evidente pericolo di tortura, maltrattamenti e di lunga pena detentiva, viene estradata in Turchia.
È spaventoso che ora anche la Norvegia si allinei nella lista di quei Paesi che hanno smesso di agire secondo accordi da loro stessi progettati e firmati, come la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati. Il movimento delle donne curde in Germania non può né sopportare né accettare questo trattamento con il quale la Norvegia consegna alla Turchia un’attivista politica, sapendo bene che questa estradizione per via delle sue attività politiche per lei significa lunghi anni di torture e di carcerazione. La Norvegia, che è uno dei Paesi che hanno firmato la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, è responsabile delle gravi conseguenze del fatto che Gulizar Taşdemir venga estrada in un Paese in cui la giustizia indipendente è stata rimossa e la tortura è all’ordine del giorno.
Chiediamo a tutte le istituzioni, in particolare al CPT, alla Corte di Giustizia Europea per i Diritti Umani, al Parlamento Europeo, di prendere atto di questa estradizione e di avviare i passi necessari per accertare che l’attivista curda venga trattata come prigioniera politica e i sui diritti fondamentali vengano difesi.
Infine invitiamo tutte le donne, femministe e attiviste per i diritti umani a denunciare questo eclatante disprezzo dei diritti umani di un’attivista, la cui intera vita è stata una lotta per una vita migliore.
da Rete Kurdistan Italia
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