Le sciocchezze di seconda mano di Casaleggio Jr. sono simili, in tutto e per tutto, a quelle che diceva e scriveva il padre. Nulla di nuovo, dunque. Non starei a perderci tempo più di tanto se non fosse per quella reiterata invocazione alla “democrazia diretta” con cui Casaleggio Jr. vuole, evidentemente, intercettare lo scontento derivante dalle grosse criticità che stanno addensandosi, sempre più corposamente, intorno al modello della democrazia rappresentativa.
Certo, siamo di fronte ad una crisi sempre più profonda e sempre più globale della democrazia rappresentativa per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. Una crisi che si intreccia con l’altrettanto profonda e globale crisi di egemonia delle classi dirigenti.
Le vicende italiane della TAV, del TAP e degli inceneritori, ad esempio, stanno lì ad indicare un divario che appare sempre più incolmabile tra le istanze delle popolazioni locali e le istituzioni rappresentative che paiono, a loro volta, sempre più permeabili e cedevoli nei confronti dei grandi portatori di interessi economici – spesso intrecciati con le organizzazioni criminali che gestiscono i subappalti – che sono interessati a trarre giganteschi profitti da grandi opere totalmente inutili, ma dall’impatto devastante sui territori e sulla salute dei suoi abitanti. Ciò al punto di arrivare a militarizzare i territori e di attuare legislazioni speciali che aprono immancabilmente la strada a repressioni di massa sempre più cruente.
Ben vengano, allora, eventuali nuove pratiche di “democrazia diretta” e di partecipazione dal basso, se servono davvero ad allargare gli spazi di partecipazione e di costruzione dei processi decisionali.
Ma non è che, poi, con la scusa della “democrazia diretta” – nella sua specifica e controversa variante in rete – la partecipazione, invece di allargarsi, si restringe paurosamente a poche migliaia di fedeli eterodiretti che scelgono con un click, un like o una faccina qualcosa o qualcuno già selezionato/a a monte dal manovratore?
Non erano forse i 5 Stelle quelli che, fino ad un po’ di tempo fa, citavano continuamente Noam Chomsky e la sua denuncia del meccanismo con cui i detentori del potere attuano la manipolazione dei media mediante la “fissazione delle priorità” per creare la “fabbrica del consenso”?
Insomma, se tutta la fuffa intorno alla mitologia della “democrazia della rete” fatta fin qui dai 5 Stelle poi si risolve nella gestione più che opaca della piattaforma Rosseau, secondo la folle idea che la “volontà popolare” possa realizzarsi solo attraverso un software della Casaleggio Associati, allora, siamo davanti ad un equivoco enorme – oltre che pericoloso – dal momento che da lì, ora, passano alcune delle decisioni più importanti che determinano, in un senso o nell’altro, le sorti del paese.
Le affermazioni di Casaleggio Jr., prese in astratto, parrebbero delle baggianate prive di qualsiasi spessore se non fossero state fatte contestualmente all’avvento del così detto governo “gialloverde” ed all’inquietante rapidità con cui si è consumata la trasformazione del movimento che fu dei “Meet-Up”(che fine hanno fatto?) in partito Sì-TAP, Sì-TAV, Sì-Euro, Sì-F35, Sì-voucher, ecc...
Quelle affermazioni assumono un rilievo ulteriormente inquietante alla luce del sostanziale accodamento dei 5 Stelle tanto alle posizioni deliranti e criminali di Salvini sull’immigrazione, quanto a quelle di Confindustria contrarie al ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori; ovvero quella norma di fondamentale civiltà, cancellata da Renzi, che imponeva alle aziende con più di 15 addetti di reintegrare un lavoratore quando il suo licenziamento veniva dichiarato ingiusto da un giudice.
Queste cose staranno di certo creando qualche mal di pancia dentro il M5S e, tuttavia, temo che ne verrà fuori ben poco se non si crea, al più presto, un’alternativa seria e robusta al di fuori del M5S (PaP ci sta provando ed è dato in forte crescita da tutte le rilevazioni).
La tanto fulminea quanto, forse, prevedibile metamorfosi dei 5 Stelle mi fa tornare in mente una frase sul potere di Pepe Mujica che diceva pressappoco così: “Il potere non cambia le persone, rivela solo chi sono veramente”. Ecco, mi pare perfetta.
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