La tregua stabilita nelle scorse ore annunciata da Donald Trump e poi dai governi di Teheran e Tel Aviv ha preso corpo troppo in fretta lasciando il dubbio che facesse parte di un piano già predefinito, probabilmente fin dall’avvio dei bombardamenti statunitensi sui centri nucleari iraniani.
Gli ultimi sviluppi del conflitto sembrano indicare che abbia trovato ampie conferme l’ipotesi formulata da
Analisi Difesa di
“un’ammuina” statunitense tesa a salvare la faccia a Benjamin Netanyahu offrendo una via d’uscita a Israele ormai a corto di armi antimissile.
USA e Israele hanno annunciato la “missione compiuta” dicendosi certi della totale distruzione del programma nucleare iraniano nonostante non vi siano certezze circa i danni inflitti ai bunker sotterranei, alcuni dei quali peraltro non noti, e nonostante non vi sia traccia di oltre 400 chili di uranio arricchito.
Richard Nephew, ex funzionario statunitense esperto di Iran, ha detto al
Financial Times che nessuno sa dove siano finiti i 408 chili di uranio arricchito al 60 per cento. Gli Stati Uniti e Israele non hanno la capacità per riuscire a individuarlo a breve. L’intervento militare americano ha al più ritardato di qualche mese il programma atomico di Teheran.
Mohammad Eslami, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran, ha dichiarato che Teheran sta
“valutando la possibilità di riparare e rilanciare le parti danneggiate dell’industria nucleare. Abbiamo pianificato in modo che non ci fossero interruzioni nel processo produttivo”, ha aggiunto.
L’impianto nucleare iraniano di Fordow
“ha subito solo danni parziali a seguito dell’attacco statunitense di domenica sera e la situazione nell’area è tornata alla normalità” ha riferito ieri l’agenzia di stampa ufficiale iraniana Tasnim citando le autorità locali.
Ieri il portavoce della Commissione affari esteri del Majles, il parlamento iraniano, Abbas Golru all’agenzia di stampa
ISNA, ha riferito che dopo l’attacco statunitense e gli attacchi israeliani contro i siti del programma nucleare iraniano, Teheran sta valutando l’uscita dal Trattato di Non Proliferazione nucleare (TNP), togliendo la base legale per le ispezioni dei tecnici dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
“L’azione del regime sionista e degli Stati Uniti ha violato in modo palese il diritto internazionale, in particolare il Trattato di non proliferazione nucleare”, ha detto Golru.
“Non c’è più alcuna necessità che l’Aiea esprima giudizi sul programma nucleare iraniano”, ha continuato Golru.
“Il Parlamento – ha detto ancora –
sta esaminando la questione dell’uscita dal TNP”.
Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica Rafael Mariano Grossi ha detto di aver comunicato all’Iran che
“qualsiasi trasferimento di materiale nucleare da una struttura protetta a un’altra deve essere comunicata all’Aiea”.
Uranio arricchito e altro materiale sono stati sgomberati insieme al personale prima dei raid americani, a conferma che Washington ha mantenuto canali di comunicazione aperti con l’Iran e di certo con la Russia.
Mosca ha ammesso che Putin e Trump avevano parlato al telefono della guerra tra Iran e Israele ma il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha smentito che il presidente americano avesse comunicato quando avrebbe attaccato i siti nucleari.
Salvare la faccia
Appare in ogni caso evidente la regia russo-americana per gestire la fine del conflitto e forse avviare una fase di negoziati di pace che potrebbe vedre Mosca e Washington tornare a cooperare in modo ufficiale. Un pessimo segnale per l’Ucraina e l’Europa, fattasi scavalcare ancora una volta da un conflitto in cui, come quello in Ucraina, ha tutto da rimetterci, ma dove non ha capito nulla e quindi non tocca palla.
Come avevamo previsto, dopo i raid americani anche l’Iran doveva “salvare la faccia”. Ieri ha lanciato missili balistici verso la base qatarina di al-Udeid utilizzata dall’USAF che vi ha posto il comando aereo del Central Command.
Il Qatar ha affermato di aver intercettato tutti i missili iraniani (probabilmente utilizzando il sistema antimissile statunitense THAAD), tranne uno, caduto nella base aerea senza causare vittime, secondo il generale Shayeq bin Misfir Al Hajri, vice capo di stato maggiore interforze del Qatar.
Intorno alle 19:30 ora locale, sette missili sono stati lanciati dall’Iran verso la base aerea e tutti sono stati abbattuti in mare prima di entrare nel territorio del Qatar.
“Subito dopo, la base è stata attaccata da 12 missili, 11 dei quali sono stati abbattuti sul territorio del Paese, e un missile è caduto nella base aerea di Al Udeid”, ha dichiarato Al Hajri, come riporta la
CNN.
“Non ci sono state perdite lì. Tutti i missili lanciati, grazie a Dio, sono stati abbattuti dai nostri sistemi, tranne uno, che come ho detto è caduto nella base aerea di Al Udeid”.
Le Guardie della rivoluzione in Iran hanno dichiarato invece che sei missili hanno colpito la base statunitense in Qatar.
Trump ha ringraziato l’emiro al-Thani
“per tutto ciò che ha fatto per la pace nella regione” in un nuovo post su
Truth.
“Riguardo all’attacco di oggi alla base americana in Qatar, sono lieto di annunciare che, oltre a non aver ucciso o ferito alcun americano, e cosa molto importante, non ci sono stati nemmeno qatarioti uccisi o feriti”, ha aggiunto.
Ma l’aspetto che conferma come alla “ammuina” statunitense abbia risposto la “sceneggiata iraniana” emerge dalle dichiarazioni di Trump che dopo gli attacchi missilistici iraniani ha reso noto che non era prevista nessuna risposta o altri interventi militari contro l’Iran dopo il fallito attacco ad al-Udeid.
Base che del resto era stata in gran parte evacuata da aerei e personale in previsione dell’attacco. Il
New York Times ha riferito subito, citando fonti ben informate, che l’Iran aveva avvisato in anticipo le autorità del Qatar per minimizzare il rischio di vittime e dimostrando che l’azione aveva un carattere simbolico e calcolato che non voleva innescare ulteriori rappresaglie.
Trump infatti ha persino ringraziato il governo iraniano.
“Voglio ringraziare l’Iran per averci avvisato tempestivamente, il che ha permesso di non perdere vite umane e di non ferire nessuno. Forse l’Iran può ora procedere verso la pace e l’armonia nella regione e incoraggerò con entusiasmo Israele a fare lo stesso” ha scritto ieri su
Truth.
In poche ore del resto si è giunti al cessate il fuoco e già domenica sera da Israele erano giunte offerte all’Iran di cessare le ostilità dopo i raid statunitensi sui centri nucleari.
Trump ha annunciato che Israele e Iran hanno concordato un cessate il fuoco
“completo e totale”, che porterà alla fine della guerra. La dichiarazione è stata diffusa con un messaggio sul social
Truth. Il cessate il fuoco, secondo Trump, dovrebbe durare inizialmente 12 ore. Il presidente ha detto che si tratta della fine della
“guerra dei 12 giorni” e si è complimentato con Iran e Israele per la scelta fatta.
“Questa – ha aggiunto su
Truth –
è una guerra che sarebbe potuta durare anni e distruggere l’intero Medio Oriente, ma così non è stato e mai lo sarà”.
Il bombardamento dei siti nucleari iraniani non è sostenuto dalla maggioranza degli americani secondo un sondaggio commissionato da
CNN. Il 56 per cento degli americani è contrario e solo il 44 per cento favorevole. I democratici sono largamente contrari ai raid, per l’88 per cento, mentre la maggioranza dei repubblicani, l’82 per cento, li sostengono.
Il 58 per cento degli americani sostiene che i raid renderanno l’Iran ancora più una minaccia per gli Stati Uniti e solo il 27 per cento ritiene che la decisione di Trump possa contribuire a contenere la minaccia. Il 39 per cento degli americani è convinto che gli Stati Uniti non abbiano fatto uno sforzo diplomatico sufficiente prima di usare la forza, il 32 la pensa all'opposto.
Tutti vincitori?
A Mosca il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha affermato che
“non sono stati forniti documenti che dimostrino che l’Iran intendesse attaccare Israele” aggiungendo sul cessate il fuoco che
“è ancora presto per trarre conclusioni, ma noi sosteniamo la pace. Tentare di assassinare militari e scienziati nella regione è un atto pericoloso che potrebbe portare a importanti cambiamenti e conseguenze in Medio Oriente”.
Se Israele ha dichiarato vittoria per lo smantellamento (rivendicato ma non confermato) del programma nucleare iraniano, il Consiglio Supremo per la Sicurezza nazionale dell’Iran, nel confermare che è stato raggiunto un cessate il fuoco con Israele, lo ha definito una sconfitta per lo Stato ebraico.
Le Forze armate iraniane hanno fornito una
“risposta umiliante ed esemplare alla crudeltà del nemico”, si legge nella nota aggiungendo che tale risposta è culminata nell’attacco alla base statunitense in Qatar di ieri sera e negli attacchi missilistici all’alba su Israele. Il Consiglio ha affermato che Teheran ha risposto agli attacchi sul suo territorio in modo proporzionato e tempestivo e
“ha costretto il nemico a pentirsi e ad accettare la sconfitta e la cessazione unilaterale della sua aggressione. Le forze armate della Repubblica islamica dell’Iran, senza alcuna fiducia nelle parole del nemico e con le dita sul grilletto, sono pronte a fornire una risposta decisa e deterrente a qualsiasi atto di violazione da parte del nemico”, avverte il Consiglio Supremo
Prospettive di pace
Entrambi i contendenti rivendicano un qualche successo e minacciano di tornare a far parlare le armi ma se il cessate il fuoco regge e si consolida anche i negoziati per una pace duratura potranno prendere il via.
Israele è indebolito e Netanyahu ha il fiato corto, quindi meno opzioni per sottrarsi ai diktat di Trump. Anche l’Iran ha subito danni, uccisioni di leader e batoste con la distruzione di una parte del suo apparato militare. Un contesto che rende Teheran più accondiscendente con Mosca come confermano gli incontri di ieri in Russia tra i due ministri degli Esteri e il colloquio telefonico tra i due ministri della Difesa.
Del resto la Russia è il migliore negoziatore per Israele e lran. Ha sempre avuto buoni rapporti con lo Stato ebraico (dove molti abitanti sono di origine russa o ex sovietica) ed è un alleato dell’Iran. Mosca è “padrina” del programma nucleare civile iraniano a cui ha fornito tecnici e la centrale atomica di Busher: per questo ha piena consapevolezza dei piani atomici di Teheran e potrebbe offrire assicurazioni a Israele che l’Iran non si doterà di un arsenale nucleare autonomo, offrendo al tempo stesso garanzie militari all’Iran e ponendolo sotto la protezione del suo ombrello nucleare in caso di attacco di Israele, che è già da decenni una potenza nucleare.
È presto per fare previsioni ma simili garanzie favorirebbero la distensione e un processo di pace oltre a dare domani piena sostanza al riavvicinamento tra Washington e Mosca.
Per ora la cosa più importante era uscire dall’impasse e per l’Amministrazione Trump evitare di cadere nella trappola di Netanyahu, che puntava a coinvolgere gli USA nella guerra che Israele combatte ormai su sei fronti senza ombra di vittoria ma soffrendo un progressivo logoramento militare ed economico.
Che Trump punti a un accordo di pace lo indica oggi anche il rimprovero a Israele per un raid aereo effettuato quando la tregua era già in vigore. Israele ha “sganciato” missili subito dopo aver accettato l’accordo.
“Non sono felice con Israele, forse è stato lanciato per errore, ma non sono felice” ha detto il presidente americano parlando a un gruppo di giornalisti prima di partire per partecipare al vertice Nato all’Aja.
Che la tregua non sia casuale ma rientri in un programma predisposto per chiudere il conflitto mediorientale sembrerebbe indicarlo anche la notizia giunta in tarda mattinata dal Qatar, dove il premier e ministro degli Esteri, Mohammad bin Abdulrahman al-Thani, ha auspicato di riprendere i negoziati tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco a Gaza entro due giorni.
“L’aggressione israeliana contro l’Iran ha interrotto gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, ma speriamo che Israele non usi il cessate il fuoco con l’Iran per intensificare il bombardamento di Gaza”, ha concluso.
Il 13 giugno, dopo l’attacco all’Iran, il comando delle IDF aveva definito
“fronte secondario” quello della Striscia di Gaza.
Le ultime schermaglie prima della treguaI Guardiani della rivoluzione islamica hanno affermato oggi che l’ultimo attacco contro Israele è stato lanciato pochi minuti prima dell’entrata in vigore del cessate in fuoco in risposta ai raid israeliani.
I pasdaran hanno fatto sapere di aver lanciato
“14 missili” contro
“i centri militari e di supporto del regime sionista nei territori occupati”. I Guardiani della rivoluzione hanno aggiunto che continueranno a
“monitorare i movimenti del nemico con occhi aperti e vigili”.
Ieri l’Iran aveva rivendicato di aver distrutto dall’inizio del conflitto oltre 130 droni israeliani. Lo ha riferito l’agenzia di stampa
ISNA, citando il Quartier generale della difesa aerea iraniana. La contraerea
“dall’inizio delle aggressioni del regime sionista fino alle ore 7 di questa mattina, con vigilanza e massima prontezza, ha intercettato oltre 130 droni suicidi da ricognizione e da combattimento – tra cui vari modelli Hermes, Heron e i droni suicidi Harop – riuscendo ad abbatterli e distruggerli in tutto il Paese”.
Dall’inizio dell’attacco israeliano a ieri erano
“circa 500” le persone morte in Iran e i feriti oltre 3.000, come ha riferito la tv di Stato iraniana. La stima è stata aggiornato poi a 974 morti e circa 3.500 feriti secondo Human Rights Activists News Agency (Hrana), organizzazione non governativa indipendente iraniana che si occupa di diritti umani. L’ong denuncia al contempo 705 arresti sul fronte interno in questi giorni, sullo sfondo della stretta delle autorità di Teheran contro i sospetti di spionaggio o collaborazionismo. Il governo ha certificato nel pomeriggio di oggi 610 morti e 4.700 feriti.
Le forze armate iraniane avrebbero abbattuto ieri un altro caccia F-35 israeliano nei pressi della città di Tabriz nella parte nord-occidentale del Paese. Lo ha riportato l’agenzia
Tasnim citando il dipartimento per le relazioni pubbliche del Corpo delle Guardie della Rivoluzione.
Ieri l’Iran ha lanciato almeno 15 missili balistici e decine di droni verso Israele in diverse salve nell’arco di 40 minuti. Colpite anche due centrali elettriche. La compagnia elettrica israeliana (IEX) ha reso noto che a seguito del lancio di droni iraniani verso Israele che hanno colpito anche una infrastruttura strategica nel sud del paese, si sono verificate interruzioni nella fornitura di elettricità a un certo numero di comunità nell’area.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha confermato ieri che le IDF hanno colpito una serie di
“obiettivi senza precedenti” nella capitale iraniana Teheran. Una nota ha riferito che sono stati attaccati
“il quartier generale del corpo paramilitare dei Basi, la prigione di Evin per prigionieri politici e oppositori del regime, l’orologio ‘Distruzione di Israele’ in piazza Palestina, il quartier generale della sicurezza interna delle Guardie rivoluzionarie (i pasdaran), il quartier generale dell’ideologia e altri obiettivi del regime”.
Secondo quanto riferito dal quotidiano
Times of Israel, l’attacco all’ingresso del carcere, noto per il gran numero di prigionieri politici e dissidenti, non ha causato vittime e aveva lo scopo di consentire ai detenuti di scappare. L’orologio menzionato da Katz è stato eretto nel cuore di Teheran nel 2017 e segna un ipotetico conto alla rovescia alla “fine di Israele”, prevista dalla Repubblica islamica entro il 2040.
Le IDF hanno attaccato ieri 6 aeroporti nell’Iran occidentale, orientale e centrale, distruggendo 15 aerei ed elicotteri come parte del loro
“sforzo per approfondire la superiorità aerea nei cieli iraniani”. Gli attacchi hanno danneggiato piste di decollo, bunker sotterranei, un aereo da rifornimento e velivoli F-14, F-5 e un elicottero da attacco AH-1, ha affermato un comunicato.
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