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10/07/2025

Francia, la Grande Armèe di Macron la pagano i pensionati

Riarmarsi senza distruggere lo Stato

Nelle segrete stanze, l’establishment politico parigino deve far quadrare il cerchio: trovare il modo di riarmarsi fino ai denti, senza scassare i conti dello Stato che già traballano. Macron è un illustre marpione. Sa benissimo che la Russia, solo per tenere il fronte ucraino, già spende il 7,1 per cento del Prodotto interno lordo (dati Sipri, Stoccolma). Ed è quasi al limite. Più si alza l’asticella e più si ‘scolla’ la struttura sociale. Quindi? Putin, anche volendolo (cosa di cui dubitiamo), non potrebbe andare da nessuna parte. Per inedia. E allora, Macron come spiega (al di là delle elucubrazioni sulla incombente invasione sarmatica) il robusto aumento delle spese militari? Semplice, affidandosi alle parole del suo Ministro dell’Economia, Eric Lombard, il quale ha illustrato i piani del governo per arrivare (gradualmente) a una spesa per la difesa del 5 per cento del Pil.

Una china di instabilità politica

Uno sforzo che, per la Francia, non sarà indolore, dati i cronici problemi di bilancio e la pericolosa china di instabilità politica presa dal Paese, sempre più socialmente spaccato. Dunque, nell’attribuire uno dei motivi del riarmo al principio di ‘collegialità atlantica’ (in altre parole, il diktat di Trump), il governo francese ha spiegato che esso rappresenta anche una eccellente opportunità di risparmio e rilancio dell’economia. Saranno proposte obbligazioni bancarie, che i privati potranno sottoscrivere, per sostenere le nuove spese per la difesa, ottenendo un buon guadagno in termini di rendimento. Così TF1 riporta le parole del ministro: «Certo, c’è del rischio – ammette – ma l’obiettivo è investire in ‘buone aziende’». «E in realtà, a lungo termine, i risparmi danno più frutti. Per chi ha risparmi, è un modo per prepararsi al futuro», ha sostenuto il capo di Bercy. «Saranno buoni investimenti, perché sono sia buone che cattive notizie, ma dovremo, a lungo termine, aumentare il nostro impegno nella difesa nazionale».

Miliardi per una lobby potentissima

Questa iniziativa – conclude TF1 – è tuttavia ben lungi dall’essere sufficiente a finanziare l’ascesa dell’industria della difesa: «le aziende del settore necessitano di circa cinque miliardi di dollari in equity, nuovi capitali, finanziamenti da investitori pubblici e privati per aumentare le linee di produzione e svilupparsi», ha spiegato ancora Eric Lombard. «In particolare, ci sono 4 mila piccole e medie imprese, che necessitano di capitali, prestiti e finanziamenti», ha insistito. Quindi, è chiaro. La strategia finanziaria di Macron mira a rifornire di capitali, anche privati, la base industriale e tecnologica della difesa francese. Stiamo parlando di nove grandi gruppi, come Dassault Aviation, Safran, Thales e Airbus, oltre a più di 4.500 piccole e medie imprese. Una lobby potentissima, che fa della Francia una protagonista mondiale nel redditizio settore della produzione di sistemi d’arma, veicoli da combattimento, caccia da superiorità aerea e guerra elettronica. Basti solo pensare che il business militare pone l’Esagono al secondo posto al mondo (assieme alla Russia) per vendite complessive, con l’11 per cento del totale.

Esercito vetrina armata

Il primo utilizzo dei ‘prodotti’ Made in France, dev’essere testato nelle Forze armate transalpine, ‘vetrina’ per il supermarket delle cannoniere. Problemi? Una montagna. I piani di sviluppo degli armamenti, quasi tutti ad alta tecnologia, devono essere poliennali. La domanda dipende dalle congiunture geopolitiche internazionali: le tregue e le paci fanno male al ‘business’. E quindi anche al mercato delle armi, facendo crollare le azioni di chi ci ha investito sopra. Insomma, lo sviluppo, la realizzazione e l’acquisizione di armamenti di ultima generazione vanno finanziati dallo Stato. Con tagli (alla spesa pubblica) o tasse, non si scappa. E in Francia? Beh, tutte e due le cose. Macron è un pericoloso ‘gambler’, gli piace giocare d’azzardo. Spesso perde, ma anziché pagare firma cambiali (politiche), che prima o dopo qualcuno gli sventolerà sotto il naso.

Bilancio 2026 da paura

«Bilancio 2026: lo spettro dell’aumento delle tasse si fa sempre più concreto», titola secco Le Figaro, attribuendo al governo Bayrou propositi ‘suicidi’, se si considerano le tensioni sociali già esistenti e il fatto che mentre si taglia il welfare, con la stessa sfrontatezza si aumenta subito la spesa militare. Che passa dal 2,1 per cento fino a raddoppiare nel 2030 e a stabilizzarsi al 5 per cento, nel 2035. Le Figaro scrive: «La Presidente dell’Assemblea nazionale, Yael Braun-Pivet, pur appartenendo a Renaissance (che ama presentarsi come il partito della riduzione delle tasse), ha ammesso che, nella preparazione del bilancio, che dovrebbe evidenziare uno sforzo di 40 miliardi, ‘non possiamo ignorare le entrate ed escludere a priori qualsiasi aumento delle tasse’. La deputata sta anche aprendo la strada proponendo, su Les Échos, di eliminare la detrazione fiscale del 10% sulle pensioni di vecchiaia o di aumentare l’aliquota più alta del CSG (contributo sociale)». Tutto questo per non parlare dei provvedimenti, già circolati in anteprima, e che riguardano la ‘riforma’ (cioè il ridimensionamento) del Servizio sanitario nazionale. Una medicina amarissima, che sarà fatta trangugiare al popolo francese in settimana, quando sarà approvata la molto controversa legge di bilancio.

‘Legge Putin’ e le crescenti diseguaglianze

Legge di bilancio che potremmo definire anche “legge Putin”, dato che dietro il ‘babau russo’, l’uomo nero che toglie il sonno ai nipotini di Napoleone, c’è l’esigenza di raccattare una quarantina di miliardi di euro, senza abbassare le saracinesche del Matignon. E tutto questo, proprio in un momento in cui Le Figaro titola: «Forte aumento della disuguaglianza e del tasso di povertà al livello più alto degli ultimi 30 anni. La scommessa fallita di Emmanuel Macron». L’articolo si riferisce al piano presentato dal Presidente francese nel 2018 per migliorare la situazione e al riscontro, catastrofico, dell’Istituto nazionale di statistica (INSEE) alla fine del 2023. «Crescenti disuguaglianze e povertà». Nel 2023 – dice il quotidiano parigino – 9,8 milioni di persone vivevano al di sotto della soglia di povertà monetaria nella Francia metropolitana, ha rivelato lunedì l’INSEE. Questa cifra è significativamente più alta rispetto all’anno precedente. Secondo l’Istituto, «il tasso di povertà (la percentuale di individui che vivono con meno di 1.288 euro al mese) è aumentato di 0,9 punti percentuali, raggiungendo il 15,4%. Si tratta di un livello che non si vedeva dal 1996, anno del primo studio INSEE sull’argomento».

‘La madre di tutte le catastrofi’ sulle pensioni

In questo ‘vernissage’ delle disgrazie macroniane, non abbiamo parlato della ‘madre di tutte le catastrofi’: la riforma delle pensioni, che merita un necrologio politico a parte. Ma che sarà il nemico più coriaceo della sua Grande Armèe. Siamo sicuri che ai reggimenti di ardimentosi (e spremuti) pensionati, dimenticati dallo Stato, che protestando civilmente in piazza (e alle urne) grideranno la loro rabbia, le divisioni corazzate di Macron gli faranno un baffo.

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