La domanda può sembrare ingenua o sciocca a prima vista, ma penso che sia necessario porla all’amministrazione statunitense e al popolo americano, e chiedere ed ottenere una risposta. Non c’è fretta di avere la nostra risposta su questa questione, basata sul nostro sistema culturale e ideologico e sulla nostra storia: vogliamo ottenere una risposta direttamente dal governo degli Stati Uniti, dalle élite della società, e dal popolo americano, perché queste ostilità vengono praticate nel suo nome dalla sua amministrazione e dalle sue istituzioni. Dobbiamo lasciare a loro il lavoro di ricerca di una risposta convincente, che trovi una giustificazione a queste posizioni aggressive nei confronti del popolo palestinese e delle sue legittime aspirazioni nazionali.
Ci sono 193 Stati distribuiti nei cinque contenenti: quale danno verrebbe al mondo, ed in particolare agli USA, se diventassero 194? Perché gli USA continuano a negare al popolo palestinese il diritto ad avere un suo Stato come tutti i popoli di questa terra, che hanno fondato Stati e sono divenuti membri dell’Onu?
Il nascente Stato palestinese costituirà una minaccia per la nazione americana e i suoi interessi? Ne dubito, perché un piccolo Stato, come sarebbe lo Stato di Palestina se nascesse, non potrebbe rappresentare nessuna minaccia a fronte di una grande potenza come gli Stati Uniti, né in campo economico né in materia di sicurezza, e non ne nascerebbe alcuna forma di pericolo che possa giustificare questa palese aggressività dell’amministrazione degli Stati Uniti e spingerla fra le braccia di un progetto coloniale (come l’entità sionista) contrario a tutti i valori umani contemporanei, in particolare ai valori sostenuti appunto dalla nazione americana e dalle sue amministrazioni.
Continuerò a porre questa stupida e ingenua domanda perché l’inimicizia degli USA verso il popolo palestinese e verso le sue aspirazioni di libertà e indipendenza fa sì che il conflitto arabo/palestinese-israeliano permanga, continui e si aggravi; perché essa garantisce una rete di sicurezza dell’entità usurpatrice; perché le permette di continuare la sua aggressione contro il popolo palestinese, che dimostra giorno dopo giorno il suo impegno per il diritto a vivere in pace e sicurezza nella sua patria, la Palestina, e non altrove.
Le amministrazioni americane non imparano dalle loro esperienze pregresse, che sono costate ai popoli del mondo milioni di vittime e centinaia di migliaia di vittime agli americani stessi, oltre che miliardi di dollari ai contribuenti americani; da questi conflitti, gli USA sono usciti sconfitti, e hanno prevalso le realtà storiche e sociali dei popoli aggrediti. Ne troviamo conferma nelle vicende storiche dell’Indocina, del Vietnam, delle due Coree, di Cambogia, Sud Africa e America Latina, dove gli Stati Uniti sono stati coinvolti nelle guerre più sanguinose della seconda metà del ventesimo secolo: il Vietnam, la Cambogia hanno vinto, e hanno trionfato le realtà storiche, sociali e culturali dei popoli aggrediti contro l’aggressività degli Stati Uniti, che ha causato milioni di vite umane e devastante distruzione di quei paesi.
Le esperienze dei popoli e la storia dei conflitti tra potenze coloniali dà una sola risposta: è inevitabile la vittoria dei popoli su colonizzatori e occupanti, e il tramonto del colonialismo è senza ritorno. Tutti i popoli che hanno combattuto per la libertà e l’indipendenza, dall’Algeria al Vietnam, dal Laos al Sud Africa ed altri popoli che hanno combattuto le guerre di liberazione nazionale in diverse forme e metodi, hanno vinto.
Davvero gli Stati Uniti intendono continuare a inimicarsi il popolo palestinese, attraverso l’alleanza organica con Israele e la piena adozione del progetto coloniale sionista? Un progetto che persegue l’aggressione contro il popolo palestinese, fino a causare milioni di vittime e devastazione e distruzione in tutta la regione? Per raggiungere poi l’inevitabile conclusione che non v’è alcuna giustificazione a questa ostilità, che le posizioni e le politiche adottate e praticate dagli USA sono sbagliate e che non hanno nessun ritorno utile agli interessi degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Anche il popolo palestinese è in grado di resistere e vincere sui suoi nemici, compresi gli Stati Uniti, a dispetto della loro aggressività nei confronti del popolo palestinese, dell’alleanza assoluta con il progetto coloniale sionista (come si è evidenziato dalle idee trapelate dal cosiddetto piano Trump), e delle posizioni e decisioni messe in atto dall’amministrazione degli Stati Uniti a scapito dei diritti del popolo palestinese.
Il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, il blocco dei fondi UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees), non ultimo il taglio dei fondi all’Autorità Nazionale Palestinese, e l’utilizzo del veto al Consiglio di sicurezza dell’ONU ogni volta che viene presentata una risoluzione di condanna nei confronti di Israele: tutto ciò, insieme al ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano, ha isolato gli USA dalla comunità internazionale, e di conseguenza anche dal processo di pace in Medio Oriente, dopo un’egemonia durata più di venticinque anni, durante i quali le diverse amministrazioni americane (con le dovute differenze) hanno preso parte a favore dell’occupazione israeliana, contro il popolo palestinese e il diritto internazionale.
Rifaccio la domanda stupida e ingenua: davvero i Palestinesi sono così pericolosi da meritare tutta questa ostilità americana e non solo? L’amministrazione Trump è in grado di dare una risposta agli americani in primis e poi al resto del mondo?
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