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03/11/2024

Le contro-sanzioni cinesi colpiscono un produttore Usa di droni che rifornisce anche l’Ucraina

La prima regola del sanzionare qualcuno dice: “accertati che quel che fai non ti torni sui piedi come un’incudine”. Perché, in un ambiente sagomato (anche per la tua pesante insistenza) sul “mercato mondiale aperto”, ogni merce non primaria è fatta di altre merci (componenti) prodotte ovunque. E non sempre sei tu a controllare la filiera dall’a alla z.

Ma chi si sente forte lo dimentica sempre...

Skydio, il più grande produttore di droni degli Stati Uniti, nonché primo fornitore delle forze armate ucraine in questo campo, si trova ad affrontare una crisi nella catena di approvvigionamento dopo che Pechino ha imposto sanzioni che vietano a gruppi cinesi di fornirgli componenti critici.

Ohibò, come si permettono questi orientali comunisti...

L’azienda è ora alla ricerca di fornitori alternativi, poiché la mossa cinese blocca anche le forniture di batterie dal suo unico fornitore.

Il produttore di droni – come ogni “libera impresa Usa” quando le cose si mettono male – ha subito chiesto aiuto all’amministrazione Biden. La scorsa settimana, l’amministratore delegato Adam Bry ha incontrato il vice segretario di Stato, Kurt Campbell, e ha tenuto discussioni con alti funzionari della Casa Bianca.

I funzionari americani sono preoccupati per il rischio che la Cina possa interrompere le catene di approvvigionamento statunitensi e impedire quindi all’Ucraina di ricevere droni usati per la raccolta di informazioni.

“Questo è un momento chiarificatore per l’industria dei droni”, ha scritto Bry in una nota ai clienti ottenuta dal Financial Times. “Se c’era qualche dubbio, questa azione chiarisce che il governo cinese utilizzerà le catene di approvvigionamento come arma per avanzare i propri interessi rispetto ai nostri”.

“Questo è un tentativo di eliminare la principale azienda americana di droni e aumentare la dipendenza mondiale dai fornitori di droni cinesi”, ha aggiunto.

C’è da dire che ai cinesi, comunque, l’idea delle sanzioni sui droni non è venuta come contributo indiretto allo sforzo militare russo, ma per “merito” degli stessi americani.

Le sanzioni, imposte l’11 ottobre, hanno colpito infatti diverse aziende statunitensi, tra cui Skydio, come ritorsione per l’approvazione da parte di Washington della vendita di droni d’attacco a Taiwan. E Skydio aveva recentemente ottenuto un contratto con un‘agenzia di Taiwan.

E se gli Usa vogliono “incentivare” l’uso dei droni nella “provincia ribelle”, naturalmente si dovevano aspettare una misura di ritorsione simmetrica.

Una fonte a conoscenza della situazione ha detto che le autorità cinesi hanno visitato i fornitori locali della statunitense Skydio, tra cui Dongguan Poweramp – una filiale della giapponese TDK che produce batterie per droni – e hanno ordinato loro di interrompere i rapporti. Semplice, no? Proprio come sanzionare le petroliere che trasportano greggio a Cuba, di fatto...

Ma con qualche complicazione in più. Mercoledì, Skydio ha comunicato ai propri clienti che stava razionando il numero di batterie fornite con i droni a causa della decisione cinese e che non prevedeva di avere nuovi fornitori fino alla primavera.

Sul piano politico, John Moolenaar, presidente repubblicano del comitato per la Cina della Camera, ha dichiarato che il controllo cinese delle catene di approvvigionamento per droni, farmaci e altri settori rappresenta una “minaccia” per l’economia degli Stati Uniti.

“L’amministrazione e il Congresso devono lavorare insieme all’industria per stabilire guardrail che proteggano le nostre aziende dalla coercizione economica del PCC e proteggano il popolo americano dal nostro principale avversario che utilizza queste dipendenze come arma contro di noi”.

Bastava non mettere sanzioni ai cinesi e il problema non si sarebbe manifestato... ma vaglielo a spiegare.

Skydio ha dichiarato che il suo ultimo modello, l’X10, è stato il primo drone statunitense a superare i test di guerra elettronica ucraini, dimostrando di essere difficile da disturbare, al punto che Kiev ne ha richieste migliaia di unità.

Con sede a San Mateo, Skydio vende a clienti aziendali e governativi, inclusi i militari statunitensi. Il danno commerciale si traduce quindi immediatamente in un problema militare, che investe anche i “clienti” del complesso militare-industriale Usa.

La crisi di Skydio sottolinea i rischi per le aziende statunitensi che dipendono dalla Cina, in un momento in cui cresce la preoccupazione tra le aziende straniere per l’uso delle leggi sulla sicurezza da parte di Pechino per arrestare dipendenti locali e condurre perquisizioni aziendali nel paese.

L’azione cinese arriva mentre il Congresso degli Stati Uniti sta considerando una legge che vieterebbe agli americani di utilizzare droni prodotti da DJI, azienda con sede a Shenzhen che domina il mercato globale dei droni commerciali.

“Riteniamo che Skydio sia stata presa di mira da Pechino perché probabilmente vista come un concorrente di DJI–, ha detto un funzionario statunitense. “Se c’è un lato positivo, è che possiamo usare questo episodio per accelerare il nostro lavoro di diversificazione delle catene di approvvigionamento di droni lontano dalla Cina”.

In pratica un altro passo verso il disaccoppiamento tra le due economie, che solo qualche anno fa sembravano connesse secondo un criterio di mutua soddisfazione (merci cinesi a basso costo per una popolazione Usa sempre più povera e con bassi salari, tecnologia Usa pretesa da Pechino in cambio).

Ma a lungo andare la tecnologia cinese, inizialmente sviluppata “copiando”, si sta rivelando migliore, più efficiente, meno costosa e soprattutto basata su materia prime che gli USA (e l’intera catena occidentale) non hanno nella stessa quantità.

Il problema sorge quando non sei più in grado di esercitare la tua egemonia nei termini classici ma ti rifiuti di prenderne atto e cambiare le tue prassi. Metti le sanzioni e te le ritrovi mentre ti cadono sui piedi (già Mao, del resto, ce lo aveva insegnato...).

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