Nel
2008 l’Autorità per l’energia ha modificato la delibera del 2005
“abbassando” al 71,5% la quota di garanzia. Forse qualcuno si era
accorto che si stava esagerando.
Ufficialmente
la sospensione degli incentivi ai nuovi impianti è stata giustificata
con la necessità di attendere che venga “definito il nuovo quadro
tariffario” dal Ministero dello Sviluppo Economico, ora gestito dal
banchiere Passera. In realtà nel 2009 cittadini organizzati in alcune associazioni che si battevano contro il progetto di rigassificatore a Porto Empedocle
avevano denunciato alla Commissione europea la presenza di aiuti
illeciti dello Stato italiano alle multinazionali dei rigassificatori.
La Commissione europea aveva chiesto chiarimenti all’Italia nell’ottobre
2010 e in mancanza di risposta ha ripetuto la richiesta nel maggio
2012. Da qui la decisione di sospendere gli aiuti. Insomma i
rigassificatori sono caduti sulla classica “buccia di banana”. Ora
l’Italia rischia di prendersi l’ennesima multa comunitaria.
La
decisione del 31 ottobre avrà effetti devastanti sul progetto di
rigassificatore di Livorno. Infatti la sospensione preclude la
possibilità di accedere agli incentivi per i nuovi progetti che
dovessero entrare in funzione nel 2013. Secondo fonti OLT, la società
proprietaria, il terminale, che, ricordiamolo, doveva entrare in
funzione nel 2009, sarebbe dovuto arrivare questo autunno ma ormai si
avvicina l’ennesimo rinvio all’inverno 2013. Ma senza gli incentivi
statali. Brutto colpo, specie per il secondo azionista della OLT,
l’IREN, che naviga in pessime acque tanto da aver cercato a più riprese
di sbarazzarsi dell’ingombrante progetto livornese. Chi pagherà i debiti
(una bazzecola da 800 milioni)?
In
Dubai la ex Golar Frost, ora FSRU Toscana, sta subendo faticosi lavori
di riconversione di cui non si vede la fine. A questo proposito c’è da
domandarsi che tipo di garanzie può avere un progetto estremamente
complesso – non a caso il primo al mondo nel suo genere - che è stato
modificato chissà quante volte in corso d’opera durante i lavori nel
cantiere.
Intanto il 25 novembre al
largo delle coste livornesi sono iniziati i lavori di raddoppio delle
ancore che dovrebbero assicurare il terminale. Perché questa
“improvvisa” sostituzione? Ci era stato detto che il terminale era a
prova di tempeste, di tsunami e terremoti: evidentemente non era vero.
Pochi ricordano che nel suo rapporto di sicurezza del 2010 la OLT aveva
considerato onde alte da 50 centimetri a 2 metri e aveva scartato
ipotesi diverse come “improbabili”, negando l’evidenza di fenomeni che
gli esperti definiscono in aumento: le libecciate che nei nostri mari
hanno raggiunto anche i 10 metri di altezza (cinque volte quanto
sostenuto dagli incoscienti periti pagati dalla OLT). Il disastro dei
bidoni persi dall’Eurocargo Venezia durante una tempesta al largo della
Gorgona, a poche miglia dal sito dove dovrebbe essere ancorato il
terminale, dimostra quanto fossero scellerate certe affermazioni fatte
dalla OLT. Ora, corrono ai ripari. Forse. Ma che affidabilità può dare
questa società e, soprattutto, coloro che nel 2006 avevano dato il via
al progetto senza alcuna forma di controllo sulle “autocertificazioni”
presentate dalla OLT?
A proposito
della sicurezza: che fine hanno fatto le 12 richieste di chiarimento e i
66 rilievi mossi nell’ormai lontanissimo 2010. Le ancore sono state
raddoppiate ma gli altri problemi sollevati dagli esperti
internazionali?
Il rigassificatore offshore di Livorno rimane un enorme “buco nero” pieno di incognite e rischi.
Da
parte nostra una modesta proposta ai dirigenti della OLT: visto che
tanto non prenderete i soldi rapinati dalle nostre bollette del gas, il
rigassificatore lasciatelo in Dubai e, magari, affondatecelo! Forse così
beccherete i soldi dell’assicurazione. Se ve li danno.
Nessun commento:
Posta un commento