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08/10/2014

Turchia: la polizia spara, strage di manifestanti curdi


E’ con inaudita violenza che le forze di sicurezza turche stanno reprimendo la dura protesta delle comunità curde del paese, esplosa contro il premier Davutoglu e il presidente Erdogan che, dopo aver finanziato, addestrato, armato e ospitato i miliziani jihadisti dell’Isis, in questi giorni stanno permettendo alle bande di Al Baghdadi di spazzare via la resistenza di Kobane e del Rojava senza muovere un dito. Ed anzi, preparandosi ad invadere il nord della Siria con la scusa di combattere gli integralisti islamici, ma solo quando i miliziani del califfato avranno terminato il ‘lavoro sporco’ contro le Unità di Difesa del Popolo (Ypg) e i combattenti del Pkk accorsi a difendere i propri compatrioti.

Secondo le notizie attualmente a disposizione sarebbero finora almeno quattordici i manifestanti curdi ammazzati dalla polizia e dalla gendarmeria di Ankara in diverse città del Kurdistan turco. Ovunque siano state organizzate manifestazioni di massa e pacifiche contro la complicità del regime liberal-islamista turco con i fondamentalisti sunniti dello Stato Islamico, la polizia ha reagito attaccando le proteste con idranti, gas lacrimogeni e pallottole di gomma. Ad Istanbul, in particolar modo, sono stati numerosi i feriti tra i manifestanti. Tra questi un avvocato, identificato come Tamer Dogan, è stato portato in ospedale nel quartiere asiatico di Kadikoy, dopo una carica della polizia contro i manifestanti antigovernativi. Dogan aveva tentato di negoziare con la polizia prima dell'attacco, ha raccontato un giornalista del quotidiano di sinistra Radikal, ma è stato colpito in testa dalla spoletta di un lacrimogeno mentre tentava di farsi da parte.

Ma è nelle città curde che la violenza degli apparati repressivi si è manifestata senza freni: cinque persone sono state uccise ad Amed (Diyarbakir), la più grande città curda nel sud-est del Paese. Un giovane di 25 anni - Hakan Buksur - è stato ucciso da un proiettile a Varto, nella provincia di Mus; altri due manifestanti sono caduti sotto il fuoco della polizia nella provincia di Siirt e un altro nella vicina Batman; sulle altre vittime non si hanno ancora notizie precise.

Il regime turco ha imposto il coprifuoco in ben cinque province del paese a maggioranza curda, dove da giorni sono in atto dure proteste che hanno preso di mira edifici istituzionali, sedi del partito islamista Akp, caserme e commissariati, automobili e mezzi delle forze di sicurezza, banche ed altri interessi economici di Ankara. In decine di città del paese i manifestanti hanno eretto barricate incendiando suppellettili e pneumatici.

In alcuni casi a dar man forte alle forze di sicurezza contro i manifestanti curdi e gli attivisti delle organizzazioni della sinistra turca scesi in piazza, si sono visti anche degli uomini armati in abiti civili. Come ad Adana, dove quelli che alcuni media turchi chiamano sostenitori dell'Isis hanno aperto il fuoco contro i dimostranti.

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