Gli USA pattugliano insieme ai curdi siriani e mettono una taglia sulla direzione del PKK. Che Washington prenda di mira proprio ora la direzione del PKK, può essere considerato un tentativo di ammansire il partner turco della NATO a fronte della collaborazione dell’esercito USA con le Unità di Difesa del Popolo curde (YPG) contro «Stato Islamico» (IS) in Siria.
Contemporaneamente gli USA in questo modo aumentano la pressione sugli alleati curdo-siriani perché prendano le distanze dal PKK, insieme al quale condividono le idee del precursore del movimento di liberazione curdo Abdullah Öcalan.Il governo USA ha messo un’alta taglia su tre funzionari di spicco del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Per «informazioni, che portino alla cattura o all’individuazione del luogo in cui soggiornano» i ricercati, nell’ambito del programma anti-terrorismo del Ministro degli Esteri USA sarebbero a disposizione premi milionari, ha spiegato il sottosegretario USA Matthew Palmer martedì nella capitale turca Ankara.
Sono ricercati Cemil Bayik, co-Presidente della confederazione comprendente il PKK e le sue organizzazioni sorelle in Iraq, Iran e Siria, «Unione delle Comunità del Kurdistan» (KCK), il comandante in capo della guerriglia, Murat Karayilan, e il co-fondatore del PKK Duran Kalkan. Si sospetta che i tre rivoluzionari sui quali ora sono state poste taglie tra i 5 e i 3 milioni di dollari, si trovino nelle zone di difesa del PKK nelle montagne di Qandil nel triangolo tra Turchia, Iran e Iraq.
Retroscena delle ultime tensioni tra Washington e Ankara sono le pattuglie militari lungo il confine turco-siriano. Vi prendono parte l’esercito USA e le Forze Siriane Democratiche (FSD) multietniche, la cui componente combattente più forte sono le YPG.
Il portavoce del Pentagono Robert Manning lunedì aveva dichiarato in proposito che le «pattuglie di sicurezza» tra le città di Manbij e Kobane renderebbero «possibile a noi, alla Turchia, e ai nostri partner delle FSD di mantenere la sicurezza nella regione». Il Presidente dello Stato turco Recep Tayyip Erdogan invece martedì in una riunione del gruppo del suo AKP al governo ha definito «inaccettabile» la collaborazione «con l’organizzazione terroristica PKK/YPG».
La Turchia spara su località di confine
Le pattuglie il 2 novembre erano iniziate come reazione all’ondata di attacchi dell’esercito turco contro la zona di autogoverno curda nel nord e nell’est della Siria. La settimana scorsa sono stati uccisi due combattenti e una bambina di dodici anni. Il fuoco arbitrario contro località di confine che martedì è proseguito presso Ras Al-Ain (curdo Serekaniye) e Al-Kahtanija (Tirbespiye), sembra parte di una strategia turca per costringere alla fuga la popolazione civile.
Le FSD a causa degli attacchi turchi hanno fermato la loro offensiva per la liberazione dell’ultima roccaforte di IS a est dell’Eufrate presso Deir Al-Sor per spostare truppe al confine con la Turchia. «La Turchia non vuole una soluzione per la crisi siriana. Vuole sostenere i terroristi di IS», è stata l’analisi sull’ondata di attacchi fatta dalla comandante delle FSD Zinarin Kobani lunedì a colloquio con l’agenzia stampa Hawar.
Questa era iniziata il giorno dopo il vertice sulla Siria a Istanbul tra Turchia, Germania, Russia e Francia, il 27 ottobre. Nel vertice a quattro Erdogan aveva annunciato un’offensiva contro la zona di amministrazione autonoma a est dell’Eufrate. Erdogan ha potuto ritenere il silenzio della cancelliera Angela Merkel, del Presidente russo Vladimir Putin e del capo di Stato francese un semaforo verde per i suoi piani di aggressione.
Avvicinamento a Damasco
Secondo quanto riferito da osservatori locali, dall’inizio della settimana vengono riunite sotto guida turca unità dell’ «Esercito Siriano Libero», compresi gruppi combattenti vicini a Al-Qaida provenienti dalle regioni sotto controllo, ovvero occupazione turca nelle regioni di Idlib e Afrin per un’offensiva contro il territorio ad amministrazione autonoma.
La minaccia di intervento, così sostiene il giornalista Fehim Tastekin in un articolo pubblicato a inizio della settimana sul portale di notizie dell’opposizione turca Gazete Duvar, potrebbe incoraggiare i curdi a trattare con il governo di Damasco. «Questo non sarebbe un risultato gradito a Ankara. La Russia invece sostiene questa opzione. Quello che invece va bene a Erdogan è la distruzione definitiva, assoluta dei territori a est dell’Eufrate», sostiene Tastekin.
Il doppio gioco degli USA dovrebbe ulteriormente scuotere la fiducia dei curdi nei loro alleati tattici e aumentare la disponibilità per un appianamento con il governo siriano.*
Fonte
* sarebbe l'ora che la dirigenza curda recepisse e digerisse questa antifona.
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