Quattro carabinieri condannati, per reati che vanno dalla concussione alla rapina: sono quelli coinvolti nell’ “affaire” Marrazzo, l’ennesima eccezione alla regola per quel che riguarda forme di devianza all’interno di apparati dello Stato italiano.
Ricordate la vicenda? L’allora governatore del Lazio sorpreso da quattro militari insieme ad una transessuale e poi ricattato. Una vicenda scabrosa e piena di strani retroscena, che ha avuto il suo esito giudiziario.
Dieci anni di reclusione per i carabinieri Nicola Testini e Carlo Tagliente, sei anni e mezzo a Luciano Simeone, tre anni ad Antonio Tamburrino.
Per Testini, Tagliente e Simeone è scattata anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici; solo di cinque anni quella di Tamburrino. Tutti e quattro dovranno risarcire i ministeri dell’Interno e della Difesa.
La condanna è riferita ai reati di concorso in concussione e rapina; per Tamburrino anche quello di ricettazione.
Quattro criminali in divisa: questo dunque ha dichiarato il Tribunale. Non abbiamo dubbi, nei prossimi giorni leggeremo ed ascolteremo commenti ormai consueti. Ve ne anticipiamo addirittura un paio: “hanno disonorato la divisa che indossano”, “erano mele marce”.
Il che è vero, sia chiaro. Ma non è forse il caso che un numero così alto di “mele marce” faccia venire il dubbio che forse esiste un problema alle radici, tanto per proseguire con le metafore “vegetali”? In un paese normale sarebbe già avviato da tempo un confronto sul modello di selezione e formazione dei membri delle forze dell’ordine. Ma, ormai è chiaro, la normalità è qualcosa di molto distante da noi, purtroppo.
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