Quante ne abbiamo sentite su questo particolare “avvenimento” cinematografico?
Ho adorato Bertolucci e i suoi film. A suo tempo adorai anche il film
di cui parlo. Fino a quando non lessi le prime dichiarazioni
dell’attrice. Come dubitare d’altronde del fatto che la scena di
violenza fosse in qualche modo stata vissuta dall’attrice Maria
Schneider come una violenza reale. Che le sue lacrime e il suo stato di
shock fossero reali. Che la depressione conseguente fosse reale. Lo
stesso Bertolucci disse qualche tempo dopo che aveva concordato con
Brando di usare il burro per facilitare la sodomia (finta, per i
perfezionisti del cinema). Nel copione c’era lo stupro ma non era
descritto il modo in cui sarebbe stato commesso e non erano specificati
alcuni dettagli aggiunti senza informare l’attrice, come lo stesso Bertolucci dichiara,
ed ecco che quei dettagli resero lo stupro talmente credibile al punto
da aver fatto diventare la scena cinematograficamente indimenticabile.
In “Novecento” bravissimi attori
interpretano la scena di una violenza compiuta su un bambino che dopo
viene orribilmente ucciso. Il senso stava nella totale assenza di morale
e di coscienza di una classe sociale completamente acritica rispetto al
male fatto nei confronti di chi era più debole. Quella scena era una
finzione, come tanti delitti visti e filmati in molti altri film. Ma ne L’ultimo tango a Parigi
i dettagli di quella particolare scena di violenza non furono
concordati con l’attrice la quale si sentì come fosse stata realmente
stuprata. Il fatto che qualcuno abbia ritenuto di non cercare di
ottenere il consenso dell’attrice per una scena che la provò così tanto
non può essere preso alla leggera.
Avete mai sentito parlare di una ripresa su una sodomia vissuta da un
attore come una reale violenza, con dettagli dell’ultimo minuto,
affinché la sua reazione fosse quella “vera” da “uomo”? No. Perché non
esisteva culturalmente la reazione “vera, da uomo”. Esisteva invece la
reazione vera e da donna, quella ricercata per quella particolare scena a
costo di non avvisarla su tutti i dettagli che sarebbero stati
applicati. Chi non coglie il senso dell’umiliazione realmente subita
dall’attrice continua a dire che non ci fu penetrazione o che era
un’attrice e dunque in nome di questo avrebbe dovuto essere ben contenta
di farsi pagare per aver così ben interpretato una scena del genere. Ma
del neanche poi tanto sottinteso sessismo insito in chi ragiona in
questo modo non si rendono conto. Ovvero non si rendono conto del fatto
che essere sorprese da gesti inaspettati, non consensuali, può comunque
essere vissuto come una violenza.
Car*, se qualcuno decide nel corso di una qualunque performance
artistica di stirarvi sul pavimento, spalmarvi del burro e costringervi
ad una reazione “vera… da donna”, cosa ne pensereste? Ci sono stati
altri casi di questo tipo con commenti indecenti sebbene la vittima sia
stata un uomo. Parlo di Shia LaBeouf
il quale dichiarò di essere stato stuprato durante una performance
artistica. Ricordo che all’epoca quei commenti furono scritti da uomini e
donne. Cose del tipo a chi non sarebbe piaciuto, che maschio sei,
e via di seguito sembrarono normali per quel che non era stato
consensuale. Si fosse trattato anche di qualcosa di meno, giacché non
consensuale, lui sarebbe comunque stato una vittima.
Dunque, il punto è: che limite porre quando abbiamo a che fare con
l’arte? L’arte può giustificare tutto? Anche l’umiliazione subita da una
donna? Può una donna essere trattata come un pezzo di carne affinché
essa viva una reazione “vera... da donna”?
Non so voi ma io, dopo aver riflettuto su questo, non ho più visto
Bertolucci e quel film allo stesso modo. D’altronde – come dicono alcun*
– noi femministe siamo talmente folli da voler vedere la violenza anche
dove non c’è. Peccato che qui di violenza abbia parlato Maria e non le
femministe. E sono convinta del fatto che se Maria fosse ancora viva
avrebbe dedicato il suo #metoo a quell’episodio.
Ps: ricordo che in Italia la legge contro lo stupro fu cambiata nel 1996, tanto per capire quale fosse la cultura prima di quell’anno.
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