Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

16/09/2021

Green pass obbligatorio per tutti i lavoratori

C’è voluto un incontro tra Mario Draghi e i tre segretari dei sindacati complici – CgilCislUil – per apprendere ufficialmente che il green pass, da ottobre, sarà obbligatorio per entrare al lavoro in qualsiasi azienda, pubblica o privata.

Ma – a conferma del carattere “costrittivo” e non sanitario del “certificato verde” – i tamponi per i lavoratori non saranno gratuiti. Se te li devi pagare (22 euro ogni due giorni) è evidente che ti conviene vaccinarti e risparmiare.

Ci siamo espressi più volte su questo tipo di provvedimenti, ma ci sembra utile tornarci sopra con un po’ di sistematicità, perché vediamo troppe “prese di posizione” umorali, fatte senza grandi ragionamenti dietro.

Il green pass è un documento burocratico come cento altri, altrettanto obbligatori. L’unica informazione in più che il documento certifica è:

– l’avvenuta guarigione dal Covid da meno di un anno

– l’avvenuta vaccinazione (con una o due dosi)

– un tampone negativo nelle ultime 48 ore.

Dal punto di vista sanitario è una bestialità, perché mette sullo stesso piano – definendolo “di sicurezza” – la presenza di anticorpi e l’assenza (al momento del tampone) del virus. Dunque non serve ad escludere che contagiati e non contagiati si trovino a contatto, per l’intera giornata, in ambienti chiusi.

Peggio ancora. Anche se tutti i lavoratori dipendenti (nulla si sa per quanto riguarda professionisti e altre figure “autonome”) si adeguassero immediatamente alla norma, comunque staremmo parlando di quasi 23 milioni di abitanti, poco più di un terzo della popolazione.

I restanti 37 milioni – pur tenendo conto che i vaccinati stanno arrivando all’80% della platea over 12 – possono circolare egualmente, affollare bus e metro, prendere i treni regionali (6 milioni di persone al giorno, mentre sui treni a lunga percorrenza non si va oltre i 170mila). Per la diffusione potenziale del virus, insomma, ci sono ampie possibilità.

Rendere obbligatorio il green pass per lavorare, ma non l’obbligo vaccinale, insomma, non ha molto a che vedere con la salute collettiva. È un “incentivo” alla vaccinazione, nella logica tipica dell’Unione Europea: “puoi fare qualsiasi scelta, ma ti penalizzo se non fai come dico io”.

Al fondo c’è chiaramente l’ipocrisia tipica del liberismo: sei formalmente libero, ma praticamente costretto.

I nostri lettori, a volte dissentendo, sanno che noi siamo per l’obbligo vaccinale (salvo i casi che la medicina sconsiglia, ovviamente). Questo metterebbe tutti i cittadini in una condizione di parità effettiva, ridurrebbe effettivamente al minimo la circolazione del virus (non affrontiamo qui, per ovvii motivi, tutta la querelle sui vari prodotti ammessi dall’Aifa) e consentirebbe davvero una ripresa di tutte le attività.

Anche quelle non produttive, anche quelle del normale conflitto sociale.

Ovviamente mantenendo tutte le ormai abituali “misure precauzionali” con mascherine, lavaggio, distanziamento, ecc, fin quando anche la minaccia delle varianti non sarà efficacemente limitata (il che richiede che tutta la popolazione mondiale sia messa in grado di avere i vaccini).

Al contrario, un green pass per tutti i lavoratori persegue un obbiettivo più politico che sanitario. Il virus continua a circolare, ma le imprese avranno uno strumento di comando in più, che facilita licenziamenti, demansionamenti, ecc, esercitando così una pressione sull’intero insieme dei dipendenti.

Ma è anche – e forse soprattutto – una misura di divisione (tra i lavoratori, nella popolazione, ecc), che rovescia sui comportamenti individuali (teoricamente “liberi”, come detto) la responsabilità per tutte le conseguenze negative di scelte fatte dal governo (quello attuale e quello precedente).

Al contrario, l’obbligo vaccinale per legge sarebbe un’assunzione di responsabilità politica da parte del governo e della maggioranza parlamentare.

Ma è certo più comodo prendere decisioni sbagliate e dare la colpa ai cittadini. Un po’ come i generali della Prima guerra mondiale, da Cadorna in giù, che ordinavano “offensive” scriteriate e poi facevano decimare i sopravvissuti (uno su dieci, fucilati dai Carabinieri) accusandoli di “fuga davanti al nemico”…

Il governo Draghi, riferiscono i segretari confederali CgilCislUil, avrebbe affermato che “sarebbe difficile controllare il rispetto dell’obbligo vaccinale” su scala nazionale.”

Ma come! Ogni singola vaccinazione viene immediatamente registrata nei database che, peraltro, sfornano i green pass… Com’è possibile che la stessa informazione non sia sufficiente o utilizzabile in caso di obbligo vaccinale?

Lo stesso si può dire sul piano costituzionale, tanto sventolato (quasi sempre ad capocchiam) anche da no vax e “dubbiosi”.

La Costituzione prescrive che ogni trattamento sanitario sia vincolato al “consenso informato” del paziente. Anche facendo finta che questo sia sempre possibile (dipende dalla preparazione di ognuno in una materia scientifica che difficilmente si apprende da autodidatti…), è previsto che in caso di epidemia il governo e il Parlamento possano decidere di rendere obbligatoria la vaccinazione.

Si possono tranquillamente citare i precedenti nella storia repubblicana: nel 1963 per la vaccinazione antitetanica, nel 1966 per la vaccinazione antipoliomielitica e nel 1991 per il vaccino contro l’epatite virale B.

E si può soprattutto ricordare ai fascisti (in versione Meloni o Salvini) che l’obbligo vaccinale era previsto anche nell’art. 253 della legge n. 1265 TU leggi Sanitarie, 27 luglio 1934. Tant’è vero che fu poi effettivamente deciso nel 1939, alla vigilia dell’entrata in guerra, per la vaccinazione antidifterica.

Al contrario, l’obbligo di green pass può presentare parecchi problemi di legittimità costituzionale, proprio perché non è una misura sanitaria e neanche un certificato abilitante (tipo la patente di guida, nautica, ecc).

L’ennesimo pasticcio, insomma, di una governance indifferente all’epidemia come alla democrazia, perché attenta solo alla difesa degli interessi del profitto.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento