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10/09/2018

C’era una volta Karl Marx Stadt


Chemnitz, Sassonia, sabato 1° settembre. La città sembra tranquilla. Nel primo pomeriggio, un migliaio di persone manifestano contro il razzismo e la violenza neofascista. Dopo l’annessione dell’ex Repubblica Democratica alla Repubblica Federale Tedesca, definita unificazione, la CDU (Democrazia Cristiana) governa il Land (regione). Il ministro federale degli Interni, Seehofer, è assente. Il razzismo, la xenofobia, il rigurgito neonazista, evidentemente, non lo preoccupano.

I neofascisti di AfD, Pegida e “Pro Chemnitz” marciano insieme. 4.500, secondo la polizia. Una Marcia silenziosa, dicono. Mostrano le foto di presunte vittime dei migranti. Sostano davanti al monumento a Karl Marx, chiamato dai locali «Nischel» (testa).

I contro-manifestanti (3.500, sempre secondo la polizia) sbarrano loro il passo. Li obbligano a interrompere la marcia. I neofascisti si radunano nel luogo dove Daniel Hillig, 35 anni, è stato accoltellato una settimana prima da due stranieri nel corso di una rissa. Per «ricordarlo», affermano. Scandiscono invece «Noi siamo il popolo» e «Noi restiamo qui». Alcuni si innervosiscono. Giornalisti e contro-dimostranti vengono aggrediti. La polizia scioglie la manifestazione.

Quello che è avvenuto a Chemnitz rende evidente quello che avverrà nel prossimo futuro in Sassonia ed in Germania – est, ovest, nord e sud – l’avanzata della destra, il disinteresse crescente per le più elementari regole della democrazia, la disumanizzazione, sostituiti dalla difesa del territorio, della proprietà, dello status sociale. Vero o presunto.

Domina in molti la sensazione di aver perso qualcosa (precarizzazione, autodenigrazione, umiliazione) e quella di aver ancora qualcosa da perdere (in confronto al resto del mondo siamo ricchi e facciamo parte di una élite...). Occorre proteggere quel che resta, costruire muri e lasciar crepare quanti pensiamo che vogliano rubarci quel che ancora abbiamo...

Questo è l’umore a Chemnitz. I neofascisti ne sono espressione. La gente ha paura. Porta via i bambini dalle strade. Una massa compatta sventola bandiere nere, blatera di un «fascismo di sinistra», saluta a braccio teso. Li fronteggiano migliaia di antifascisti. Individualmente. O quasi. I neofascisti, invece, sono una forza organizzata e strutturata. Il Consiglio comunale, a poca distanza, non fa nessuna dichiarazione ufficiale. E’ occupato a discutere di Chemnitz capitale della cultura europea 2025.

La realtà viene ignorata da molti, troppi. Un film già visto nel secolo scorso. La città è in preda alla frustrazione. Dal 1953 al 1990 si è chiamata Karl Marx Stadt e dal 1980 al 1990 vi si svolgeva il Festival del cinema della Repubblica democratica tedesca. Oggi c’è chi pensa che i saluti a braccio teso, quelli che sottolineano un’ideologia che ha provocato il più grande genocidio della storia dell’umanità, non costituiscano un problema. In Italia, ormai, lo pensa perfino la Corte Costituzionale! I nazisti occupano lo spazio pubblico...

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